Yuri Esposito

di Alessio Fava - Italia

Mary is happy, Mary is happy

di Nawapol Thamrongrattanarit - Thailandia

Memphis
di Tim Sutton - Stati Uniti

 

BIENNALE COLLEGE

 

Tre film low budget diretti da tre giovani registi (Alessio Fava, Tim Sutton e Nawapol Thamrongrattanarit) provenienti da tre paesi diversi (Italia, U.S.A., Thailandia). I film in questione sono Yuri Esposito, Mary is happy, Mary is happy e Memphis tutti vincitori del concorso finale della Biennale College: la scuola di cinema della Biennale.

Questa iniziativa che approda per la prima volta nella sezione cinema e si configura similmente alla Biennale College Musica e Danza ed è organizzata attraverso un primo periodo formativo comune, cui succede la creazione dei film. Naturalmente non tutti gli iscritti (scelti già in base a una selezione) hanno la fortuna di veder realizzato il proprio progetto cinematografico; solo coloro ( in coppie formate da regista più produttore) che hanno vinto la competizione (pitch) avvenuta lo scorso gennaio. I tre vincitori hanno poi dovuto girare, montare, in poche parole preparare i film, seguendo i precetti del progetto: severi limiti di budget, tempistiche, durata e formato; infine, come gli era stato promesso, hanno potuto veder proiettati alla Mostra del cinema i propri film, proiettati per il pubblico.

Se Yuri Esposito: storia di un uomo colpito da una malattia che causa una lentezza patologica, al di là dell’idea di partenza simpatica  e stimolante, non si eleva dall’ordinario del cinema italiano nel bene e nel male; Memphis cerca di dare una forma originale alla storia di un cantante alla ricerca di sé, con l’unico risultato che la narrazione frammentata risulta piuttosto faticosa da seguire. La vera rivelazione, pur se con più di un difetto, è Mary is happy, Mary is happy: vita di un’adolescente thai raccontata attraverso i suoi post su twitter. La costruzione del racconto è davvero originale, fatta di tante piccole scene (ispirate ai formati video di youtube), ironiche e leggermente surreali, illuminate dai twitter lapidari. A dirla tutta sarebbe perfetto, non tanto come lungometraggio qual è, ma come serie televisiva: blocchi di dieci/venti minuti tra loro collegati; se avesse questa forma breve sarebbe davvero piacevole e fruibile da tutti. In effetti il progetto originario del regista era molto più vicino a questo che alla forma definitiva.
Tenendo conto che tutti e tre i progetti avevano delle forte potenzialità di partenza e che dal punto di vista tecnico - artistico hanno raggiunto degli ottimi livelli, secondo le loro possibilità; pare (con l’eccezione di Memphis, dove la questione è più complicata) che il problema stia più nella forma cui il concorso ha costretto la produzione che nelle intenzioni degli autori. Che le regole cui costringe il concorso in questo campo siano troppo rigide? Si rischia così, pur dando un enorme possibilità ai propri concorrenti, di limitare non solo la creatività artistica, ma anche la possibilità di innovazione che delle forze giovani potrebbero instillare nel cinema. Non resta che aspettare i risultati della prossima edizione, già al via (il workshop inizia ad Ottobre con dodici squadre partecipati) per vedere, una volta rodata, cosa sia in grado di creare quest’interessante iniziativa.