Matt
Kowalsky è un astronauta esperto, si diverte ad
affrontare l’ultima delle tante operazioni di manutenzione, come se fosse un
gioco. Al contrario, la scienziata Ryan Stone si trova spiazzata ad
affrontare la sua prima missione nello spazio, le condizioni di salute
dovute al viaggio non la aiutano, ma si dedica comunque a completare il suo
lavoro. Il tono scherzoso di Matt rende l’atmosfera rilassata, amichevole,
facendo dimenticare quanto inospitale possa essere il cosmo. Nello spazio è
impossibile vivere, cita una frase all’inizio del film, le circostanze lo
confermano. I due protagonisti si ritrovano travolti da una tempesta di
detriti, che distrugge tutto ciò che hanno attorno. Ogni contatto con la
terra sembra vano. Inizia così la loro lotta per la sopravvivenza in uno
spazio così immenso, ma allo stesso tempo così claustrofobico, tale da
trasmettere allo spettatore le stesse sensazioni di angoscia vissute dai
protagonisti. L’ossigeno diminuisce rapidamente, l’obiettivo è quello di
raggiungere un’altra base per tentare un ritorno sulla terra, ma solamente
Ryan si ritroverà nelle condizioni per riuscirci. Le strade di Ryan e Matt
si dividono, costringendo la dottoressa ad usare il suo istinto di
sopravvivenza nella solitudine del buio sconfinato.
Gravity è un viaggio attraverso l’introspezione, le incertezze e le paure,
ma anche una metafora sulla voglia di vivere e sulla forza di volontà. Ryan
Stone passa dall’ essere una vittima, schiacciata dalla tacita violenza
dello spazio (e del suo passato), per poi reagire, diventando così una
guerriera. La speranza la guida nella strada verso la salvezza e verso un
nuovo inizio.
La destrezza e la passione di Alfonso Cuaron traspariscono in una grafica
esplosiva, in grado di trasportare lo spettatore nell’inospitale ma
incantevole spazio; le cronache televisive e gli altri film ce l’hanno
raccontato, Cuaron ci ha accompagnati attraverso.24/30 |