may in the summer
di Cherien Dabis
Cherien Dabis, Alia Shawkat
 

GDA: Selezione Ufficiale

Stati Uniti, Qatar, Giordania, 98'

 

Tra i titoli più interessanti alle Giornate degli Autori, con protagonista la stessa regista al fianco dell'icona del cinema palestinese Hiam Abbass (L'OSPITE INATTESO, IL GIARDINO DEI LIMONI), MAY IN THE SUMMER racconta di May, una ragazza attraente e scrittrice di successo, che da New York torna in Giordania alla vigilia del suo matrimonio con Ziad, stimato docente universitario. Ad attenderla troverà un 'simpatico' quadretto famigliare composto dalla madre, appena convertita alla chiesa evangelica e quindi contraria alla sua unione con un musulmano, le due sorelle Dalia e Yasmine ed il padre, un diplomatico americano sposato con un'altra donna che la sceglie suo malgrado come confidente. Spinta in mille direzioni, mentre lo spettro del fallimento del matrimonio dei genitori si fa sempre più grande, May sarà costretta a guardare dentro di sé per scegliere se queste nozze sono davvero ciò che desidera oppure soltanto un progetto destinato a restare sulla carta. L'occasione arriva con una vacanza sulle splendide spiagge del Mar Morto, che la riporterà indietro nel tempo dorato dell'infanzia, fatto di chiacchiere e piccole rivalità con le sorelle, ma anche di segreti e nuove emozionanti scoperte. Presentato con successo al Sundance e alla Quinzaine di Cannes, dove ha vinto il premio della critica, il primo film della Dabis AMREEKA  affrontava il tema dell'immigrazione palestinese attraverso la storia di una ragazza madre arrivata in una fredda cittadina dell'Illinois dalla Palestina proprio quando gli americani invadono l'Iraq. Anche “May in the Summer” parte dalla storia personale e famigliare della regista - la Dabis ha due passaporti, un padre che è stato un rifugiato, e afferma di “sentirsi araba quando è negli Stati Uniti e americana quando è in Giordania”-, per poi svilupparsi come una riflessione più generale sulla Giordania contemporanea, divisa tra i valori arabi tradizionali e la sempre maggiore ingerenza americana sul territorio. Alla base di entrambi i lavori resta il desiderio di indagare sulla crisi dell'identità, attraverso gli occhi di donne che, nonostante la lotta contro le difficoltà e i pregiudizi (comune alla madre single non più giovanissima di “Amreeka” così come a May, bellissima ed in supercarriera) continuano a guardare alla vita con humour ed un sano senso di ottimismo. 21/30