THE SKY CRAWLERS

di Mamoru Oshii

Giappone, 122'

 

VENEZIA 65. IN CONCORSO

 

di Marco GROSOLI

 

28/30

 

Un pilota ritorna. È un “Kildren”, ma ancora non lo sa. Un Kildren è un preadolescente tenuto perennemente a uno stato infantile grazie a dei farmaci, che lo rendono immortale a meno che non muoia di morte violenta, in modo da poterlo utilizzare in una guerra aerea permanente (tra due formazioni perfettamente equivalenti: i “Rostock”, dove milita il protagonista, e i “Lautern”) che è il sollazzo spettacolare degli adulti che si crogiolano in una pace perpetua. Il Kildren protagonista non sa ancora di essere il sostituto di JinRoh, un pilota morto suicida perché esasperato dall’eterna stagnazione a terra, pur intervallata dai combattimenti aerei. Non esattamente suicida, a dire il vero: convinse la sua amata, una glaciale ufficiale dei Rostock, a sparargli (la morte degli immortali Kildren può essere solo violenta) per porre fine al terribile eterno presente cui l’immortalità dei Kildren lo costringeva. Anche il protagonista si innamora della bella e fredda ufficiale. Ma lui è troppo aderente all’etica canina (che per il cinofilo, più che cinefilo, Mamoru Oshii coincide con l’etica tout court: in tutti i suoi film il cane è il personaggio chiave), che esaurisce la vita nel ciclo mangiare-bere-dormire, per non sapere che l’inevitabile contraltare di questa paciosa inerzia è la furia della battaglia. Fino alla morte in battaglia, che sceglie in alternativa al suicidio per donare una speranza alla donna/bambina amata, per dargli la consapevolezza che lo stagnante e disperate eterno ritorno in cui anche lei è immersa, non è del tutto privo di speranza, perché anche i sentieri già battuti e il riproporsi noioso del sempreuguale cela di volta in volta una piccola differenza, a cui ci si deve aggrappare combattivamente. Scopertosi mera pedina di un’infernale coazione a reincarnarsi, a non poter vivere perché non si può morire (l’eterno ritorno, puro e semplice), il soggetto si butta verso la morte sapendo che chi lo sostituirà sarà finalmente diverso da lui proprio perché a lui uguale.
E infatti, dopo la morte del protagonista e dopo i titoli di coda, un pilota ritorna. Ed è uguale al predecessore. Cambia solo il nome.
La bella ufficiale lo sa bene, e lo dice chiaro e tondo al pilota. Nulla può dare l’illusione di pace in terra come la guerra perpetua in cielo. E affinché ci sia guerra perpetua deve esserci un nemico invincibile, che nel film è “Il Maestro”, ex ingegnere della Rostock che scoprì il metodo per rendere immortale i Kildren, per venderlo poi alla Lautern a cui passò lui stesso. La condanna dei Kildren all’insopportabile, dopo un po’, pace perpetua a terra (in cui sono congelati all’infanzia senza poter crescere) conduce a due soluzioni: il suicidio o la morte violenta tentando utopicamente di sconfiggere il Maestro, la causa stessa della loro condizione. Disperazione “passiva” o disperazione “attiva”. Fuggire dall’illusione di pace o abbracciarla “caninamente” fino a confondersi con il suo presupposto nascosto e ugualmente illusorio: la guerra. Cui non a caso il protagonista si abbandona non prima di aver assunto anche otticamente il punto di vista “curvato” sul mondo (nel film grazie al grandangolo) che è del cane.
Oshii si serve dell’animazione per oscillare dalle stupefacenti sequenze di combattimenti alle lunghe, lente (il ritmo dilatato è quasi leoniano, ma senza la minima ombra di pathos) sequenze a terra dominate da un eterno presente in cui nulla succede a parte accendersi una sigaretta, sdraiarsi su un materasso, aprire una porta, guardare da una finestra, cose così. Il contrasto è netto. Ma tutto sommato vince lo stagnante eterno presente, un mirabile, autenticissimo senso di vuoto, di muta e ovattata angoscia in un quotidiano in cui nemmeno i giochi e le feste divertono più perché l’unico gioco rimasto è la guerra in cielo.
Ma questa sgradevole pace è illusoria non meno della guerra: per questo Oshii non la riprende “dal vero” (come già fece per altri film) ma la disegna, la rende attraverso l’animazione, attraverso un cartoon dallo straniante, impressionante “senso di realtà”, pieno di quel piatto e vuoto grigiore che chiunque respira tra le pieghe della vita di tutti i giorni. Il suo protagonista non è nostalgico dell’autentico come la bella ufficiale, che va ad annusare il letto dello scomparso e amato JinRoh: semplicemente (caninamente) abbraccia entrambe le illusioni, quella di pace, cui si abbandona con autentica indifferenza animale, e quella di guerra, cui si abbandona con altrettanta sconcertante facilità. Perché lui il carattere illusorio della falsa distinzione pace-guerra lo sa, lo sente nella pelle, anziché articolarlo in un discorso come fa l’amata ufficiale. E anche Oshii lo sa, e prima di spiegarcelo concettualmente ce lo fa sentire a pelle, ci fa assaporare per un’ora e mezza una purissima, distillatissima atmosfera, estremamente affascinante nella sua rarefazione.

Anche Oshii, come il suo protagonista, si abbandona alla doppia illusione di un “senso di realtà” che non può non falsificare con l’animazione. Ci fa annusare caninamente la realtà di tutti i giorni, nella sua inerzia e nei suoi momenti morti, per renderci consapevoli che questa stessa quiete post-storica coincide con la guerra perpetua di chi, come l’Uomo, sta sempre al di qua della storia, ed è obbligato a vivere ogni istante, soprattutto quelli di calma piatta, come una guerra totale. È così che ci invita a buttarci in quella mischia infernale che è ogni istante della nostra vita, anche e soprattutto gli istanti più apparentemente insignificanti, quelli che la sua animazione qui mima così splendidamente. Anche nel limbo del nostro eterno presente, come ci dice il protagonista nel pistolotto finale, ogni istante, pur così uguale al precedente, è anche impercettibilmente diverso. Differenza illusoria, certo, ma è all’illusione che ci sia un tempo che ci dobbiamo attaccare. Come cani e come guerrieri. Anche perché cani e guerrieri (come sempre in Oshii e come ribadisce la compresenza in Sky Crawlers di furiose sequenze di guerra e placidissime sequenze di pace) sono la stessa identica cosa.
 

03:09:2008

THE SKY CRAWLERS

di Mamoru Oshii

VENEZIA 65. IN CONCORSO