
Anti-cult movie
Nel tentativo di rintracciare e
riportare a casa la sorella Caroline, Patrick,
fotografo di moda, s’imbatte nella
comune “Eden Parish (Parrocchia dell'Eden)”,
immersa nella foresta di un paese caraibico. L’intenzione
del capo dell’organizzazione, chiamato “Father” da
tutti, è quella di replicare i fasti del Peoples’ Temple del
reverendo Jim Jones, noto per il suicidio di
massa dei suoi fedeli del 18 novembre 1978, in una
Guyana molto simile alle location scelte per THE SACRAMENT.
Incrociando BLAIR WITCH PROJECT, CANNIBAL HOLOCAUST,
estetica traballante da found-footage ed estremismo
visivo limitato da budget ridotto al minimo (da cui effetti speciali
poverissimi), l’allievo di Eli Roth, che si prende
l’onere di presentare il film, si rende responsabile di un pessimo
esempio di trashploitation e produce verosimilmente una delle
peggiori pellicole di sempre. Non esiste un crescendo narrativo e la
tensione sufficientemente palpabile dei primi minuti è dovuta solo alla
parentela con B.W.P., di cui il lavoro di West rappresenta l’irritante
declinazione diurna. Impossibile parlare di horror, se non per il finale
grottesco, in cui sangue e liquidi corporei defluiscono copiosamente dai
cadaveri dei suicidi. Le vicende cui va incontro il protagonista, poi, sono
intuibili dalle primissime inquadrature,connotate dalla suspense
abborracciata cui accennavamo, tra inquadrature sghembe e forzatissimo
naturalismo della “recitazione”.
Accompagnato da due cameramen
di “VICE” in questa scontatissima incursione nel cuore di tenebra di Gene
Jones (inquietante l’assonanza tra il nome dell’attore che interpreta
Father e quello del fondatore di Jonestown), il fotografo verrà presto a
contatto, senza filtri, snodi narrativi o altro, con il lato oscuro della
comunità, di cui non si dà alcuna facies costruttiva, visto che ogni
personaggio è precauzionalmente tratteggiato in maniera ambigua, come se si
volesse sottintendere che sono stati tutti portati là “a forza”, fosse anche
la forza dell’ eloquenza barocca del leader spirituale, un
orco a priori che prima arringa la folla e successivamente si concede
agli intervistatori, capeggiati da Patrick, interessato a portarsi via la
sorella, ma anche a un possibile scoop. Il film fa acqua da tutte le parti,
evidenziando il disagio di West - parente
lontanissimo del buon esordiente di qualche anno fa -
nel girare una pellicola esteticamente irricevibile. Tutto, compresa la
voglia di filmare in maniera decente, corre confusamente verso la fine e
verso l’elicottero che dovrebbe portare in salvo i protagonisti. Peccato
che, mentre la catastrofe estetica si sostituisce all’attesa catarsi
narrativa, ogni logica vada persa: l’improvvisa accelerazione verso la
scelta di autoeliminarsi è lasciata senza spiegazione (“ci hanno scoperti,
non possiamo permettere che vengano a prenderci, ingoiamo il beverone
letale”); Father non si concede nemmeno un finale grand-guignol alla
Apocalypse Brando; ritroviamo un membro della troupe legato a una sedia un
attimo prima di morire, senza capire chi ce l’ha messo; compare una seconda
videocamera giustificata solo dalla necessità di avere un nuovo punto di
vista mentre la prima è già impegnata in zona-elicottero; un cattivissimo
della security diventa improvvisamente collaborativo… Mancavano solo i leoni
e qualche grido dalla savana e saremmo caduti nel ridicolo globale.
West non dirige un film,
non costruisce un documentario, non rende omaggi a un genere: semplicemente
non vede l’ora di abbandonare la nave mentre affonda, ma è uno Schettino con
mille attenuanti.
Probabilmente il progetto è stato considerato da molti a mo’ di patata
bollente ingestibile: nell’anno 2013, tra alieni nascosti sotto pelli
diafane (Johansson) e bambini di Dio con la faccia di James Franco, non era
proprio il caso di sottintendere che è tempo di far terra bruciata di
spiritualismi di sorta, per quanto deviati e folli come quello del
“cristiano” Jim Jones, andando oltretutto a ripescare una vicenda di 35 anni
fa che raccoglierebbe, in forma di ovvia condanna, il consenso preconcetto
di tutti colore che, noi inclusi, aborriscano ogni deriva
anti-razionalistica di massa. Il sospetto, però, è che qualcuno voglia
servirsi di questo inutile oggetto filmico per continuare a parlare di
“grado zero delle religioni”, quasi s’aggirasse da qualche parte un novello
Napoleone Bonaparte da troppo tempo atteso.02/30
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