La Sala
Stucchi dell'Hotel Excelsior è uno dei luoghi tradizionali per i
roundtable in cui s'incontrano registi ed attori presenti alla Mostra
del Cinema: il giorno di BLACK DAHLIA è piena di gente che saltella sulla
moquette. Tensione ed eccitazione, che poi si trasformeranno in placida
calma grazie a Brian De Palma e Scarlett Johansson: lei,
inaspettatamente, non è né la star da red carpet né la ragazzetta informe di
certe foto internettiane e sfoggia una bellezza tranquilla, non curata.
Sorpresa in positivo.
Mentre Mia Kirshner, Elizabeth Short nel film, si appropria di un non
meglio identificato "ruolo femminile principale" e risponde anche lei alle
domande poste solo al regista (!!!).
Hilary Swank non è al Lido e la sua mancanza si fa sentire.
Distribuiscono il libro agli intervistatori, in una bella nuova edizione con
fascetta promuovi-film: idea da ripetere nel futuro, goloso antipasto.
James Ellroy trasmette una puntuta carica emotiva, che emana
dagli occhi ravvicinati da squalo metropolitano, squalo in rosa. Vestito
color pastello molto Fifties, agitarsi compulsivo, ruotare senza sosta della
testa, simulazione - fallita - di superamento del trauma infantile
(assassinio della madre).
"Yo soy fashiiista! Duci, Duci!" sarà il suo improbabile esordio,
comunque simpatico: certe affermazioni è meglio ascoltarle dal vivo che
leggerle sub specie di farneticazioni su intenet.
Tira un'aria da "non si parla di politica e di argomenti che scottano", la
si respira ad ogni risposta.
Magari non era intenzione di tutti (quella di sviscerare delitti e atrocità
private e collettive), ma comunque attori-regista-scrittore si chiudono a
riccio.
Non tutti hanno il coraggio di Jonathan Demme o di Joe Dante...
Tre settimane dopo l'intervista è curioso andare a leggere i vari report
dell'incontro collettivo sulla stampa cartacea, che si lancia in
arditi "cut and paste" delle domande più interessanti: ma allora, che senso
ha proporre all'infinito, da parte di costoro, drammatici quesiti su
questioni epocali come "l'ultimo film italiano visto", o "quante volte va al
cinema alla settimana" o anche i fatidici "progetti futuri"?
SCARLETT
JOHANSSON
- Il ruolo che mi è stato
proposto mi ha subito affascinato e coinvolto molto e, in quanto non
ambientato nel presente, si potrebbe pensare che io possa aver studiato
Vivien Leigh, Shelley Winters o Bette Davis, ma in realtà non ho pensato
realmente a qualcuna di loro.
- Film recenti? Mi
è piaciuto il documentario UNCONVENIENT TRUTH, sulla campagna di Al Gore per
la sensibilizzazione sul tema dell'aumento della temperatura del pianeta.
- Non voglio essere "type-cast", non rientro in uno stereotipo: sì, sono
eclettica.
- Sono molto fortunata perché ho sempre potuto fare quelllo che volevo, fin
dall'infanzia, poiché ho iniziato da bambina a fare questo lavoro.
- L'unica cosa è che il mio IO è inattingibile, perché la stampa, chi mi
riconosce per strada e anche voi, qui, oggi, nessuno può pensare di
conoscermi veramente! E quindi niente o poco di quello che interpreto
rispecchia veramente quello che sono.
KMX Il fatto di essere rimasta fuori dagli Stati Uniti per così tanto
tempo, il fatto di viaggiare molto per lavoro - LOST IN TRANSLATION, MATCH
POINT, SCOOP e BLACK DAHLIA, e quindi Londra, Tokyo e la Bulgaria - ti è
servito, ti ha cambiato un po' o influenzato, arricchito in qualche modo a
livello personale o recitativo e lavorativo?
SJ
No, anzi. Al di là dell'arricchimento personale e del piacere di viaggiare.
In questo senso Londra mi è comunque piaciuta molto più della Bulgaria, per
esempio, se non altro perché il ricordo che ne posso avere è quello di buie
e fredde giornate durante le quali pioveva sempre... Lì non avevo un posto
in cui ritrovare me stessa e rifugiarmi. No, amo moltissimo la mia città,
New York, adoro ritornarci e non c'è niente di meglio che starmene nel mio
appartamento a Manhattan, dove ritovo me stessa, il mio ambiente e riconosco
la mia vera matrice culturale. Inoltre i miei migliori amici, il giro di
persone che mi sono più care, i miei ristoranti preferiti, beh, li ritrovo
tutti a New York... Non esito un istante se mi propongono film ambientati
nella mia città.
No, in
questo senso non sono cambiata, sono rimasta me stessa in questi ultimi
anni.
JOSH HARTNETT
-
Recitare con attrici belle e sensuali come Scarlett e avere scene di sesso
con loro è sempre un motivo in più per accettare certi ruoli!
- è da 6 anni che sono nel
progetto: prima c'erano 200 pagine di script, si pensava di girarlo in b/n,
il film doveva durare 4 ore e il regista era diverso. C'eravamo solo io e
Josh Friedman, lo sceneggiatore, e, come potete capire, era un progetto
completamente diverso.
- Brian De Palma è
sempre stato un punto di riferimento e il fatto che il film sia poi passato
in mano sue, per la regia, è risultato molto, molto stimolante.
KMX Sei stato ossessionato anche tu dalla Black Dahlia reale o da
quella di James Ellroy, è qualcosa che ti è entrato dentro e ti ha
condizionato, influenzato, colpito durante la lavorazione del film? Poi:
come fai "difenderti" da Hollywood e da Los Angeles, che sono realtà così
pericolose ed ambigue, così doppie, capaci di attirarti e condurti in
un retro dal quale, per i motivi più svariati, un attore rischia di non
uscire più, anche solo per il fatto di vivere una realtà fatta di gossip,
riviste, interviste, pubblicità, in cui vede continuamente la propria
immagine moltiplicata in tanti °doppi°?
JH
No, in realtà, a differenza di James, Brian e molti altri, artisti e non,
non sono mai stato ossessionato da questa vicenda, che ho cercato di
elaborare a un livello molto professionale, molto distaccato, anche se mi ha
consentito di tirare fuori e rendere esplicito il mio lato più °dark°, più
nascosto e scandagliare quella che è la mia complessità interiore, che non
sentivo ancora ben sfruttata nel mio lavoro da parte dei precedenti registi.
Come sai, sinora avevo interpretato ruoli da eroe, ruoli un po' troppo
fortemente caratterizzati in un senso univoco, un po' stereotipati, anche se
magari più giustificati dall'essere un attore giovane.è
importante mantenere questo distacco, in generale, per non rimanere troppo
attaccati al personaggio e farsi influenzare da esso nella vita privata e
nella realtà quotidiana. Per quanto riguarda la seconda parte della tua
domanda.. beh, devo dirti che il modo migliore di "difendersi" da Los
Angeles è quello di NON viverci!
E sto parlando solo della città e non di Hollywood: io, infatti, vivo a New
ork da un po' di tempo e la cosa mi permette di mantenere, anche in questo
caso, un certo distacco. In quanto a Hollywood... beh sì, effettivamente c'è
un lato oscuro del sistema che inquieta e dal quale, come dici tu, bisogna
difendersi, anche se forse le cose non stanno più come ai tempi di Elizabeth
Short, in cui qualcuno rischiava la vita se incontrava le persone sbagliate
o faceva scelte azzardate.
Non ho visto ancora nessuna "golden room" e mi auguro di non vederne...
Spero e credo che buona parte di quel "retro" (°backside°) di cui parli tu
se ne sia andato col tempo, non c'è più una vita notturna (nightlife)
"malsana", oscura, tutto è sotto le luci dei riflettori, anche perché è
cambiata Los Angeles e non si vive più molto per strada, non si va più in
giro di notte... Almeno, le star non lo fanno.
JAMES ELLROY
- Hi
ev'rybody! Who are you talking about? I'm wondering: Black Dahlia?" e,
cantando, "Betty...who killed you?
- I don't talk about politics, no Bush, no war in Iraq! I will never slag my
country in front of foreign journalists, right? The war in Iraq, president
Bush, America today did not exist in 1947. Black Dahlia has nothing to do
with America today, ev'rything to do with L.A. in 1947. No politics! I'm
very right-wing, don't bug me! Yo soy fascista...Duce, Duce!
- It's more Los Angeles in 1947, the year before my birth, that I love, more
than the whole America. And you all know the story: my mother was murdered
in June of '58, the case was never solved and I became obsessed with the
crime and the day of my 11th birthday my father got me Jack Webb's book "The
Badge", it contained a summary of the Black Dahlia murder case: it talked
about my mother and the Black Dahlia as one. Many years later I wrote the
book.
- The story of the Black Dahlia has haunted me very much. I got obsessed, it
was the foundation of my obsessions with L.A. and its criminal and social
history. It is of all my novels the most personal story that I have ever
wrote and Bucky is the most like me of any of my characters.
- It's portrayed well enough, in the movie. Watch Mr. Hartnett: he's always
thinking, he's always wondering, he's always measuring, he's always
calculating. He's someway passive, he's fisically courageous but only when
pushed to the ends of his psyche. Look at Mr. Hartnett: the eyes of the
haunted...are always moving. He has small eyes, like me! Small brown eyes,
but they're always going like this... (muove lo sguardo ripetutamente a
destra e a sinistra, N.d.R.). Your ability to understand this movie is
predicated on your ability to think at the pace of the characters.
- My obsession is a creative obsession but was realized over twenty years
ago when I wrote the book. It's not like I wake up every morning and I go
mmmhhhh, my mother was murdered, mmmhhh... Black Dahlia.... I'm a normal
human being! It's very easy for me to get obsessed by women, but it's ok,
life goes on!
- I'm writing the third volume of my Underworld Usa Trilogy, which is the
sequel of my novels "American Tabloid" and "The Cold Six Thousands"... I'm
writing as fast as I can and I'm not telling ya the title!
- I only enjoy crime movies, like THE CROUPIER, but it was six or seven
years ago...
KMX Is the character of Swank's father echoing the real George Hodel
(vedi prossimamente su Kinematrix la seconda parte di ONE SIDE MAKES YOU
LARGER, ONE SIDE MAKES YOU SMALL sul backworld hollywoodiano dietro
l'assassinio di Elizabeth Short e l'adesione di Ellroy, nel 2003, alla
versione fornita da Steve Hodel, figlio di George, famoso medico losangelino
amico di Man Ray e Walt Disney, accusato di vari reati sessuali da parte
della figlia, sorella di Steve, N.d.R.) and is the scene of the crime
in someway a version of the so-called "golden room" in Hodel's house?
JE I don't talk about who really killed Elizabeth Short. Anyway: no,
no direct connections with the figure of the father and the scene of the
crime. °George Hodel does not exist for me°, it's the best record I can give
you. I'm not interested in "who" killed the Black Dahlia...The one thing I
don't want to talk about in this tour is "who killed Elizabeth Short": I
don't care, I don't know, she's dead and the guy who killed her is not out
there killing women or, at least, not anymore and I can tell you that he's
not a risk for anybody now...
BRIAN DE PALMA
- Se vedo molti
film? Sì, adesso ad esempio sono appena tornato dal Festival di Edinburgo
dove ne ho visti circa 50 e ciò che preferisco è studiare quelli prodotti in
altri paesi, vado alla ricerca di attori, guardo le scenografie, ascolto le
colonne sonore... anzi, credo di essere l'unico regista nella storia del
cinema che va ai festival per vedere i film e mi dispiace di non potere
incontrare i miei colleghi e anche viaggiare con loro. Sono sempre solo...
- Film italiani visti? Mmmhhh... (silenzio infinito, N.d.R.)... No, no...
- Ho letto il romanzo una quindicina di anni fa e l'ho trovato un fantastico
noir, ma non adattabile, vista la sua complessità. Poi invece L.A.
CONFIDENTIAL mi ha convinto che quei problemi di sceneggiatura potevano
essere risolti cinematograficamente. Inoltre lo script di Josh Friedman e
James Ellroy, cui avevano già lavorato per più di cinque anni, era un buon
punto di partenza sul quale lavorare. Ho cercato di mantenere l'integrità
della narrazione e di raccontare, in forma breve, un po' tutte le storie
presenti nel libro, concentrandomi sul fatto che la Black Dahlia, Elizabeth
Short, è l'unico personaggio veramente onesto, perché tutti gli altri sono
in qualche modo degli imbroglioni, dei bugiardi e vanno direttamente
all'inferno, mentra B.D. è l'unico character verso il quale il pubblico
prova empatia. Per questo nel film le ho dato questo aspetto così luminoso e
si distingue da tutti gli altri per tale motivo
- Sicuramente quello che continua a mantenere viva la memoria di Black
Dahlia e che genera l'ossessione di molte persone, e anche la mia, sono le
immagini, le foto del cadavere, del viso sfigurato... Questo orrendo delitto
colpisce perché riguarda questa dolce e innocente ragazza che viene
smembrata e il corpo devastato viene lasciato lì, in mezzo a un prato e
questo è il motivo per il quale io ho mantenuto le foto del corpo così
com'erano, sino alla fine del film: per fare in modo che la gente capisca i
motivi dell'ossessione che perseguita i due protagonisti. Sono immagini che
ti rimangono impresse nella memoria per sempre, cosa che accade anche per i
poliziotti, in genere, e finiscono con il non liberarsene mai".
- Progetti futuri? TOYER, il film che dovevo realizzare anche a Venezia e in
Bulgaria, e il prequel di THE UNTOUCHABLES, con l'ascesa di Al Capone e il
suo rapporto con il personaggio interpretato da Sean Connery e finisce con
il massacro di San Valentino.
KMX (la domanda fa riferimento allo spunto iniziale di ONE SIDE MAKES
YOU LARGER, ONE SIDE MAKES YOU SMALL, in home page di Kinematrix, che mette
in relazione WHERE THE TRUTH LIES, MULLHOLLAND DRIVE e, appunto, BLACK
DAHLIA) Come spiega il fatto che negli ultimi anni siano uscite pellicole
noir come LE FALSE VERITA', MULHOLLAND DRIVE e il suo ultimo film, che
in qualche modo trattano figure di femmes fatales, di "doppi"
femminili tesi a rendere esplicita la doppia natura, solare e oscura, di
Hollywood e se pensa a possibili reciproche influenze tra esse?
BDP In realtà questo è un genere molto, molto difficile da
finanziare: storie dark, noir con femmes fatales come
protagoniste. In realtà sono storie che noi amiamo, che ci piacciono molto,
ma quelle che tu hai citato non sono neanche state un grosso successo dal
punto di vista degli incassi al botteghino, il che rende ancor più difficile
la possibilità di finanziarle. Se uno va a guardare quelli che sono stati i
film di questo genere negli anni Quaranta, si rende conto che all'epoca
venivano praticamente prodotti a catena, uno dopo l'altro, cosa che non
succede più nel sistema hollywoodiano. Questo tipo di sensibilità è venuta a
mancare e spero, mi auguro che non succeda ancora (come per il western e i
musical) e che passino di moda ancora una volta. Come dicevi tu è un momento
fortunato: speriamo che duri! In realtà questa specie di °revival° è partito
da L.A. CONFIDENTIAL, che però ha un happy ending, con la prostituta che
finisce con il detective, mentre nella maggior parte dei noir muoiono tutti
oppure rimangono segnati, marchiati a vita.
MIA KIRSHNER
- Il
film che ho preferito tra quelli visti di recente è LA PIANISTA (Haneke),
con un'attrice straordinaria, Isabelle Huppert, e la sua interpretazione mi
ha spezzato il cuore...
- Io vivo in Canada, a Vancouver, per sei mesi all'anno e devo dire che lì i
film italiani proprio non arrivano...mi spiace!
- Devo dire , senza sembrare troppo Polianna, che questo film all'inizio mi
terrorizzava e Brian mi ha fatto coinvolgere emotivamente al punto che in
alcune scene ero talmente spinta da Brian a provare nuove emozioni ed
espressioni, che quasi arrivavo a vomitare a causa della tensione! ("He
pushed, he pushed, he pushed...!", riferito a De Palma, N.d.R.)
- è sicuramente l'esperienza più importante che io abbia mai portato a
termine (ed Egoyan? N.d.R.) Tra l'altro ho visto molti film dell'epoca, con
Vivien Leigh, ad esempio, o Edy Lamarr, perché sicuramente Ellroy aveva
pensato a queste attrici per caratterizzare la Black Dahlia del film.
- Ho comprato una
casa a Parigi, adesso la sto ristrutturando e girerò un film lì, ma il fatto
di non vedermi molto sullo schermo dipende dal fatto che non ritengo di
dover lavorare a pieno regime e tengo sempre sei mesi per vivere la mia
vita, una vita normale, viaggiare... Se non fai altro che lavorare perdi il
contatto con il vero "te stesso..."
AARON ECKHART
Sguardi
di compassione da parte di Scarlett Johansson, silenzi, nessuna domanda e,
in risposta all'unico quesito postogli ("I tuoi prossimi progetti?"), il
povero Aaron se ne esce con un gelido
"I think I'll give up acting..."
|
INTERVISTA A DAVID LEAF
KMX Ci sono stati molti ospiti oggi, ed anche ieri, per la proiezione del
suo film. Eravamo curiosi di sapere se ritiene che questa partecipazione sia
dovuta al fatto che il film è attinente alla situazione politica
contemporanea. Forse perché c’è un disagio generale tra la gente oggi ma c’è
la mancanza di una figura come John Lennon, di un artista che può
rappresentare i pensieri della gente. Crede ci possa essere una ragione in
merito?
DL Penso che le persone che stanno applaudendo lo stiano facendo
innanzitutto a John Lennon, a ciò che ha realizzato, a cosa si è opposto e
cosa ancora rappresenta.
Tra i più giovani che hanno visto il film, molti mi hanno chiesto “Dov’è il
nostro John Lennon?”; i più vecchi, pressappoco della mia età, hanno detto
“Dov’è John Lennon ora che abbiamo bisogno di lui?”. La risposta ad entrambi
i gruppi è “John è nel film”. Come dice Yoko, il suo messaggio è ancora vivo
e penso che, se John Lennon fosse vivo, una delle cose che ricorderebbe è la
nostra responsabilità di fare del mondo un posto migliore, ad ognuno di noi,
la pace inizia con ogni persona e John era molto deciso in merito a questo
punto. Dopo i Beatles il senso era di non dover aspettare che fosse il
nostro leader a risolvere i nostri problemi, non dovremmo cercare degli
eroi, dovremmo essere eroi noi stessi. Penso che la gente stia applaudendo
John e penso anche che siano inspirati da lui, che siano colpiti dalla sua
morte, sono colpiti dal suo coraggio e stanno applaudendo quasi come se
sperassero che qualcuno come lui apparisse davanti ai nostri occhi. Penso
che la gente stia vedendo una tremenda attinenza tra ciò che gli è successo
con ciò che è successo in America cinque anni fa e cosa questo significhi
per il mondo.
Secondo me, e probabilmente secondo molte persone, c’è stata una specie di battaglia, culturale
e non solo, tra
i gruppi rock e il governo degli Stati Uniti negli anni ‘60 e all’inizio degli anni ’70.
Soprattutto durante la prima presidenza di Nixon, questa battaglia è stata vinta dal
governo. Non so se Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison come Martin
Luther King e Malcom X siano stati tutti uccisi, se ci sia stato un progetto
per la loro eliminazione. Ho un’opinione personale in merito, e la tengo per
me. Non voglio che mi dica il suo parere a questo riguardo, ma considerando
anche il mutamento avvenuto nei testi e nella musica dello stesso Bob Dylan
dopo il famoso incidente in motocicletta del 1966, che potrebbe essere stato
provocato da qualcuno - e il timore di esporsi dei musicisti di oggi, di
comporre, insomma, brani di protesta - ritiene che gli artisti pop rock
odierni agiscano sinceramente o abbiano semplicemente paura per la loro vita
se dovessero raccontare la verità sul loro paese?
Penso che gli artisti dicano le grandi verità. Michelangelo è vissuto in un
periodo non tra i più pacifici, eppure si oppose al Papa. I grandi artisti
non hanno paura e John Lennon era un grande artista e penso che una delle
cose a cui la gente sia sensibile è che nessuno poteva dirgli cosa pensare,
nessuno poteva dirgli cosa dire. Ci fu uno scontro all'interno dei Beatles,
all'inizio, perché Brian Epstein voleva che Lennon agisse in un modo che
avrebbe assicurato il loro successo, e penso che John, dopo i Beatles, non
sentì più questa pressione esterna volta a fargli evitare di dire ciò che
pensava. Gli artisti non possono parlare, per fare un'ovvia osservazione che
era vera 35 anni fa ed è vera oggi, perché la più tiepida forma di dissenso
porta ad una reazione fortissima, una reazione negativa e non importa quale
sia la loro linea politica: c'è così tanta gente che non sarebbe d'accordo
con loro che è più facile e più sicuro non dire nulla e trovare una causa
generica da sostenere. Al contrario di quanto John Lennon fece, che fu così
importante, che era di mettere a rischio la propria esistenza per una
campagna per la pace. Non aveva niente da guadagnare mettendosi in un letto
con Yoko, non aveva bisogno di alcuna attenzione, era già una delle persone
più famose al mondo, non stava promovendo un nuovo album, non stava
promovendo un film, stava promovendo la pace, questo è vero coraggio.
Vorrei sapere la sua opinione, se dovesse fare un paragone tra John
Lennon e artisti o cantanti di oggi, su Bruce Springsteen in America o Bono
Vox in Europa. Cosa ne pensa?
Credo che entrambi Bruce Springsteen e Bono si siano ispirati moltissimo a
John Lennon. Credo che Bono sia un grande "uomo di stato". Amo gli U2 e
ritengo ciò che Bono fa sia davvero grande: è solo diverso da quanto John
Lennon fece, ma penso che Bono stia avendo un impatto incredibilmente
positivo sugli eventi del mondo e uno può solo applaudirlo per questo.
Ricordo di essermi trovato in un negozio di dischi, 25 anni fa, e nel
negozio si ascoltava "Sunday Bloody Sunday", e di aver pensato: "Chi è
questo? Dio, sono grandi" ed era la prima volta che sentivo gli U2. Adoro
quello che realizzano e amo il fatto che stiano facendo seguire alle parole
i fatti. Considero Bono una delle persone più importanti nel mondo oggi, e
ci vuole un gran coraggio per uscire da ciò che conosci meglio.
è il cantante di un gruppo rock' n roll quello che dice: "Ok, userò
la mia posizione per tentare di cambiare il mondo". Secondo me la gente può
criticarlo, ma non io. Penso sia meraviglioso.
Bruce Springsteen è stato un'eccezione in America per la gente media, parla
davvero in favore della gente. è
un eroe della classe operaia e, ironicamente, come lui ha frequentato
il college, così John Lennon ha studiato in una scuola d'arte. Questa è
l'atipicità della gente proveniente dalla classe operaia della loro
generazione: parlano a favore della gente della classe operaia anche se non
ne fanno parte. Ma penso siano voci grandi ed importanti.
è facile criticare, è molto
più difficile essere al loro posto e fare quello che fanno, specialmente
sapendo che con i media, per come sono oggi, qualsiasi osservazione è
trasmessa in tutto il mondo quasi istantaneamente e può creare un forte
reazione collettiva, può scatenare un qualsiasi tipo di dibattito. Quindi
ritengo sia molto più difficile essere impavidi oggi, perché gli attacchi
possono venire da ogni parte.
Alcuni nomi di gruppi, di gruppi rock, che considera importanti ora? Tra
la generazione più giovane, non Bruce Springsteen o Bono che sono oltre i
40, 45, alcuni dei gruppi più giovani, crede ci sia qualcuno che è
politicamente impegnato?
Perché loro sono troppo vecchi per questa discussione? (ridendo)
No, vanno bene, ma alcuni almeno un po' più giovani. Cosa le piace?
Il mio artista preferito del XXI° secolo è Rufus Wainwright. Adoro Rufus
Wainwright. Credo sia un grande compositore, un grande pianista e il miglior
cantautore della sua generazione. I cantautori sono gli artisti che ammiro
di più. In termini di artisti più giovani, non saprei... Appena diventi più
vecchio è sempre più difficile innamorarsi di un gruppo, perché hai sempre
meno tempo da dedicare all'ascolto della musica. Penso a quando hai 13 o 14
anni e scopri i primi gruppi, t'innamori del loro sound e li ascolti 150
volte alla settimana. Chi può trovare il tempo per farlo quando si superano
i 30/35 anni? Così ci immergiamo nella musica adesso più di quanto facessimo
quando eravamo più giovani. Penso comunque che Kanye West stia dicendo delle
grandi cose.
La musica pop è sempre stato un bene economico di distribuzione, era stata
ideata per gli adolescenti, per l'energia degli adolescenti, per l'emozione
degli adolescenti, ed è quasi ingiusto aspettarsi che la gente e i gruppi
pop abbiano qualcosa di importante da dire. Penso sia una di quelle cose
contro cui John Lennon si oppose, Pete Townshend era un altro della stessa
generazione, di certo anche Bob Dylan. C'erano moltissime persone che
crebbero in quella generazione, che erano ben istruite e determinate a usare
quanto sapevano e quanto vedevano come una parte della loro arte.
Nel film c'è anche un movimento pacifista, che è uno tra i più importanti
e tra i più ricordati nella Storia. Ha mai avuto paura di diventare
nostalgico e retorico nei confronti di questo movimento?
Spero che questo film non sia nostalgico, spero che questo film dia la
sensazione che stia tutto succedendo ora anche se quanto è accaduto a John
Lennon avvenne molto tempo fa. La nostalgia è positiva quando stai pensando
a meravigliosi ricordi di famiglia, ma quando parliamo del 1960, furono dei
momenti terribili. Gli Stati Uniti, come hai visto nel film, erano sull'orlo
della guerra civile, una guerra culturale, una guerra generazionale... e
così di questo non sono nostalgico, spero non passi attraverso il film. Si
tratta solamente di una storia importante che avvenne e così accaddero molte
brutte cose negli anni '60, così tante grandi personalità furono
assassinate, Martin Luther King, Robert Kennedy, Malcom X, così tante
persone persero la loro strada, così tanta gente fu privata dei propri
diritti da un governo che mentiva, da una presidenza criminale. Quando penso
alla nostalgia, penso a quand'ero bambino e giocavo coi miei fratelli. Non
penso agli anni '60 come di qualcosa di cui essere nostalgici, li considero
come qualcosa da ricordare, come diceva il grande filosofo: "Quelli che
ignorano la storia sono condannati a ripeterla". Il film non è una lezione
di storia, è semplicemente la grande storia di qualcosa che accadde molto
tempo fa e che può dirci molto riguardo al mondo oggi..
è stata una scelta
estetica quella di concludere il film con un tipo di finale ellittico
riguardo alla morte di John, semplicemente parlandone ma non dicendo di più,
solo concludendola così?
Il film non è una biografia, è molto incentrato sulla battaglia tra il
governo degli Stati Uniti e John Lennon quando si impegnò nella campagna per
la pace. Nello stesso modo sentiamo solamente alcune cose a proposito della
sua infanzia, abbiamo bisogno di sapere da dove venisse per spiegare la
rabbia che aveva, quel sentimento di vuoto, il sentimento di ribellione,
comprendiamo da dove viene. Allo stesso modo, se avessimo finito il film
quando John ottiene la sua carta verde, il pubblico avrebbe pensato "Aspetta
un secondo, sappiamo cosa è successo". Ma non vogliamo soffermarci su
questo, perché tutti sanno cosa avvenne, quindi passiamo davvero rapidamente
attraverso quell'orribile evento in modo da avere un finale agrodolce. Ma
come Yoko dice alla fine: "John forse è morto, ma il suo messaggio è ancora
vivo", è messo a punto per essere un'ispirazione. Sappiamo, qualsiasi credo
possiamo avere, che ci sono cose avvenute cento, se non mille anni fa, che
continuano a ispirarci. Così John Lennon è scomparso solo 26 anni fa, in
termini di sequenza storica, quindi è relativamente recente. Sarebbe
interessante vedere, tra 50 o 100 anni a partire da ora, che cosa penserà la
gente. Secondo me questo film si propone di mostrare perché John Lennon fu
importante, benché fosse nei titoli, e perché, quando morì, la gente lo
pianse così profondamente e lo fece perché era un eroe, perché era
coraggioso e si oppose al potere.
Venezia, 28:10:2006 |