Come fa Achille "piè veloce"
a raggiungere la tartaruga, se nel tempo in cui lui accorcia le distanze lei
avanza impercettibilmente e inesorabilmente? Fin qui, Zenone. "Beat"
Takeshi, che già si era occupato di questo paradosso in quel sublime
svelamento della inamoviblie staticità intimamente appartenente al movimento
che era Dolls, prova ancora a
rincorrere Zenone. E lo sorpassa.
Machisu è il figlio di un
ricco commerciante d'arte, che, incoraggiato da un grande artista a
dipingere, passa tutta la sua vita a inseguire il sogno di diventare
pittore. Nel frattempo, ancora giovane la sua ricca famiglia va
improvvisamente in bancarotta, va in accademia insieme a un nugolo di
velleitari bohemien, si sposa, gli muore una figlia. Ma tutto questo gli è
perfettamente indifferente. Il suo unico cruccio è inseguire il
quadro, l'opera difinitiva che lo possa consacrare. Invano.
Le prova tutte: dalla naiveté del primo segmento del film (la sua infanzia)
alle sperimentazioni avanguardistiche del secondo (l'adolescenza), per
arrivare al terzo periodo (la mezza età, in cui Machisu è Kitano stesso) ai
dripping furibondi, all'action painting e a mille altri modi di lasciare
"che il mondo si dipinga da solo". E nel finale, vende a peso d'oro su un
ponte una mezza lattina arrugginita, lasciandosi "comprare" dall'ex moglie
che passa di lì e lo riprende con lui: ovviamente, è il ready made.
Col ready made, la parabola giunge al termine, e infatti una didascalia ci
informa che "fu così che Achille raggiunse la tartaruga". La parabola è
chiara, e investe tutta la storia dell'arte pittorica, seguendone la curva
discendente dopo la catastrofe moderno-novecentesca. Meglio: se la
catastrofe è, molto ovviamente, l'arbitrarietà imprevedibile dei flussi di
capitale (Machisu che precipita in un secondo dalla ricchezza alla rovina),
l'arte è l'immagine pura di questa arbitrarietà. Per questo nel film
l'impermeabile mondo dell'arte (il gallerista che respinge sempre Machisu
sulla base di giustificazioni puramente pretestuose) si confonde sempre più
chiaramente con l'impermeabile mondo del capitale; presentissimi in questo
film sono i soldi e la loro eterna mancanza.
E infatti, il susseguirsi degli stili dei tentativi di Machisu
(naif-avanguardia-informale-readymade) va in direzione di un'arte che sta
"già" nel mondo, che espelle l'artista. Accorgendosi che l'arte, come il
mondo, è inevitabilmente soggiogata dai capricci del capitale, l'arte si
affanna a rincorrere il mondo, il già compiuto, senza accorgersi che l'arte
è "già lì" nel mondo. Così come Machisu non si accorge che il suo capolavoro
definitivo (nel finale) è l'amore della moglie, cioè ciò ha sempre/già avuto
con lui. Così come gli spezzettati, sequenziali, ripetitivi, frammentari,
indefessi tentativi di Machisu di spazializzare il mondo intero nel quadro
"perfetto", sono già compiuti dalle magnifiche inquadrature che Kitano gli
cuce intorno, dalla staticità riconquistata allo scorrere (cinematografico)
del tempo, e grazie ad esso (oltre che a una cromaticità fauve quasi
godardiana).
> >Insomma: Achille ha un bell'affannarsi a rincorrere la tartaruga; basta
(come avviene nella sequenzina animata che apre il film) uno stacco di
montaggio, dalla veduta di profilo dei due in movimento a una frontale in
cui i due che corrono paiono non avanzare di un passo, per illustrare che
l'imprendibile tartaruga è sempre già lì. L'arte raggiunge il mondo non
rappresentandolo, ma scoprendosi percorsa dalla stessa discontinuità (che è
l'inevitabile capitale-catastrofe, in una parola il plusvalore). E questa
discontinuità è materializzata dai lampi ellittici e improvvisi che fanno
passare il film da una staticità all'altra (come sempre in Kitano),
dall'interminabile e frammentaria sfilata di comici tentativi di Machisu,
che può fermarsi solo quando Machisu/Kitano stesso si scopre opera d'arte in
quanto parte del mondo, e non in quanto autore. Così, nell'ultima scena sul
ponte, venditore improvvisato d'arte postmoderna avariata (la lattina), ma
"acquistato" /visto dall'amore, riesce nel miracolo di ricongiungersi con
ciò che lui stesso, immediatamente, banalmente e originariamente sta facendo
nello stesso fulmineo momento: vendere la propria stessa maschera naturale.
28:08:2008
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