LA GALLINA
di Manel Raga
Arnau Gallén, Joaquín Ortega, Sílvia Sabaté


ORIZZONTI
Spagna, Catalogna 17'

 

Una Pesadilla Surreal

Miglior cortometraggio in competizione insieme a KUSH, il breve film di Manel Raga (classe 1985, studi di altissimo livello: diplomato all’Università Lull di Barcellona, si sta specializzando con Bela Tarr presso la FILM FACTORY di Sarajevo diretta dal maestro ungherese, dove ha già seguito seminari con  Jim Jarmusch, Aki Kaurismaki e Gus Van Sant) è una visione onirica oltre i confini della vita e dello sguardo cinematografico, capace di evocare Glauber Rocha e Jodorowski nell’attimo prolungato in cui genera l’attesa insostenibile per un gesto sacrificale - la testa mozzata dell’animale - ripetuto all’infinito com’è infinita l’assenza di una madre morta. Autore, sintomaticamente, di un corto intitolato MATANDO UN SUENO, Raga collabora con LA FURA DELS BAUS dal 2010 e il sangue ha per lui la stessa importanza che ritroviamo nel lavoro della compagnia catalana, sempre tesa a definire i confini della scena e i termini della rappresentazione come territorio per ritualità pagane condivise. In questo caso, il ricordo deformato dell’atto sessuale tra i genitori, sognato e risognato sino a completa deformazione e distorsione mnemonica e visiva, prende la forma di una messa a morte, poi doppiata dall’uccisione della gallina, nel nero di un fluido tutto filmico e mentale. Girato tra Ulldecona e Bel, location scelte dal giovane regista per la somiglianza tra le pietre locali e l’acqua del fiume Senia, carico di alto valore simbolico per i Catalani, in quanto confine tra la loro regione e l’unità amministrativa di Valençia, il cortometraggio di Raga ha dovuto affrontare numerose difficoltà pratico-logistiche, dovute alla natura impervia della zona e al clima aggressivo. L’immersione negli Elementi, peraltro, è una costante della Fura dels Baus e la transizione solido/liquido (pietra/fiume) una precisa traduzione dell’unità panica tra essi. La stessa Sílvia Sabaté, nella parte della madre, è stata scelta come object trouvée del posto, in quanto originaria della zona: il regista voleva rendere, come in PICNIC AT HANGING ROCK, l’adesione fisica totale tra corpi e natura, confusi e infine inscindibili in una rigeneratrice unità ancestrale. Privo di dialoghi, il cortometraggio trae forza anche dalla potente colonna sonora, opera di Carles Santos e di Pep Gimeno 'el Botifarra' - che sottolinea i passaggi più significativi, come l’albero che cade in una deflagrazione di bianco e nero d’inaudita forza visiva - e dal montaggio sincopato di Pau Itarte. Raga è una sicura promessa del cinema iberico, a fortissima connotazione catalana.30/Lode