the zero theorem
di Terry Gilliam
Christoph Waltz, Matt Damon

 

VENEZIA 70

Regno Unito, 107'

 

Quoen Leth lavora come programmatore in una bizzarra società del futuro, dove ha a che fare continuamente con computer e strane fialette colorate. La sua condizione è alienante e Quoen vive nella costante angoscia di perdersi una misteriosa telefonata, che dovrebbe illuminarlo riguardo al suo scopo nella vita. Vista la sua irrequietezza, Quoen ottiene il permesso di lavorare da casa, ma presto viene convocato dal supremo capo dei capi, “Management”, il quale gli impone di scoprire la formula matematica che racchiude il senso della vita. Quoen si segrega nella sua abitazione, una simil chiesa dimessa in contrasto con il coloratissimo mondo pop che lo circonda, intento a decifrare l’enigma senza soluzione. Il protagonista, sempre più estraniato e vicino all’esaurimento nervoso, trova conforto solamente nelle sedute psichiatriche on-line e negli incontri cyber-erotici con la bella Bainsley, con la quale è capace di “evadere” in un fittizio mondo parallelo. Attraverso ambientazioni e personaggi surreali, Terry Gilliam vuole porre l’accento sulla condizione dell’individuo nella società contemporanea, sempre più vicina al futuro antiutopistico che ritrae nei suoi lavori; l’inarrestabile espansione della tecnologia è in grado di controllare le nostre vite e, allo stesso tempo, di renderci dipendenti da essa. Nonostante qualche spunto originale (il tocco magico di Gilliam non passa inosservato), The Zero Theorem eccede a tal punto da diventare ridondante, si attorciglia su se stesso e si perde, cadendo sulla banalità. Il contesto fantascientifico, kitsch  e grottesco, appare ormai datato e fa perdere di vista l’obiettivo del film,  quel “senso” che né Quoen, né lo spettatore riescono a capire e che lascia l’amaro in bocca alla fine della visione. 17/30