under the skin
di Jonathan Glazer
Scarlett Johansson

 

VENEZIA 70
Regno Unito, 107'

 

Sotto la pelle,ovvero sotto l’ipotesi di un involucro di sola sintesi,l’alieno procede progressivamente secondo parametri umani.Entra ed esce dalla prospettiva di “Species”,attraversa quella di “Artificial intelligence” e finisce dritto nel corpo ribaltato di Sean,l’enigmatico pre-adolescente di BIRTH (2004),che torna declinato al femminile.L’interrogazione (conoscenza) diventa colonizzazione,il trucco possesso (consapevolezza).Dalla reincarnazione e dagli scompaginamenti affettivi,procediamo verso nuova incarnazione dell’ Altro,laicamente deciso a farci a pezzi,onestamente lontano da derive spiritualistiche. Laura -Isserley nel testo di Michael Faber- vampirizza la mappa frammentata di autostoppisti/prede che migrano svagatamente seguendo i tratturi delle strade di Scozia.Ovvio che i tracciati antichi non abbiano più nulla della rozza purezza originaria osservati dalla costellazione da cui proviene Scarlett Johansson.Sono il mero diagramma di una conquista che ribalta i posizionamenti di BIRTH:fatta fuori l’eccezione inconsapevole,la non-enlightened Kidman (Alice in wonderland del film del 2004,allora ancora in transito da Eyes Wide Shut),l’altissima borghesia anglofona se ne va sulla luna e da qui vuole conquistare il mondo attraverso l’eletto di turno.Punto.Oppure:le ricche corporazioni che hanno spedito in missione Johansson alla ricerca di prelibatezze da cannibalizzare,rinunciano ormai a mescolarsi con un pianeta da depopulare e osservano dall’alto il da farsi,mentre gustano vittime sacrificali.Progetti e strategie a grande scala delle corporations:anche di tale materia si ciba il testo glazeriano.Il merito è quello di rendere obsoleto il termine sciencefiction,nell’istante in cui non solo la follia mondana é talmente deflagrata da suggerire derive ultraplanetarie,ma viviamo in mezzo a gente che crede realmente di provenire da altri mondi.Glazer non è Bigelow,almeno non quella di NEAR DARK.I posizionamenti kubrickiani della m.d.p.,una volta che il regista lascia i set dei videoclip,si fanno più attenti,lo zoom ad uscire viene utilizzato zero -per fortuna- rispetto a BIRTH,anche se tutta la sequenza iniziale + l'ennesimo omaggio innecessario a SPACE ODISSEY- e la precisione statica di BIRTH sono messe alla prova dai segmenti à la road-movie,oltre che dalla scene riprese con 8 m.d.p. mentre Johansson cammina tra la folla non informata sulle riprese.Durante il progressivo umanizzarsi di Laura,che suona un po’ phoney e decisamente troppo veloce,Glazer percorre vaste lande tematiche col rischio d’ incrociare massimi sistemi e trattamento della figura centrale,salvo ricredersi verso la fine.Non funzionano i posizionamenti fuori scena e le immersioni nel nero mortale in cui i corpi degli umani vengono annientati/fatti a brandelli (organi),prime di essere spediti somewhere attraverso un tubo di luce rossa che sa tanto di sequenza dello stargate sempre in 2001.23/30