
Una Pesadilla
Surreal
Miglior cortometraggio in competizione insieme a KUSH, il breve film di
Manel Raga (classe 1985, studi di altissimo livello: diplomato all’Università Lull di Barcellona, si sta specializzando con Bela Tarr
presso la
FILM
FACTORY di Sarajevo diretta dal maestro ungherese, dove ha già seguito
seminari con Jim Jarmusch, Aki Kaurismaki e Gus Van Sant) è una visione
onirica oltre i confini della vita e dello sguardo cinematografico, capace
di evocare Glauber Rocha e Jodorowski nell’attimo prolungato in cui
genera l’attesa insostenibile per un gesto sacrificale - la testa mozzata
dell’animale - ripetuto all’infinito com’è infinita l’assenza di una madre
morta. Autore, sintomaticamente, di un corto intitolato MATANDO UN SUENO,
Raga collabora con LA FURA DELS BAUS dal 2010 e il sangue ha per lui
la stessa importanza che ritroviamo nel lavoro della compagnia catalana,
sempre tesa a definire i confini della scena e i termini della
rappresentazione come territorio per ritualità pagane condivise. In questo
caso, il ricordo deformato dell’atto sessuale tra i genitori, sognato e
risognato sino a completa deformazione e distorsione mnemonica e visiva,
prende la forma di una messa a morte, poi doppiata dall’uccisione della
gallina, nel nero di un fluido tutto filmico e mentale. Girato tra Ulldecona
e Bel, location scelte dal giovane regista per la somiglianza tra le pietre
locali e l’acqua del fiume Senia, carico di alto valore simbolico
per i Catalani, in quanto confine tra la loro regione e l’unità
amministrativa di Valençia, il cortometraggio di Raga ha dovuto affrontare
numerose difficoltà pratico-logistiche, dovute alla natura impervia della
zona e al clima aggressivo. L’immersione negli Elementi, peraltro, è una
costante della Fura dels Baus e la transizione solido/liquido (pietra/fiume)
una precisa traduzione dell’unità panica tra essi. La stessa
Sílvia Sabaté, nella parte della madre, è stata scelta come object
trouvée del posto, in quanto originaria della zona: il regista voleva
rendere, come in PICNIC AT HANGING ROCK, l’adesione fisica totale tra corpi
e natura, confusi e infine inscindibili in una rigeneratrice unità
ancestrale. Privo di dialoghi, il cortometraggio trae forza anche dalla
potente colonna sonora, opera di Carles Santos e di Pep Gimeno 'el
Botifarra' - che sottolinea i passaggi più significativi, come l’albero
che cade in una deflagrazione di bianco e nero d’inaudita forza visiva - e
dal montaggio sincopato di Pau Itarte.
Raga è una sicura promessa del cinema iberico, a fortissima connotazione
catalana.30/Lode
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