the sacrament
di Ti West
Joe Swanberg, AJ Bowen, Kentucker Audley


ORIZZONTI
Stati Uniti, 95'

 

Anti-cult movie

Nel tentativo di rintracciare e riportare a casa la sorella Caroline, Patrick, fotografo di moda, s’imbatte nella comune “Eden Parish (Parrocchia dell'Eden)”, immersa nella foresta di un paese caraibico. L’intenzione del capo dell’organizzazione, chiamato “Father” da tutti, è quella di replicare i fasti del Peoples’ Temple del reverendo Jim Jones, noto per il suicidio di massa dei suoi fedeli del 18 novembre 1978, in una Guyana molto simile alle location scelte per THE SACRAMENT.
Incrociando BLAIR WITCH PROJECT,
CANNIBAL HOLOCAUST, estetica traballante da found-footage ed estremismo visivo limitato da budget ridotto al minimo (da cui effetti speciali poverissimi), l’allievo di Eli Roth, che si prende l’onere di presentare il film, si rende responsabile di un pessimo esempio di trashploitation e produce verosimilmente una delle peggiori pellicole di sempre. Non esiste un crescendo narrativo e la tensione sufficientemente palpabile dei primi minuti è dovuta solo alla parentela con B.W.P., di cui il lavoro di West rappresenta l’irritante declinazione diurna. Impossibile parlare di horror, se non per il finale grottesco, in cui sangue e liquidi corporei defluiscono copiosamente dai cadaveri dei suicidi. Le vicende cui va incontro il protagonista, poi, sono intuibili dalle primissime inquadrature,connotate dalla suspense abborracciata cui accennavamo, tra inquadrature sghembe e forzatissimo naturalismo della “recitazione”.
Accompagnato da due cameramen di “VICE” in questa scontatissima incursione nel cuore di tenebra di Gene Jones (inquietante l’assonanza tra il nome dell’attore che interpreta Father e quello del fondatore di Jonestown), il fotografo verrà presto a contatto, senza filtri, snodi narrativi o altro, con il lato oscuro della comunità, di cui non si dà alcuna facies costruttiva, visto che ogni personaggio è precauzionalmente tratteggiato in maniera ambigua, come se si volesse sottintendere che sono stati tutti portati là “a forza”, fosse anche la forza dell’ eloquenza barocca del leader spirituale, un orco a priori che prima arringa la folla e successivamente si concede agli intervistatori, capeggiati da Patrick, interessato a portarsi via la sorella, ma anche a un possibile scoop. Il film fa acqua da tutte le parti, evidenziando il disagio di West - parente lontanissimo del buon esordiente di qualche anno fa - nel girare una pellicola esteticamente irricevibile. Tutto, compresa la voglia di filmare in maniera decente, corre confusamente verso la fine e verso l’elicottero che dovrebbe portare in salvo i protagonisti. Peccato che, mentre la catastrofe estetica si sostituisce all’attesa catarsi narrativa, ogni logica vada persa: l’improvvisa accelerazione verso la scelta di autoeliminarsi è lasciata senza spiegazione (“ci hanno scoperti, non possiamo permettere che vengano a prenderci, ingoiamo il beverone letale”); Father non si concede nemmeno un finale grand-guignol alla Apocalypse Brando; ritroviamo un membro della troupe legato a una sedia un attimo prima di morire, senza capire chi ce l’ha messo; compare una seconda videocamera giustificata solo dalla necessità di avere un nuovo punto di vista mentre la prima è già impegnata in zona-elicottero; un cattivissimo della security diventa improvvisamente collaborativo… Mancavano solo i leoni e qualche grido dalla savana e saremmo caduti nel ridicolo globale. West non dirige un film, non costruisce un documentario, non rende omaggi a un genere: semplicemente non vede l’ora di abbandonare la nave mentre affonda, ma è uno Schettino con mille attenuanti.
Probabilmente il progetto è stato considerato da molti a mo’ di patata bollente ingestibile: nell’anno 2013, tra alieni nascosti sotto pelli diafane (Johansson) e bambini di Dio con la faccia di James Franco, non era proprio il caso di sottintendere che è tempo di far terra bruciata di spiritualismi di sorta, per quanto deviati e folli come quello del “cristiano” Jim Jones, andando oltretutto a ripescare una vicenda di 35 anni fa che raccoglierebbe, in forma di ovvia condanna, il consenso preconcetto di tutti colore che, noi inclusi, aborriscano ogni deriva anti-razionalistica di massa. Il sospetto, però, è che qualcuno voglia servirsi di questo inutile oggetto filmico per continuare a parlare di “grado zero delle religioni”, quasi s’aggirasse da qualche parte un novello Napoleone Bonaparte da troppo tempo atteso
.02/30