biennale teatro

40. Festival Int. del Teatro
L'IMPRESARIO DELLE SMIRNE

Teatro Malibran, sabato 21 febbraio
 

di Gabriele FRANCIONI

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- L'Impresario delle Smirne

Sorta di teatro nel teatro (musicale), "L'Impresario delle Smirne" sviluppa uno sguardo di sorvolo, ma nient’affatto superficiale, sulle dinamiche relazionali che nascono durante la preparazione di uno spettacolo, con le debolezze umane a fare da salda radice di una trama testuale fittissima, ironica, travolgente.

Goldoni attualizzato incontra qui Nino Rota, la cui partitura originale riscoperta, con linee melodiche poi utilizzate nel PADRINO, possiede una qualità mediterranea che si lega perfettamente ai continui riferimenti allogeni - l’impresario turco, interpretato dall’esperto Eros Pagni - e alle premesse teoriche di questa Biennale Teatro, in cui la comune matrice (appunto, il nostro mare) trova nell’ esperanto musicale il trait d’union più efficace ed esplicito.

Una compagnia anni ’50 gestita dall’ interno da un manager inetto, interessato più alle sue attrici/cantanti che a far quadrare i conti, prepara uno spettacolo ambientato nel ‘700, ma solo l’intervento del deus ex machina di turno - l’impresario turco - sembra rendere possibile, per un attimo, la realizzazione del progetto.

Luca De Fusco, aiutato nel recupero del Rota “dimenticato” dallo stesso Pagni, tratteggia i caratteri delle cantanti quasi fossero diverse versioni della Gradisca dell’AMARCORD felliniano e punta a intrecciare lo sguardo agrodolce del maestro riminese con la sferzante ironia goldoniana, mettendo in parata, secondo lo stile dei due maestri, un’umanità di perdenti incapaci di dissimulare un atteggiamento distaccato dalla realtà di cui sono protagonisti.

Il punto di partenza (il diffondersi incontrollato della notizia dell’arrivo del turco, che avrebbe dovuto rimanere segreta, e la sovraesposizione di una prospettiva di guadagno), innesca ad arte invidie e gelosie destinate a portare dentro la compagnia la ricchezza narrativa di un racconto pieno di sorprese ed equivoci, secondo uno schema metatestuale molto ben congegnato.

Ogni personaggio si mette a nudo in pubblico, autodenunciando limiti e deficienze della propria professione, anche se è disposto a tutto pur di (soprav)vivere d’Arte.

Siamo, in sostanza, di fronte all’epitome del precariato artistico, alla messa in rappresentazione di un limbo in cui pubblico e privato inevitabilmente si fondono, rendendo credibili i tipi umani passati in rassegna.

Le diverse provenienze regionali - il romano, la toscana, la bolognese, il napoletano, la veneziana - fanno pensare sia a Goldoni che al regista de LA STRADA.

Anche qui, dunque, appare pertinente la scelta di Scaparro, che ha orchestrato un programma straordinariamente coerente e ricco.

 

Durante parte della rappresentazione, ascoltiamo musiche del Rota felliniano già noto, mentre nel terzo atto ci viene proposta la partitura studiata per L’IMPRESARIO DELLE SMIRNE.

Al di là di una macchina da teatro come Eros Pagni, spicca l’irrefrenabile Gaia Aprea, una Lucrezia multiforme e capace di attraversare senza problemi tanto l’ impervia scrittura musicale, quanto le necessità di un testo scritto per averla quasi sempre sulla scena.

Una rivelazione questa giovane attrice, letteralmente strappata all’ ambito operistico.

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40. Festival Int. del Teatro
L'IMPRESARIO DELLE SMIRNE

Teatro Malibran, sabato 21 febbraio