|
HARLOCK: SPACE
PIRATE
FUORI CONCORSO Giappone, 115' |
|
Il mitico Capitan Harlock è tornato e dopo cento anni di Guerra aperta alla Federazione galattica Gaia, che impedisce ai profughi terrestri di tornare nella loro patria natia, finalmente lo scontro è vicino alla conclusione. La storia è narrata attraverso gli occhi di Logan, un soldato infiltrato dall’alto comando di Gaia, tra i membri dell’equipaggio pirata. Il famoso personaggio dei fumetti giapponesi, nato per mano di Leiji Matsumoto negli anni ’70 si è completamente riammodernato grazie a un’ impressionante grafica computerizzata ed a un 3d all’avanguardia. Il film infatti è un’esperienza visiva davvero mozzafiato, peccato che non sia accompagnato da un racconto né scorrevole, né emozionante ma noioso, pretenzioso e pieno di buchi narrativi: la trama invece che svolgersi s’ingarbuglia sempre di più, fino ad arrivare all’incomprensibile. Non mancano naturalmente tutti i topos degli anime giapponesi: il rapporto uomo-natura, il valore della libertà e la storia d’amore strappalacrime; ma anche tematiche più vicine alla nostra attualità come lo scontro generazionale “spazio ai giovani” (Capitan Harlock e il protagonista Logan non sono altro che la stessa persona, ma se il primo è un vecchio pieno di rimpianti il secondo è ricco d’inventiva e speranza) o l’accanimento terapeutico, il tutto raccontato con un tono magniloquente e filosofeggiante che fa avvicinare il prodotto più che ai cartoni originali, alla saga di Final Fantasy (perfetto precedente anche dal punto di vista della computer graphics). Forse a causa del confronto diretto con il breve e piacevole O Sole Minnie (proiettato prima di Space Pirate), ma anche con le tante storiche serie animate dedicate all’eroe, come già osservato per tanti altri film quest’anno alla Mostra, proponiamo una maggior considerazione per il dono della sintesi: un’ ottima e rara qualità, un tempo apprezzatissima dai produttori. 26/30 |