61ma mostra del cinema di venezia

KINEMATRIX INTERVISTA JONATHAN DEMME

 

di Gabriele FRANCIONI e Riccardo FASSONE

I like this idea the script has that perhaps the most dangerous terrorists of all, today ,the greatest threat of mankind are these guys in suits that make billions of dollar from war . It’s very intrigueing.



KINEMATRIX: Abbiamo la sensazione che spesso nei suoi film la “scrittura” avvenga principalmente, se non esclusivamente, attraverso l’elaborazione di un testo “per immagini” piuttosto che, secondo un processo convenzionale, attraverso parole. Lo stesso dicasi per l’ uso delle musiche e del movimento in senso lato dei corpi e della m.d.p..
Quanto è vero tutto ciò e quanto deriva dalla lezione di Roger Corman del “mixing genres” ?
Inoltre: negli ultimi suoi due film, THE TRUTH ABOUT CHARLIE e, appunto, MANCHURIAN CANDIDATE , le figure dei neri supportano ed esprimono un’idea di verità o di ricerca della verità espresse attraverso una forte fisicità e il supporto delle musiche della colonna sonora, mentre i bianchi ( Wahlberg e Schreiber/ Streep ) SONO il nascondimento del Vero, attuato attraverso una iperproduzione di parole false.

JONATHAN DEMME: Sia per quanto riguarda il primo che il secondo punto, beh, credo che questa sia una bellissima interpretazione! Mi tocca profondamente. Avete ragione e sono completamente d’accordo con essa.
Sono molto contento del fatto che, da PHILADELPHIA in poi, almeno uno dei miei personaggi principali sia stato “di colore“. Come americano credo che sia irresponsabile fare film da parte dei bianchi PER i bianchi, perché è una specie di “bugia” ed è un modo per rinnegare, appunto, il Vero.
E’ come uno “strangolamento”, una strozzatura del flusso vitale ematico, dello scambio di sangue dall’Africa e poi dagli afroamericani verso l’esperienza e la storia americane.
In SOMETHING WILD, il personaggio di Jeff Daniels, che è un tipo piuttosto strano ed in una fase di crisi, per fortuna non è razzista e riesce a risolvere i suoi problemi esistenziali grazie alla forza che “l’afroamericanità”, luoghi e persone, riescono a comunicargli. Soprattutto, come dicevate, attraverso la musica nera, il Blues in particolare. Credo assolutamente in quello che lei ha detto e…grazie !
Io, cittadino di un paese multietnico, posso dire di aver tratto vantaggio, nel viaggio della mia vita dall’esperienza vissuta attraverso gli occhi della gente di colore e ne ho guadagnato e questo lo voglio portare nei film attraverso l’uso della musica.

KINEMATRIX: Esatto, al punto che l’inizio del film è un mini-racconto in forma musicale, con quattro tagli di montaggio a cui corrispondono quattro “esposizioni” di altrettanti stili musicani, etnicamente connotati (hip hop, reggae, rock, heavy metal) e durante la storia lei usa Wycleaf Jean, che è lo specchio del suo amore per Haiti e delle sue ricerche “filmiche” sull’argomento…

J. DEMME: Assolutamente sì! Sì, certo! Avrà notato che quando abbiamo Denzel Washington sulla scena c’è sempre il “contrappunto” musicale della chitarra di W. Jean…

KINEMATRIX: Certo e ci sembra che questo confermi il fatto che la scrittura più importante sia appunto quella realizzata attraverso suoni e immagini, piuttosto che con l’uso dei dialoghi…

J. DEMME: Bene, bene…sì, certo, è il mio modo di lavorare. Grazie!


 

Demme risponde poi alle domande di altri giornalisti. Qui di seguito riportiamo in forma discorsiva l'insieme delle considerazioni del regista.

J. DEMME: Noi riteniamo che sia impossibile identificarsi in un partito politico, vista la loro somiglianza negli USA Non esiste un partito FORTE che rappresenti realmente le aspettative della gente.

 

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Una sfida è stata quella di visualizzare la campagna elettorale dal punto di vista elettronico, cercando di stare al passo coi tempi “tecnologici” dell’elezione attuale. In questo senso c’è un riferimento diretto (i guanti da pugile) al tono dello scontro tra Kerry e Bush.

Lo sceneggiatore ha preso la decisione di trasformare Raymond nel vero candidato, anche se come vice, perché solo così si poteva avere la figura della madre che mette in atto il progetto di brainwashing, impossibile da avere, invece,nel caso del più anziano candidato alla presidenza.

Denzel Washington rappresenta una dimensione afro-americana e lo script ne ha tenuto conto. DW lo propose a me, dopo che gli Studios avevano deciso di fare il remake col protagonista di colore, e l’idea è assolutamente perfetta.

Nel film è rintracciabile l’aspetto afroamericano e non più il comunismo, in quanto minaccia obsoleta, sostituita dalla minaccia reale delle multinazionali. Ci si sarebbe aspettati forse Al Quaeda, secondo le visioni e le opinioni di Cheney, ma il Vero Uomo Nero è quello che governa le multinazionali.
Ci siamo concessi molte licenze poetiche, a questo proposito, rispetto ai casi ENRON e altri.

Il mio primo remake, The Truth About Charlie, era una versione nera di SCIARADA. Avrebbe dovuto essere tale, almeno, ma non potemmo avere WILL Smith. MANCHURIAN CANDIDATE invece l’ho fatto per la presenza di un grande copione con DW protagonista.

Il film è connotato non tanto da uno stile classico, ma da un ritorno allo stile di SILENCE OF THE LAMBS. Mi sono divertito finalmente a fare un thriller simile a quello.

Abbiamo rifiutato di portare il film alla Convention dei Democratici, perché probabilmente non avrebbe dato alcun servigio a Kerry, sarebbe stato di cattivo gusto e il film avrebbe perso la sua identità di assoluta autonomia.

Io mi sento schizofrenico perché ho un impulso indipendente, ma lavorando con gli Studios mi sento responsabile per i budget (Corman...). Ma anche i grandi prodotti non devono piacere a tutti e riflettere il punto di vista dei produttori: in ogni caso non sono mai soddisfatto alla fine di questi lavori.
Il fatto è che per fortuna sono un frequentatore entusiasta di sale di cinema, e ciò rappresenta una buona qualità: quando realizzo un film io SONO il pubblico e gli dò quello che chiede, come in questo caso il thrilling, la violenza, perfino una situazione d’incesto!
L’importante è tenere veglia l’ attenzione del cervello senza rimanere in superficie.

Io amo molto LA BATTAGLIA DI ALGERI, IL CONFORMISTA e LAMERICA, che rappresentano questo mio modo di vedere il cinema, come fusione d’idee e stile coinvolgente.


Venezia, 02.09.04