TEATRO CA' FOSCARI PRESENTA...

della terra di latte e miele

di Manuela Dviri
drammaturgia di Silvano Piccardi
con OTTAVIA PICCOLO
regia Silvano Piccardi
scene Nicolas Bovey
musiche Paolo Vivaldi.

 

25-26 novembre 2011 h20.30

 

di Antonella MENGA

della terra di latte e miele: scheda

27/30

"Terra in cui scorre il latte e il miele”: è così che viene definita la Terra d’ Israele nella Bibbia. Le religione ebraica è la prima cosa a cui pensiamo quando vediamo su un tavolo nero una menorah dorata, il candelabro a sette bracci, mentre, alla sua destra, c’è un telefono che spesso squillerà. E’ shabbat, il giorno di riposo. Ci troviamo a Tel Aviv nella casa di Susanna, ebrea non praticante. Mentre il marito, praticante e ortodosso, proprio quel giorno si trovava in sinagoga. E’ una giornata inizialmente tranquilla, che pian piano vede crescere la temperatura emotiva a causa di un telefono che suona ininterrottamente, tra chiamate del marito e delle amiche palestinesi, Maria e Hanan, una cattolica e l’altra musulmana. Squilli e rumori di bombardamenti lontani rimbombano nel salotto della casa, mentre nella testa di Susanna riemergono pensieri e preoccupazioni di una madre che aspetta con ansia il figlio ventenne, Izac, arruolato nell’esercito. Alla notizia della sua morte durante la guerra in Libano, Susanna è straziata dal dolore, ma si nota in lei una forza interiore capace di trasformare quella sofferenza in una sorta di rabbia e di protesta. Recita così Ottavia Piccolo: “Urlo! Come quando sei nato! I fortunati sono quelli che muoiono giovani, lo dicevano anche i greci”. Fortunati perché non sentono il dolore atroce che può provocare la perdita di un figlio, una ferita nel cuore che nessuno è in grado di rimarginare. Oltre al dolore, si aggiungono i sensi di colpa. Susanna crede di aver fallito come madre e quasi si sente la causa della sua morte. Izac le appare come in un sogno. Lei lo ascolta e gli risponde con affetto e rabbia. Mentre ripensa a lui, riemergono i ricordi del nonno di Izac, ebreo sionista in lotta contro l’antisemitismo. Ricorda come lui sognasse uno stato giovane e pulito, dove finalmente gli ebrei avrebbero potuto risiedere ed avere diritto di cittadinanza. Lo spettacolo si chiude con un finale che fa riflettere, attraverso la lettura del manifesto scritto il 7 gennaio 2011 da otto giovani di Gaza. Un urlo di protesta non solo contro Israele e Netanyahu, ma anche contro Hamas, gli U.S.A. e i loro ufficiali. Suona come un insulto a ciascuno di loro, senza distinzione. Il manifesto è un “basta”, una richiesta di pace a tutte le guerre inutili e infinite, dai tempi della prima diaspora.
Ottavia Piccolo è un’ attrice che ha la capacità di essere presente sulla scena anche rimanendo in silenzio. Quando inizia a recitare, leggendo una lettera, si ha la conferma del suo talento e dell’ umiltà che ha portato qui, al teatro Cà Foscari. Con “Terra di latte e miele” di Manuela Dviri e Silvano Piccardi, si è avuta la sensazione di esser stati catapultati in una terra in bilico, dove lotte e guerre sono all’ ordine del giorno e si fanno quotidianità. Per un’ora rimaniamo immersi in una sequenza di avvenimenti realmente accaduti: la storia di Manuela Dviri, che decise per amore di trasferirsi in Israele, dove ebbe tre figli.Spesso notiamo, tra le parole recitate dalla Piccolo, la forza interiore di una madre che, per quanto straziata del dolore, è riuscita a tirare fuori le unghie e trasformare la sua ferita in una forma di protesta e che ha superato la morte del figlio grazie alla voglia di lottare o almeno lanciare un segnale a tutti, forse soprattutto a coloro che vivono in quello stesso disagio senza aver scelto le condizioni che l’hanno generato: più di tutti, i giovani di entrambe le parti in conflitto. Solo loro possono ribaltare una situazione dalla quale non si trova una via d’uscita, o almeno provarci.
Terra di latte e miele mostra una cruda realtà che traspare dalla vita apparentemente normale. Gli oggetti in scena sono sufficienti per un monologo come questo, che non avrebbe perso forza anche senza l’entrata in scena del figlio in fondo al salotto, in movimento eccessivamente rallentato da una parte all’altra della scena e senza che possiamo mai vederne il viso.

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TEATRO CA' FOSCARI

della terra di latte e miele

 

25-26 novembre 2011