di Marco GROSOLI

Pazienza per il Premio a Crialese, la cui marcia, retorica tonitruanza mascherata da realismo magico, da aspirante Tornatore, non meritava nulla. Per il resto, un verdetto veramente ineccepibile. Lodi alla giuria, che (caso più unico che raro a Venezia – è dal 1989 di Città dolente di Hou Hsiao-Hsien che non succedeva) premia il più bel film del concorso, e provvede a lanciare Jia Zhang-Ke nella “stardom” del cinema d'autore dopo una gavetta di dieci anni e quattro grandi o grandissimi film (Xiao wu, Platform, Unknown pleasures, The World). Ne sentiremo parlare a lungo, c'è da scommetterci, anche se alcuni stolidi corvi della nostra stampa hanno storto il naso (“Ma non incasserà niente!” - i terroristi sono loro, altro che Straub).
Doveroso il Premio al grande Resnais, come l'incoraggiamento, con il Premio della Giuria, a un giovane africano del Ciad (Haroun) che ha mostrato un ottimo talento, idee molto chiare e un polso registico non comune.
Scontata la Coppa Volpi alla Mirren. Quella a Ben Affleck rimane il mistero più inspiegabile della Mostra, molto più impenetrabile del nuovo film di David Lynch. Ma, al di là di questo, lo ripetiamo: un verdetto magnifico.

 

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