la biennale di venezia 2008
Biennale Musica 52.

Birtwistle/Fedele/Harvey

Venerdì 17 Ottobre, Teatro alle Tese

 

di  bored-byron

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- Birtwistle/ Fedele/ Harvey

Cimentarsi nel quartetto d'archi dopo Beethoven può sembrare come dipingere girasoli dopo Van Gogh. Nel passato è sempre stato il banco di prova del compositore classico, a volte vero e proprio"feticcio" con cui confrontarsi.
Il problema più rilevante è sopratutto riuscire a dare uno scopo a questa "disciplina", o reinventarla, per non rimanere irretiti in uno sterile esercizio accademico.

Il quartetto Arditti gode di fama mondiale per le sue interpretazioni di musica contemporanea e del '900. Fin dalla sua fondazione, nel '74, sono state diverse centinaia le composizioni scritte per questo ensemble, che ha ottenuto numerosi e autorevoli riconoscimenti internazionali.
Sovente il quartetto lavora in stretta collaborazione col compositore di cui suona la musica. Molte le collaborazioni e le prime assolute mondiali di compositori quali Berio (di cui hanno recentemente inciso l'integrale dei quartetti, in presenza del Maestro ); Cage; Kagel; Kurtag; Ligeti; Scelsi; Xenakis; Stockhausen (di cui hanno registrato il celebre-sconosciuto Helicopter Quartet), solo per citare alcuni fra i nomi più celebri.
Palimpset è il quarto quartetto composto da Ivan Fedele nell'arco degli ultimi trent'anni. In questo lavoro il compositore cerca di utilizzare sistematicamente una estrema economia di materiali. Si predilige una successione di diverse figure che man mano instaurano fra di loro un rapporto dialettico. L'autore utilizza forme archetipe in un susseguirsi di corali, sequenze, tropi (scale ottenute per trasposizione della scala propria di uno dei modi). La composizione si apre con un ampio gesto di glissando di tutti gli esecutori che si trasforma in una lunga linea orizzontale "mictotonale", in cui i suoni sembrano cercarsi e interrogarsi fra di loro.
L'inizio della seconda parte produce algide suggestioni baltiche e l'intreccio del tappeto sonoro evoca quasi, in lontananza, flebile, l'echo di un organo liturgico. Una lunga, quasi estenuante nota acuta del violino dà l'attacco a una serie di "acrobatici" glissando alternati a repentini pianissimi in cui le corde dei quattro strumenti sembrano incollarsi fra loro, con un effetto concentrico.
In quest'ultimo movimento una delle corde sembra evocare il fruscio di una scotta che cigola su un veliero alla deriva: Ora ci si sente trasportare fra archetipi di modalità primordiali, fino alle sponde di un ultimo arcaico suono sommesso.
Harrison Birtwistle è fra i più originali compositori della scena britannica, fin dalla sua prima opera Punch and Judy del '67, e gode di una certa notorietà anche fra il pubblico "generalista", in particolare in seguito all'originale e controverso Panic, eseguito all'ultima serata dei celeberrimi "Prooms" di Londra nel '95. Spesso la sua musica è una costruzione insieme drammatica e drammaturgica, a tratti violenta, che non segue le logiche e le consuetudini della composizione "tout-court". La sua musica può vagare per direzioni sconosciute per poi ritrovarsi in un luogo riconoscibile, oppure perdersi all'infinito. O non riuscire a trovarla una via del ritorno, come quando sogniamo dei luoghi a noi familiari, ma che non riescono a ricondurci alle nostre case, nonostante percepiamo che l'ingresso debba varsi proprio lì, a un passo.

The Tree of Strings allude al poema gaelico di Sorley Maclean, ed è anche un omaggio all'isola di Raasey in Scozia, luogo di ritiro creativo del compositore
negli anni '70. La musica comincia con uno schiudersi di riverberi di calici di cristallo, in unosfondo sonoro via-via sempre più denso.
Si ergono alcune frasi quasi spezzate, lasciate sospese a metà, frantumate dall'irruenza del violoncello, quasi uno strumento percussivo.
A tratti gli armonici divengono ferrosi, corrosivi, finchè una cadenza ribattuta desta una serie di crescendi ansiogeni. La tensione drammatica del primo violino è in realtà il vero "leit-motiv" della composizione, che si inerpica in una stridente semantica di acuti, dove il violoncello spesso interviene come elemento di rottura: " Tiranno" delle cadenze, sembra voler spezzare il discorso.

Dapprima la viola e poi gli altri strumenti si spostano nei quattro angoli opposti del palcoscenico. Gli strumenti paiono contrarsi isolatamente, compenetrandosi e divenire infine sipario sonoro che si chiude sulla scena.
Svaniscono ad uno ad uno; rimane il violoncello a battere, a guisa di fendenti, quattro ultime note ribattute.
La scrittura di Jonathan Harvey si è spesso indirizzata alla ricerca di osmosi fra l'invenzione elettronica e l'indagine acustica (nei primi anni '80 Boulez lo invitò a lavorare all'IRCAM di Parigi ). è noto a un pubblico più vasto per Passion & Ressurection, musica per coro e orchestra da camera che fu impiegata per un film della BBC nel '99. Nel '93 riceve il "Britten award", uno dei più prestigiosi riconoscimenti del Regno Unito.
In Quartetto per archi n. 4 e Live electronics, gli archi amplificati producono suoni che vengono irradiati in sala da diffusori acustici, con la "spazializzazione sonora" di Gilbert Nouno. Una sequenza di suoni "raschiati" si propaga amplificata in circolarità polifonica. Si ha l'impressione che degli archetti invisibili graffino le robuste pareti delle "tese". Accrescendosi l'intensità gestuale degli esecutori, si viene avvolti da sciami di api e invasioni
di cavallette. L'effetto di disorientamento diviene sempre più avvolgente, come sentirsi sprofondare fra enormi spazzole di un autolavaggio. Il suono incalza e
si incrocia come le lame di spadaccini corsari, per poi arretrare; e d'improvviso pare avvertito in lontananza dalla terrazza di un alto grattacielo; e di nuovo balza in superficie, un U-boat che fulmineo schizza fuori fra spuma dei flutti. Nel secondo movimento si sente sabbia soffiata dal vento, fra cui vitrei cactus di note accuminate, si trasformano in onirico dialogo di cinguettii digitali. Ora l'amplificazione governata fa vibrare l'aria con una stralunata armonia che pare diffusa da uno sgangherato organo elettrico Farfisa, nel mentre che i musicisti sembrano incuranti di ciò che accade intorno a loro; la musica ora si sdoppia, si triplica in una sorta di concerto a più cori, ma come la manopola di una vecchia radio digitale che resta in bilico fra la sintonizzazione di più emittenti, finisce per svanire in lontananza.

Prolungati applausi dello sparuto ma competente pubblico per il compositore, presente in sala, e per gli eccellenti e ardimentosi interpreti.

 

la biennale di venezia 2008
Biennale Musica 52.

Birtwistle/Fedele/Harvey

Venerdì 17 Ottobre