|
|
Monte hellman Road to Nowhere Intervista |
|
|
|
|
|
KINEMATRIX In Road to Nowhere è possibile rintracciare molti riferimenti alle sue pellicole precedenti, sebbene il suo nuovo film si ponga in maniera del tutto originale, presentandosi effettivamente come opera nuova...
Monte Hellman Se il pubblico lo nota, è fantastico. Anche perchè considero ROAD TO NOWHERE una sorta di mio primo film. Mentre lo giravo, ero disposto ad ogni tipo di sperimentazione, non la rigettavo. Ero curioso di quello che sarebbe potuto accadere e anche di come avrebbero reagito gli attori, garantendo loro solo una parte della sceneggiatura. E dall'altro lato ho tentato di rendere meno invasivo possibile il mio intervento sul set. Gli attori provavano senza di me; io davo loro solo dei piccoli suggerimenti, così che potessero sentirsi liberi in ogni cosa. Volevo che scoprissero le loro abilità e il loro talento. Ogni volta che mi chiedevano dei consigli, io rigiravo la domanda a loro. Ho tentato di instaurare un'atmosfera tranquilla, rilassata, senza imposizioni, tale da lasciare gli attori liberi di usare la propria creatività. Nel film, che in un certo senso è anche una storia di sogni e visioni, ho eliminato la barriera esistente tra la realtà del set e la finzione del plot. Durante le riprese di questo film mi sono sentito libero e più indipendente che mai.
E quindi ha lasciato che i suoi attori lavorassero liberamente sul copione?
MH Il copione non era eccessivamente dettagliato e si può dire che ognuno, in qualche modo, ha potuto modificarlo. Ho lasciato che i miei attori lo riempissero e lo completassero lungo il percorso. In una delle scene iniziali Eve (Shannyn Sossamon), guidando attraverso una galleria, grida presa dall'angoscia e dalla disperazione. C'era solo una battuta per quella scena, nel copione. Shannyn ha fatto tutto da sola, senza i miei suggerimenti, e tutto quello che stava succedendo era frutto della sua preparazione. In una delle scene finali poi, Mitchell Haven (Tygh Runyan) dovrebbe prendere la macchina fotografica e con quella avvicinarsi alla finestra. Quello che ha fatto sul set è il risultato di una sua pura creazione. Quelle specifiche immagini non esistevano nè nella sceneggiatura, nè nella mia testa, ma alla fine sono risultate più che sufficienti per il film. Beh, a dir la verità, il giorno in cui dovevamo girare il finale, ho anche messo da parte il copione e reinventato interamente la scena. Quando lavoravo con Corman ero molto limitato e non potevo permettermi cose di questo tipo. è stato da un lato sicuramente stimolante, ma anche un po' irritante. ROAD TO NOWHERE mi ha permesso di dare libero sfogo alla mia creatività e di esprimermi pienamente.
Mitchell Haven, il regista del film nel film, in una scena, sostiene che la cosa più importante nella produzione di un film è il casting. Si può dire che questa affermazione rispecchi anche il suo pensiero?
MH Beh, credo che questo valga per il novanta per cento dei registi. Anche se è un'ovvietà, molti sembrano dimenticarlo. Scelgono gli attori per i ruoli principali, per poi scoprire che senza determinate informazioni non sono in grado di creare un personaggio. E così ogni volta hanno bisogno che si dica loro cosa devono fare esattamente quando si trovano di fronte alla telecamera. è la trappola peggiore in cui si può cadere!
Qualche anno fa ha dichiarato di aver subito l'influenza di Carol Reed e John Huston. A proposito di ROAD TO NOWHERE, si possono anche rintracciare riferimenti a Victor Erice e al suo Lo Spirito dell'AlvearE (1973)...
MH Si, è vero. Anche se questo film l'ho scoperto per coincidenza. Stavo cercando qualcuno con cui poter lavorare in Spagna e trovai il numero di telefono di un direttore della fotografia ma, prima di riuscire a contattarlo, morì. Comunque, quando iniziai a cercare informazioni su di lui, scoprì che aveva un terribile cancro al cervello, proprio mentre lavorava al film Lo Spirito dell'Alveare. Luis Cuadrado era quasi completamente cieco allora. Chiedeva al suo assistente i dettagli sulle impostazioni per poi prendere decisioni sulla luce artificiale (60% di luce sull'angolo sinistro della stanza, 35% al centro, 5% sulla parete di fondo) e poi ha fatto uno dei più bei scatti che abbia mai visto! L'immaginazione era il luogo in cui creava. Il film in sé, così come la storia, è molto importante per me. Mi ha ispirato molto questa storia e la forma che ha preso. Mi piace pensare a ROAD TO NOWHERE come film vicino a Nuovo Cinema Paradiso (1988) di Giuseppe Tornatore o a Effetto Notte di (1973) Francois Truffaut. E poi ho citato Lady Eve (1941) di Preston Sturges. Mitchell Haven, ad un certo punto, guarda anche Il Settimo Sigillo (1957) di Ingmar Bergman. Avevo immagini di tanti film in mente e volevo suggerire in maniera inconscia l'anticipazione della morte.
La maggior parte dei suoi film richiama la poetica dei road-movies. Anche ROAD TO NOWHERE è in qualche modo vicino a quelle atmosfere...
MH I miei film precedenti sono il risultato della rielaborazione delle teorie di Siegfried Kracauer. Egli ha affermato che “la strada”, come soggetto, è in un certo senso la parte indispensabile della creazione. è anche un motivo intimamente connesso con la realtà; differenzia il cinema dal teatro - in cui la scenografia è un falso- e non c'è nessuna finestra sul palco dalla quale vedere il mondo esterno. Il cinema è più vicino alla fotografia, che ti permette di racchiudere e conservare il reale in una cornice d'immagine. Ho cercato di girare dovunque tranne che in studio. Cercare le giuste locations per ogni scena è la parte più importante del lavoro, per me. Prediligo sempre le riprese in esterna, quando imbocco la strada dell'autenticità.
In una delle scene più significative del film, la macchina fotografica nelle mani di Mitchell Haven viene erroneamente scambiata per un'arma. La fotografia è, secondo Roland Barthes, traccia di ciò che è stato, è un indice del reale. Conferma la presenza del referente, ne rivela la fisicità. Può essere la fotografia allora, l'unico strumento in grado di assicurare il vero? E perchè può avere la pericolosità di un'arma?
MH La macchina fotografica aiuta a rintracciare la verità, ma può anche essere usata per costruire sofisticate menzogne. Può essere un'arma per chi intenda svelare il reale, ma anche per chi voglia costruire finzioni. In letteratura, a teatro o al cinema noi riconosciamo la differenza, ma penso che sia la fotografia a intuire e carpire più di ogni altra, come riflesso del reale, la verità.
è anche questo il motivo per cui ha scelto di non abusare delle parole, nel suo film, lasciando alle immagini il compito di parlare da sé...
MH Sì, assolutamente. E poi non amo i dialoghi e odio l'esposizione verbale. Non voglio dire ai miei spettatori cosa accadrà in ogni momento e utilizzare le parole per far questo. Non voglio spiegare nulla, soprattutto quando nella realtà stessa non potrebbe essere spiegato. Quando scrivo i dialoghi, privilegio l'autenticità. E quando si ha bisogno delle parole per colmare il significato delle immagini, allora il film è un fallimento.
Per questo preferisce evidenziare le immagini. In questa pellicola ci troviamo di fronte a un film nel film. E ai suoi personaggi piace guardarsi a vicenda attraverso la macchina fotografica o la cinepresa, soprattutto attraverso primi piani. è un modo per avvicinare lo spettatore al personaggio? Eve e Mitchell appaiono ancora più vicini così...
MH In un certo senso è così, ma è anche semplicemente una prova che i metodi che abbiamo usato per girare questo film sono completamente diversi da quelli in cui credo. Penso che quello che il regista debba fare è allontanare il più possibile lo spettatore dal mondo mostrato nel film. Nella scena finale di Strada a doppia corsia (1971) la pellicola brucia sullo schermo, davanti agli occhi dello spettatore, per ricordargli che tutto ciò che aveva visto non era altro che finzione. In ROAD TO NOWHERE ho usato l'espediente del film nel film per mostrare i trucchi del film stesso. Gli spettatori vedono un uomo gettarsi da un aeroplano e io mostro loro il materasso su cui cade. Dopo faccio vedere la scena per intero, costruita per il film, così come verrà mostrata nelle sale e credono ad essa, anche se conoscono il trucco e la verità! Lo spettatore si abbandona al film col desiderio di essere sottratto alla quotidianità, entrando in una dimensione in cui tutto può succedere. Comunque io voglio fare questo: rassicurare lo spettatore che l'illusione reale non è il mio obiettivo.
Nel suo film nessuno dei personaggi parla chiaramente all'altro, come Lei tenta invece di fare con lo spettatore. L'incomunicabilità sembra essere un motivo ricorrente nei suoi film. Basti ricordare Cockfighter (1974)...
MH ...E Strada a doppia corsia! Credo che questa produzione mi abbia aiutato a capire ancora di più quali siano i temi e gli argomenti che mi affascinano maggiormente. Il protagonista di Strada a doppia corsia è alla ricerca dell'amore, ma non riesce a trovarlo perchè ha problemi nel comunicare quello di cui ha bisogno.
ROAD TO NOWHERE è la storia dell'ossessione di un regista per la sua attrice. Quando però sono entrambi nella camera da letto – il luogo più intimo per una coppia – guardano dei film. E l'attrazione di Mitchell nei confronti del cinema sembra superare la passione per le donne...
MH La situazione che ha descritto era necessaria per avvicinare la donna al mondo del regista, che è il mondo del cinema. Mitchell vuole che Eve si accosti a ciò che lui ama di più. Eppure, ogni volta che guardano un film assieme, Haven sembra essere assorto in riflessioni riguardanti il proprio film. Così quando avvicina Eve a sé, non fa altro che allontanarla ogni volta di più. Lei s'intristisce. L'ossessione non aiuta a costruire un rapporto, distrugge piuttosto l'intimità e l'amore.
E cosa dice della sua inesauribile fascinazione nei confronti dell'Europa? Mitchell, nel film, trova la sua attrice in Italia. Lei è straordinariamente bella e intelligente. è per esteso, anche quello che pensa del Vecchio Continente?
MH Prima di tutto, credo sia più facile fare un buon film, che sia serio, in Europa che in qualsiasi altro continente, in particolare in America. E poi penso sia anche più facile rintracciare film d'autore: la produzione di film di questo tipo non è diffusa dovunque. Ecco perchè quando penso a pellicole così, le cerco in Europa.
ROAD TO NOWHERE è il titolo del suo film, ma è anche il titolo del film nel film diretto da Haven, in un elegante gioco metacinematografico di corrispondenze. Che cosa significa ROAD TO NOWHERE?
MH Allora, ad essere sinceri, c'è un'altra “strada verso il nulla”...si trova in Carolina, negli USA. Era la strada che il governo aveva cominciato a costruire nel 1942. Nel 1963 il progetto incompiuto venne abbandonato. Eve, nel film, si ferma in una strada poco prima di intraprendere la galleria. E quella terza “strada verso il nulla” di cui sto parlando finisce esattamente in quel punto. Non c'è niente dopo...
11:09:2010 |
|
|
|
|