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class enemy
SIC: IN CONCORSO Slovenia, 112' |
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La ribellione adolescenziale è sempre di scottante attualità, come ci racconta Rok Biček in quest'opera d'esordio, che sorprende per la lucidità con cui riesce a trattare il rapporto tra adulti e nuove generazioni senza mai sbilanciarsi troppo in un senso o nell'altro. A partire da un fatto realmente accaduto, quando una studentessa del terzo anno del liceo che il regista frequentava si è suicidata, Biček racconta lo scontro tra un'intera classe e il freddo ed austero professor Zupan (uno strepitoso Igor Samobor) convocato dalla scuola per sostituire un'insegnante in maternità. Con la sua fissazione per il 'Tonio Kroeger' di Thoman Mann e la musica classica, Zupan attira immediatamente su di sé l'antipatia dei suoi ragazzi, che iniziano a vederlo come una sorta di nazi-aguzzino per il quale tutto ciò che succede al di fuori delle quattro mura scolastiche è privo d'importanza e fonte di continue distrazioni. Quando Sabina, l'alunna più fragile e dallo spiccato talento musicale, decide inaspettatamente di togliersi la vita, Zupan si troverà bersaglio di una guerra silenziosa che costringe docenti, studenti e genitori a riflettere su chi, alla fine dei conti, possa essere considerato senza colpa. Presentato in concorso alla Settimana della Critica, dove ha vinto il premio come Miglior film assegnato dalla Fedeora - Federation of Film Critics of Europe and the Mediterranean - CLASS ENEMY è un duro spaccato sulle crepe della società contemporanea e sull'inadeguatezza del suo sistema scolastico, a cui subentra sempre di più il dilagare di social network e apps. Ed al tempo stesso è anche un inno alla vita che sempre va avanti - "Das leben geht weiter" è la frase ripetuta da Zupan ossessivamente, come un mantra - che rivela una rara sensibilità cinematografica, dove riecheggiano l'influenza dell'Est europeo ed in particolare, come più volte sottolineato dall'autore, del romeno 4 Mesi, 3 settimane, 2 giorni di Cristian Mungiu, Caché di Michael Haneke e, più in generale, dei capitoli del “Decalogo” di Kieslowski. Da segnalare, il contributo alla sceneggiatura di Nejc Gazvoda, anch'egli conosciuto per l'interessante esordio con IZLET - A TRIP e del regista Janez Lapajne, confermano l'ottima salute del cinema indipendente sloveno: che, nonostante la produzione di opere di notevole valore artistico con ampi riconoscimenti nei Festival internazionali europei, nel nostro Paese (salvo poche eccezioni, concentrate tra le zone di Trieste e Gorizia), resta pressoché sconosciuta al grande pubblico. 28/30 |