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Pazienza per il Premio a Crialese, la cui marcia, retorica tonitruanza
mascherata da realismo magico, da aspirante Tornatore, non meritava nulla.
Per il resto, un verdetto veramente ineccepibile. Lodi alla giuria,
che (caso più unico che raro a Venezia – è dal 1989 di
Città dolente di Hou
Hsiao-Hsien che non succedeva) premia il più bel film del concorso, e
provvede a lanciare Jia Zhang-Ke nella “stardom” del cinema d'autore dopo
una gavetta di dieci anni e quattro grandi o grandissimi film (Xiao
wu, Platform, Unknown pleasures, The World). Ne sentiremo parlare a
lungo, c'è da scommetterci, anche se alcuni stolidi corvi della nostra
stampa hanno storto il naso (“Ma non incasserà niente!” - i terroristi sono
loro, altro che Straub).
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