goodbay solo

di Rahmin Bahramib

Stati Uniti, 91’

 

VENEZIA 65. ORIZZONTI

 

di Valentina VELLUCCI

 

30/30

 

Semplicemente bello. GOODBYE SOLO  è una delle sorprese  più gradite di questa 65.ma edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Un film di una piacevolezza sorprendente, che  non pretende nulla dallo spettatore: ne  ottiene l’attenzione perché poeticamente  vicino al cuore. Solo è un tassista che  ambisce a diventare steward,  William  un burbero anziano apparentemente appassionato di cinema. Il primo incontro tra i due  non è certo dei migliori: la pessima predisposizione di William a interagire col mondo esterno cozza con l’energetica simpatia di Solo. Il modo rude  in cui l’anziano si pone sin dalla prima scena,  non scoraggia Solo, che tenta di aggirare la barriera che William pone fra sé e  il mondo.

Non ci sono dialoghi sui massimi sistemi, non si tirano in ballo filosofie strane: semplicemente nel film di Bahrani si vive. Nonostante le delusioni, nonostante contesti familiari difficili, nonostante le colpe che facciamo fatica ad ammettere persino a noi stessi.

Solo è una persona buona… e come tale spesso destinata ad essere abbandonata nel momento del bisogno. Perché, senza ipocrisie, la vita funziona anche così. E Solo, nel suo personalissimo romanzo di formazione, riesce ad apprezzare l’autenticità della vita anche  in questo frangente.

Il rapporto con William, interpretato da  un Red West magistralmente capace di rendersi odioso persino allo spettatore più comprensivo, è apparentemente a senso unico: Solo è l’ingenuo della situazione che dà ciò che  può a William senza averne  nulla in cambio. Perché fa questo: la risposta  è semplice. Solo si sforza di vivere nonostante l’apparenza rude di William. Cerca le motivazioni del suo dolore, del suo non voler vivere. E capisce che è un NON POTER VIVERE. Non  è poi importante ciò che  lo spinge a compiere  il salto “lì, dove quando butti giù un bastoncino poi il vento te  lo riporta su”. È importante  il percorso di maturazione che entrambi compiono, per rapportarsi in maniera totalmente diversa a  un mondo ormai estraneo  a sentimenti come la solidarietà e l’amicizia.

Di classe,  il pudore riservato da Bahrani alla fine di William. Mai una volta nel film c’è un concreto ed esplicito riferimento alla morte: nella sua ineluttabilità striscia attraverso l’esistenza e l’amicizia di questo due uomini, di questi due amici.

La morte non viene mai mostrata, riservando alla fine del vecchio William la dignità  e il valore di morire:  un valore ormai scomparso dal nostro cinema e, ahimè, anche dalla nostra cultura. GOODBYE SOLO è dunque quell’addio alla vita di William e alla solitudine di SOLO, anima pura  in un mondo che ora  è finalmente pronto a vivere con consapevolezza.

GOODBYE SOLO è anche quell’addio che  i due amici non hanno il coraggio di pronunciare, ““lì, dove quando butti giù un bastoncino poi il vento te lo riporta su”.
 

01:09:2008

goodbay solo

di Rahmin Bahramib

VENEZIA 65. ORIZZONTI