66.ma mostra del cinema

LE INTERVISTE 2009

Venezia, 02/12 settembre 2009

 

Francesca COMENCINI

 

regista

LO SPAZIO BIANCO

Kinematrix Leggendo la sinossi non sembra un film politico, e invece…?

Francesca Comencini Il mio non è un film politico in senso stretto… Diciamo che quello che mi ha spinto a fare il film, e quella che è la caratteristica di questo film per me, è molto legato a un momento intimo mio, privato, legato alla sfera emotiva. Però è anche vero che forse in questo momento raccontare in Italia il femminile dal punto di vista femminile, raccontare di cosa le donne sono capaci, e prima di tutto della loro dignità, e ricordare che sono molti decenni e che in questo brevissimo tempo le donne si sono conquistate il loro rispetto, a chi è fuori dalla storia e a chi è troppo vecchio per saperlo forse sembra politico… Non lo so…
Certo è che ho cercato di far stare questa nascita all’interno della realtà!

Voleva essere un film di denuncia?

No! No! Non è un film di denuncia come potrebbe essere alla Michael Moore, lo si può vedere in questo film in via indiretta.

Volevo chiederle perché Napoli come sfondo, con la sua realtà: Napoli che è una città così difficile, soprattutto con l’incrocio di storie di quella realtà… come ad esempio: la ragazza che debba pagare un pizzo?

Il libro è ambientato a Napoli, la scrittrice è napoletana. Mi sono chiesta, quando dovevo farne un film, se restare a Napoli. Poi mi è sembrato irrinunciabile, e che fosse l’ideale per questa storia. Mi sembrava che Napoli fosse una città, se pure nella sua violenza, nei suoi crimini, molto materna. Un utero materno… C’è qualcosa di uterino a Napoli, lo senti fisicamente. Poi Napoli mi ha dato questa sensazione di resistere, di resistenza vitale. In Italia, forse, un posto che più la rappresenti è Napoli.

è anche un posto che aspetta di più: l’attesa di tanti altri, l’attesa di un cambiamento, un po’ come nel film c’è un’attesa verso la vita, la rinascita?

No, questo non lo so. Più che altro è una città che convive con se stessa, e con tante cose, ma quello che è stupefacente è che non è riuscita a diventare brutta: è di una bellezza struggente e resistente. Napoli è una città che resiste!

Vorrei chiederle qualcosa riguardo allo stile di regia che ha adoperato e soprattutto l’utilizzo delle musiche che sembrano fare da contorno al personaggio.

Diciamo che proprio per questa radice più intima, molto intima di questo tipo di storia, mi sono permessa uno stile di regia abbastanza diverso dai miei film precedenti. Ormai anche più accurato, non che non lo fossero quelli precedenti.. Io facevo spesso film dove usavo la camera a mano, non usavo mai carrelli, movimenti di macchina Per questo film mi è sembrato dovesse essere fin dall’inizio un film “visionario”! Per questa idea (perché anche se non è la mia storia, io sono madre) ci sono sensazioni che ti rimangono nel corpo. Per esempio: questa idea che Lei, quando va dalla bambina, attraversi una città deserta, come nel mondo ci fossero solo loro due. Queste sono sensazioni che io stessa ho vissuto sulla mia pelle, e che ho deciso di rimettere nel film. Questa idea visionaria mi piaceva, perché veramente mettere al mondo un essere umano per un attimo trasfigura tutto, trasfigura il mondo, trasfiguri tu dietro le cose piccole o grandi che vedi, che vedi ogni giorno all’improvviso: vedi il manifestarsi della vita.
Questo ha comportato un uso diverso, ma quasi eccessivo direi della musica, ché mentre scrivevo sentivo fossero proprio quelli i brani che volevo che rappresentassero in modo morbido la libertà, le emozioni, il coraggio, l’essenza del personaggio.

La scelta di mettere nuda Margherita Buy?

Trasmettere questo mondo interno cosi viscerale, mi ha spinto a non rappresentarlo con una donna dalle caratteristiche meridionali ma più una donna come Margherita Buy, cosi lontana dai colori del sud. Riadattare in sceneggiatura questa idea di donna, è stata molto difficile, per questo motivo ho scelto anche di darle questa nudità nella sua interezza, proprio per esaltare questa distanza fra quello che è stato e quello che sarà.

La sua personale visione dello spazio bianco?

Lo spazio bianco è come un’attesa fra la vita e la morte…Ogni giorno viviamo in un’attesa di un cambiamento… L’attesa corre!

è un film che descrive l’attesa, appunto lo spazio bianco. Come riferimenti cinematografici ha qualcosa in comune con Cléo de 5 à 7: souvenirs et anecdotes di Agnes Varda ?

No… Non ci avevo pensato ma mi fa piacere che lo hai pensato.

L’ intervista è continuata con Francesca Comencini, queste sono alcune delle sue impressioni riguardo il film:
Lo spazio bianco, è un film che abbraccia tutti gli aspetti sottili del mondo femminile, non vuole essere un film per le donne ma un film che racconta il modo femminile e materno.
La donna con il suo mondo materno, è come se l’ avessimo un po’ dimenticata, un po’ sbagliando, trascurando la sua liberà di donna, di essere o non essere madri, un po’ vittima della sottomissione maschile, è uno dei motivi perché ci è sembrato paradossalmente dimenticare l’impegno di tanti movimenti femminili che ci hanno preceduto..
Quello che non ha fatto come madre e grande donna Elsa Morante, che non ha avuto paura di parlare delle donne, delle madri…Lei che è madre dei suoi personaggi, ha descritto il mondo femminile, materno, nella sua totalità.
Un bisogno di raccontare di raccontare al di là dell’aspetto biologico, ma proprio come essenza vitale che vive nel corpo femminile.
Il mondo femminile è stato visto proprio curando questi aspetti: raccontare di una madre che attende la nascita della figlia, oppure di una donna che lascia la propria famiglia per occuparsi un lavoro, come per un giudice, che vive nel terrore di cosa si sia lasciato alle spalle.
Raccontare una donna che supera i quarant’anni e che vive la vita, e una vita sentimentale, con uno sguardo più solitario, apparentemente libera nel suo mondo, finché non arriva la rinascita. Si diventa madre dalla madre, proprio quando ci si scontra anche con una realtà più giovane, sentendo rinascere in sé il bisogno di dare, di dare la vita.
Racconta anche di una donna che vive un tradizionale amore con un uomo, ma anche la sua capacità di vivere una vera amicizia fra lei e un amico. Perché nell’amicizia ci si rispetta, non ci si chiede di esserne dipendenti, e ci si può credere. Spiegare agli uomini cosa sia per noi la maternità, l’amore, l’amicizia, ti viene naturale: come proporre uno sguardo profondo di donna, di coscienza femminile.

 

a cura di FERRENTINO/PACE

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