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eastern boys
ORIZZONTI Francia, 128' |
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è in quella Gare du Nord dove ogni giorno migliaia di persone si sfiorano senza conoscersi, che avviene l'incontro tra Daniel, un cinquantenne dall'aria mite e solitaria e il giovane Marek, che bivacca sui marciapiedi insieme ad un gruppo di amici. Vengono da tutte le parti dell’Europa dell’est: dalla Russia, dall’Ucraina, dalla Moldavia... Il più vecchio sembra avere non più di venticinque anni; quanto ai più giovani, sarebbe impossibile stabilirne l’età. Come lupi, irrompono in branco nell'abitazione privata di Daniel per saccheggiarla, esibendo i loro fisici asciutti e muscolosi in una sorta di danza orgiastica a suon di hip-hop, da cui s'innesca una storia d'amore così come l'incontro alla stazione aveva fatto immaginare.Premio Orizzonti come Miglior Film, EASTERN BOYS è l'opera seconda di Robin Campillo, franco-marocchino conosciuto soprattutto come montatore e sceneggiatore di numerosi film di Laurent Cantet – da LA CLASSE a VERSO IL SUD al recente FOXFIRE-RAGAZZE CATTIVE che torna a Venezia dopo nove anni da LES REVENANTS con un film incentrato sull'evoluzione dei sentimenti e le infinite forme dell'amore. Le premesse per suscitare shock al Lido c'erano tutte: prostituzione, omosessualità, la differenza d'età tra i due protagonisti, la discriminazione di cui sono oggetto molte comunità dell'Est.... eppure il film è passato in sordina, nessuno ne ha parlato male, anzi, per una volta queste tematiche anziché attirare l'attenzione dei mass media sono andate direttamente a colpire la giuria, capitanata da Paul Schrader. Miracoli del festival? Al centro di EASTERN BOYS c'è soprattutto la relazione con l'altro, che partita come un affare di sesso a pagamento, si trasforma ben presto in un rapporto padre-figlio in cui il sesso scivola gradualmente in secondo piano per poi scomparire del tutto, fino all'inaspettata svolta finale. I percorsi dei protagonisti, pur molto diversi tra loro per estrazione sociale, finiscono con l'intrecciarsi all'interno di un groviglio d'anime da cui emerge l'immagine di una 'nuova' Europa in rapida e continua evoluzione, dominata da una forte resistenza nei confronti dello straniero, che vede borghesi e clandestini affrontare la precarietà del presente uniti dallo stesso senso di solitudine. Ma, è lo stesso regista a specificarlo, “lungi dal voler giudicare la situazione degli immigrati clandestini, o dal voler essere una riflessione sulla paternità, EASTERN BOYS segue innanzitutto la logica della narrazione: al centro ci sono soprattutto i sentimenti e le emozioni di personaggi che vivono in clandestinità e che rappresentano l’uno per l’altro sia un pericolo che una promessa. Proprio come Daniel che, di fronte ai giovani dell’Est, oscilla fra paura e desiderio, anche il film procede fra sentimenti ambigui, situazioni al limite, ma anche, spero, momenti di puro piacere”. Dramma erotico e thriller si mescolano continuamente all'interno di questo film mutevole, che nel corso dei suoi quattro 'capitoli' cambia più volte genere, attraverso l'utilizzo di diversi stili e linguaggi cinematografici: l'incipit nella stazione brulicante di vita e corpi è come un reportage, l'abitazione privata di Daniel è lo sfondo sia della scena clou della festa ma è anche dove si sviluppa il dramma sentimentale tra i due protagonisti, che, nella parte conclusiva ambientata in un hotel di periferia dove il gruppo ha il suo quartier generale, si tinge di inseguimenti e violenza in puro stile action-movie. 24/30 |