Basato
su una storia vera, avvenuta sull’altopiano cileno nel 1974,
Las niñas Quispe
racconta la storia delle sorelle Justa, Luciana e Lucia Quispe.
Le tre signore conducono una vita umile e solitaria, dedicandosi
all’allevamento di capre tra le colline del nord del Cile.
Circondate solamente dalla natura e dai propri animali si
trovano a proprio agio, in grado di ripetere quasi
ossessivamente gli stessi gesti nella monotonia di ogni giorno;
perfino le poche parole scambiate tra loro ricadono sullo stesso
argomento, la recente perdita di una quarta sorella. Il loro
modo di vivere, per quanto arcano possa sembrare agli occhi di
un estraneo, sembra essere un rifugio per le sorelle Quispe, i
quali unici contatti sono quelli con Don Fernando, che comunica
loro le notizie provenienti dal “mondo” a loro quasi
sconosciuto. È proprio da Fernando che vengono a conoscenza di
una nuova linea di terrore adottata dal regime di Pinochet, che
crea disagio nel Paese e obbliga i contadini a svendere il
proprio bestiame, così prezioso per le sorelle. Da qui iniziano
pensieri e dubbi sul proprio futuro, vane considerazioni su un
ipotetico cambiamento, ma la paura di questo le frena,
portandole a commettere infine un tragico atto. La lentezza e il
paesaggio acre appesantiscono la visione, ma sono parte di un
percorso che termina con un’agghiacciante scena finale. Gli
orrori della dittatura di Pinochet sono qui raccontati da un
punto di vista diverso dal solito; Sebastiàn Sepúlveda ritrae
con una fotografia incantevole la grande dignità di tre donne,
costrette ad affrontare il destino che viene loro imposto.
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