35 Rhums

di Claire Denis

Francia/Spagna, 100'

 

VENEZIA 65. FUORI CONCORSO

 

di Marco GROSOLI

 

27/30

 

Un padre e una figlia. Lui conducente di treni, sconvolto dal suicidio di un collega che non riesce a sopravvivere alla nullafacenza della pensione. Lei si attacca al padre con tutte le sue forze, dopo il divorzio dei suoi, molto più che al giovane vicino di casa Noé che in qualche modo vede, e molto più che agli altri ragazzi.

Come sempre, la Denis esibisce uno stile fatto di microscopiche increspature quotidiane, tutto silenzi, rumori captati maniacalmente, dettagli allusivi e puramente sensoriali (una mano che sbatte una porta, piedi nudi che camminano sul suolo), con la macchina da presa traballante a mimare lindeterminatezza di uno spazio misurato non con le geometrie degli occhi, ma con tutti e 5 e i sensi, troppo sensibili per orientarsi davvero. E il grosso rischio che la Denis corre immancabilmente, è di trasformare queste buone intenzioni in una sorta di retorica del sensoriale, alla lunga spottistica. Come retorica è la pretesa che la narrazione è solo un pretesto, da cui si prova a fuggire con immancabili incursioni all'estero (qui, Lubecca) e con deliberati buchi narrativi di cui troppo spesso si avverte l'inutilità.
Se in casi come questi si riesce parzialmente a salvare la baracca, è perché la Denis quando vuole sa essere eccentrica davvero, e non per partito preso stilistico. Nella fattispecie di questo film, si concentra su un aspetto piuttosto imprevedibile date tali premesse: i personaggi. Il caseggiato protagonista, che riunisce padre, figli, ex moglie e il bizzarro Noé, arriva ad avere una vita propria e un'atmosfera (e la Denis, è evidente, venderebbe l'anima al diavolo per sette secondi di atmosfera) non tanto grazie alle sue eccellenti doti di captatrice delle vibrazioni (addirittura olfattive, si direbbe) del set, quanto grazie al pulviscolare reticolato emozionale, impalpabile e avvolgente, che si sviluppa tra i personaggi; i quali, immersi nel placido ribollire della pelle del quotidiano, sono oggetto di cure e attenzioni che la Denis non sempre concede loro nei suoi altri film. L'indeterminazione dei sensi e dello stare in uno spazio sfuocato e senza confini preciso (che è la marca inconfondibile del suo stile anche troppo ricercato) tocca davvero l'indeterminazione dolce dei rapporti tra le persone sullo schermo. E questa dolcezza si prolunga fino a ingoiare i traumi (la morte del collega del padre, le partenze improvvise per l'Africa di Noé) e a soffondere delicatamente al padre la forza necessaria per separarsi alla fine dalla figlia (lei sembra abbia il vestito da sposa, nel bel mezzo di uno dei deliberati buchi narrativi), e per ingoiare per scommessa i 35 rum del titolo, come solo nelle grandi occasioni (Un matrimonio? Un fidanzamento?) ci si può riuscire.
 

01:09:2008

35 Rhums

di Claire Denis

VENEZIA 65. FUORI CONCORSO