biennale teatro 2011
teatropersona a u r e
12 ottobre h13, Teatro Fondamenta Nuove
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teatropersona: scheda |
con Valentina Salerno, Francesco Pennacchia, Chiara Michelini regia Alessandro Serra produzione Teatropersona, Regione Lazio – Assessorato alla Cultura, Arte e Sport, Bassano Operaestate Festival, Teatro Fondamenta Nuove Venezia, Rete teatrale aretina / Teatro Castiglion Fiorentino, Fondazione Ca.Ri.Civ. |
29/30 |
Alessandro Serra e gli attori Valentina Salerno, Francesco Pennacchia e Chiara Michelini (TeatroPersona), chiudono la trilogia della Parola Assente con il bellissimo AURE, che segue IL TRATTATO DEI MANICHINI e BECKETT BOX. Dopo l’esordio di settembre a Bassano del Grappa, lo spazio mentale del ricordo e della memoria occupa Teatro Fondamenta Nuove, depositandovi tracce incommensurabili di un passato “indicibile”, non raccontabile, sub specie di prisma concettuale pensato dal pittore danese Vilhelm Hammershoi. All’interno di un ambiente scarno e privato di ogni emotività decorativa - due porte laterali a singola anta, una centrale, doppia, un tavolino e una sedia - agiscono, come manichini meccanici o marionette, corpi già consegnati all’alterità della morte. Attraversano la soglia costituita dalle porte e ne raccolgono, sul palcoscenico, la eco lontana, gli ossi di seppia. Di fatto è il buio oltre questa soglia, il fuori campo della scena che “parla” in AURE. C’è bisogno di un eccesso momentaneo e improvviso di phonè (pianoforte, archi, coro) per riattivare il gesto e riconsegnarci un segno sbiadito, anche se rigido, del tempo trascorso. Secondo Emily Dickinson, “è una curiosa creatura il passato ed a guardarlo in viso si può approdare all'estasi o alla disperazione”. Le “munizioni arrugginite” di cui dispone sono dinamiche interpersonali di cui cogliamo solo tracce nel modo in cui le tre figure silenti costruiscono un balletto meccanico di spostamenti/posizionamenti/trascinamenti, che utilizzano l’architettura scenica come doppio dello spazio mentale in cui alberga il ricordo. Una donna di altezza apparentemente infinita, la governante del Tempo, stacca dal piedistallo cui sono fissati, dietro le porte del Kronos, i manichini che hanno amato e odiato e ce ne consegna la forma attuale. Allestisce con cura e pathos - ecco i gesti rapidi, il nervoso slancio e ritorno della mano, quasi a temere lo spezzarsi della catena temporale - una mostra di sembianze, cui il buio restituisce una complessa e sofferta abilità nel movimento. L’uomo e la donna, raccolti attorno a un tavolino che è il condensatore emotivo, il centro e la matrice di ciò che è sedimentato tra i due nel corso del tempo, forse si amano o semplicemente esperiscono una condizione di rinnovata vitalità degli arti, del collo. Ogni volta la luce torna a spegnere il movimento, a sedare i micro-impulsi emotivi. L’uomo trattiene la donna tirando il vestito con cui è stato “apparecchiato” il tavolo: un corpo nudo riesce a divincolarsi da quella morsa di ricordi stratificati, accompagnato da sonorità stridule, come di legno osseo. L’anima senza tempo si è liberata, spoglia ma esposta in forma di pelle e carne. Tornerà in una sorta di danza rotante di derviscio dall’equilibrio instabile e libererà anche i capelli dalla costrizione di forme trascorse, passate, ostili. Nel frattempo, anche la musica comunica temperature emotive diverse, quasi siglasse un cambio di stato e desse voce all’Annunciazione di un Presente che, però, è bloccato nella sua facies fetale. L’uomo torna unico padrone dello spazio mentale, arreda l’architettura scenica con il buio più profondo e fa ripiombare ogni cosa nel passato: davanti a una porta chiusa, gioca a far apparire e scomparire la luce che penetra attraverso il buco della serratura. Le ante vengono spalancate, ma dietro è solo nero. Torna la donna in bianco, ma solo per accartocciarsi sul tavolo e legarsi ad esso, per sempre. L’uscita finale di entrambi i corpi, richiamati da un suono ancestrale che risuona dentro il Nero, lascia una semplice luce a creare uno spazio assente tra il tempo e noi. |
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biennale teatro 2011 teatropersona
10 ottobre > 16
ottobre 2011
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