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THE SKY CRAWLERS di Mamoru Oshii Giappone, 122'
VENEZIA 65. IN CONCORSO |
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Un pilota ritorna. È un “Kildren”, ma ancora non
lo sa. Un Kildren è un preadolescente tenuto perennemente a uno stato
infantile grazie a dei farmaci, che lo rendono immortale a meno che non
muoia di morte violenta, in modo da poterlo utilizzare in una guerra aerea
permanente (tra due formazioni perfettamente equivalenti: i “Rostock”, dove
milita il protagonista, e i “Lautern”) che è il sollazzo spettacolare degli
adulti che si crogiolano in una pace perpetua. Il Kildren protagonista non
sa ancora di essere il sostituto di JinRoh, un pilota morto suicida perché
esasperato dall’eterna stagnazione a terra, pur intervallata dai
combattimenti aerei. Non esattamente suicida, a dire il vero: convinse la
sua amata, una glaciale ufficiale dei Rostock, a sparargli (la morte degli
immortali Kildren può essere solo violenta) per porre fine al terribile
eterno presente cui l’immortalità dei Kildren lo costringeva. Anche il
protagonista si innamora della bella e fredda ufficiale. Ma lui è troppo
aderente all’etica canina (che per il cinofilo, più che cinefilo, Mamoru
Oshii coincide con l’etica tout court: in tutti i suoi film il cane è il
personaggio chiave), che esaurisce la vita nel ciclo mangiare-bere-dormire,
per non sapere che l’inevitabile contraltare di questa paciosa inerzia è la
furia della battaglia. Fino alla morte in battaglia, che sceglie in
alternativa al suicidio per donare una speranza alla donna/bambina amata,
per dargli la consapevolezza che lo stagnante e disperate eterno ritorno in
cui anche lei è immersa, non è del tutto privo di speranza, perché anche i
sentieri già battuti e il riproporsi noioso del sempreuguale cela di volta
in volta una piccola differenza, a cui ci si deve aggrappare
combattivamente. Scopertosi mera pedina di un’infernale coazione a
reincarnarsi, a non poter vivere perché non si può morire (l’eterno ritorno,
puro e semplice), il soggetto si butta verso la morte sapendo che chi lo
sostituirà sarà finalmente diverso da lui proprio perché a lui uguale.
Anche Oshii, come il suo protagonista, si
abbandona alla doppia illusione di un “senso di realtà” che non può non
falsificare con l’animazione. Ci fa annusare caninamente la realtà di tutti
i giorni, nella sua inerzia e nei suoi momenti morti, per renderci
consapevoli che questa stessa quiete post-storica coincide con la guerra
perpetua di chi, come l’Uomo, sta sempre al di qua della storia, ed è
obbligato a vivere ogni istante, soprattutto quelli di calma piatta, come
una guerra totale. È così che ci invita a buttarci in quella mischia
infernale che è ogni istante della nostra vita, anche e soprattutto gli
istanti più apparentemente insignificanti, quelli che la sua animazione qui
mima così splendidamente. Anche nel limbo del nostro eterno presente, come
ci dice il protagonista nel pistolotto finale, ogni istante, pur così uguale
al precedente, è anche impercettibilmente diverso. Differenza illusoria,
certo, ma è all’illusione che ci sia un tempo che ci dobbiamo attaccare.
Come cani e come guerrieri. Anche perché cani e guerrieri (come sempre in
Oshii e come ribadisce la compresenza in
Sky Crawlers di furiose
sequenze di guerra e placidissime sequenze di pace) sono la stessa identica
cosa. 03:09:2008 |
THE SKY CRAWLERS di Mamoru Oshii VENEZIA 65. IN CONCORSO |
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