60. mostra internazionale di arte cinematografica

EVENTI

Marcel-lì, il robot di carne

Regia: Alberto D’Onofrio

Nuovi Territori/Proiezioni speciali

 

Performing (S)cult

 

Hangar Sorlini Lido di Venezia

3 settembre ore 23

di Domenico MONETTI

Marcel-lì, il robot di carne

Un punto. Una linea. Un’immagine. Un corpo. Voler vedere grazie a un semplice movimento della mano, del braccio per essere tutt’uno con la visione. Farsi performance per non essere troppo distaccati (l’artista-creatore?!) e diventare semplicemente quadro, pittura, scultura viventi. Il performer catalano Marcel-lì Antunez Roca è tutto questo e molto di più. Nasce da una famiglia di contadini e macellai in un tranquillo paese di campagna. Sin da subito conosce la vita e la morte attraverso il destino segnato dagli animali: il macello diventa il luogo di riti ancestrali dove il sangue e le carcasse sono sostanza e al contempo simbolo della natura. Vuole diventare veterinaio, ma ben presto abbandona gli studi in vista della sua passione per l’arte. Barcellona è il suo secondo luogo natale, così opposto e lontano dal primo: anonimo, enorme, trasgressivo. Il suo esordio avviene con il gruppo La Fura del Baus, gruppo che rappresentava felicemente i riti e le tradizioni della Spagna più antica, filtrati attraverso una sensibilità contemporanea (utlizzo di musica elettronica molto vicina alla new wave e no wave, in fondo siamo agli inizi degli anni ’80, video scioccanti). Come negli antichi rituali il pubblico interagisce direttamente con lo spettacolo. Compito del performer è quello di trascinare la folla, anche obbligandola, all’evento (difficile parlare ancora di rappresentazione, ritorneremmo come la rima allude alla sola tradizione cioè alla pura conservazione). Scoppiano gli scandali. Una danzatrice masturba un cane. Provocazione gratuita? In Catalogna le donne per impedire che i cani uscissero a procreare altri cuccioli, li masturbavano per eliminare qualsiasi volontà di desiderio. Un corpo femminile diventa tavola per un’orgia di sesso e di cibo (carne cruda, carcasse, angurie divorate violentemente). Ora Marcel-lì lavora molto spesso da solo: usa una tuta cibernetica che ricorda i vecchi film di fantascienza degli anni ’50 e premendo alcuni bottoni o semplicemente alzando un braccio, schioccando un dito della mano un robot a metà tra una chitarra e un basso si muove ed emette dei suoni musicali. E dietro di lui appaiono immagini, cartoni animati (spesso al digitale) di un viaggio all’interno del performer ma anche di noi perché le visioni non hanno copyright. Cult Network – canale telematico satellitare interamente dedicato al cinema, alla cultura e alla comunicazione, disponibile nel pacchetto PrimoSKY – ha co-prodotto insieme a D.N.A. International Marcel-lì, il robot di carne, diretto da Alberto D’Onofrio, primo di una nuova serie di documentari sull’universo dei più importanti performers italiani e stranieri.

Voto: 28/30
 

di Aldo DIECI

Performing (S)cult.

 

Salve sono Aldo Dieci uno scrittore che piace. Voglio raccontarvi un réportage un po’ divertente, un po’ sperimentale che piaccia a tutti e a nessuno. Per caso e per azzardo ho ricevuto l’invito di questo party. Pensavo a una festa come tante altre cioè noiosa con le persone che parlano e parlano e parlano e altre che ridono ridono ridono ridono. Io non ho nulla da dire e nemmeno da sorridere perché essendo uno pseudonimo nessuno mi conosce, altrimenti come potrei piacere? Sono tutti e sono nessuno, tanto per fare un po’ di (retro)avanguardia che fa sempre bene. Be’ per farla breve altrimenti poi la casalinga s’inquieta e l’intellettuale sonnecchia, mi trovo in un hangar di un aereoporto con tanto di uomini in nero che in stile marziale controllano gli enormi spazi aperti e chiusi… sembrava di essere in un film nazierotico rivisto da Quentin Tarantino. Entro in questo enorme magazzino con gabbie enormi dove ballano culturisti dalla pelle abbronzata-dorata con la cerniera aperta dove al posto del cazzo esce un teschio. Sempre per gradire vedo ballare in queste prigioni donne bellissime altere muscolose alte con stivali neri frustini gonne vertiginose mi piacerebbe essere una di quelle sbarre in ferro o il pavimento sul quale quei magnifici piedi calpestano. Mi sento male sudo dall’emozione mi avvicino timidamente sempre più sempre più sempre più e scopro che quei muscoli quel sudore quelle braccia sono quelli di un uomo o di qualcos’altro.

 

La musica dei dj che pompa pompa pompa e qui nessuno che mi fa una… Industrial music for industrial people electroglitch microbeat Apocalypse Now Mad Max oltre alla sfera del tuono Interceptor David Bowie David Bowie David Bowie gli anni 80.

Ho sete e non ho mangiato niente. Vedo finalmente qualcosa che assomiglia a un bar ma uomini in nero non mi fanno entrare mi sbarrano la strada. Chiedo di parlare con l’ufficio stampa con qualcuno perché voglio farmi rispettare perché sono uno scrittore che per troppa bontà gli hanno una volta rubato un libro che era suo che l’aveva scritto lui e che poi qualcuno l’ha manipolato l’ha fatto suo tenendosi la copyright. Ma ora basta basta basta. La mamma mi ha detto di farmi rispettare e di stare attento perché le donne sono cattive le donne ti rubano tutto quello che hai e poi non ti lasciano niente e allora io mi guardo allo specchio e gioco al musicista freddo e isolazionista un po’ freddo un po’ dark e canto simulo di cantare una canzone tanto nessuno mi vede e nessuno mi ascolta perché faccio schifo. Esce un qualcuno che mi dice chi sono  io gli rispondo che sono Aldo Dieci uno scrittore che piace. La ragazza guarda una lista, fa una smorfia. Io sudo perché penso che mia madre mi stia guardando. Lei mi dice che mi dispiace ma Aldo Nove non poteva venire perché era a Milano a lavorare. Io gli rispondo e dico che non sono Aldo Nove che sono Aldo Dieci. Lei mi guarda e mi dice che nemmeno Castelvecchi è potuto venire. Ci deve essere un errore allora lei è una provocatrice, mi tratta come un coglione un mitomane e comincio a gridare e a non farla parlare. Mi calmo perché sopraggiunge un uomo in nero. Lei in tono calmo mi indica un altro spazio dove poter bere gratis. Io non l’avevo visto e divento balbuziente perché confuso e (in)felice. Lei mi dice che questo è lo spazio dei vip e io non posso entrare. Penso alla mamma.

 

Are you electronic friends? Elvis Presley muscolosi che ballano mentre sulle pareti immagini di uomini e donne che ballano anche loro che si baciano che si toccano che si mangiano mentre il suono rimbomba nelle orecchie nei corpi sudati che ballano ballano ballano I’m a discodancer il regista Alberto D’Onofrio riprende e Teresa Macrì fuma e io per un attimo mi sento di morire divento installazione anch’io il sole non è mai stato così vicino alla luna mentre Marcel-li esce sul palco armato di tuta cibernetica fa muovere strani strumenti robot e dietro di lui cartoni digitali con lui su un letto che naviga nell’odissea umana. Veneziani del luogo urlano che sborrata, intellettuali radical chic stravedono oh!… cyberpunk cyberpunk cyberpunk.

 

Un ermafrodita tutto bianco uscito dal Satyricon di Fellini muore o simula fuori io voglio salvarlo ma non riesco la folla mi travolge mi sento piccolo piccolo piccolo piccolo punto di merda. Tutto è grandangolo di un tutto grande niente. Vivere… spegnersi a poco a poco.

 

Salve sono Aldo Dieci un scrittore che piace…

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