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In viaggio si cerca la compagnia, nella vita la pietà. Una donna depressa e bulimica si aggira per uno spaccio alla ricerca di alcolici, ma al posto loro troverà un camionista che la porterà con sé in viaggio. I due faranno l'amore, parleranno, costruiranno un rapporto fondato sul loro bisogno assoluto di compagnia. La donna, bulimica, per i primi due giorni riuscirà a non vomitare, ma poi, quando il rapporto inizierà a spegnersi, lei ricomincerà. L'amore che l'uomo proverà per lei non sarà compreso. Costruito e girato come se fosse un manga, con scene kitsch come quella del telefono fucsia che si illumina al di sotto di una camicetta quando i due si incontrano nello spaccio, e con i pensieri (a volte divertenti) scritti sull'immagine in nero, si rivelerà un film dalla tematica difficilissima come quella della bulimia. Raccontato con leggerezza, ma non superficialità, potremo davvero trovarci di fronte a come un bulimico vede la vita, con quella disperazione data da una solitudine forzata, quelle chiusure mentali indotte da una società che ti impone una festa di San Valentino che si è obbligati a rispettare ed a festeggiare, con tutti quei riti di massa quotidiani che ti mettono al margine se non rispettati. Il ragazzo si innamorerà di lei, le dirà che gli piace, ma lei non capirà quel sentimento, perchè un bulimico divora tutto quello che ha a disposizione per rigettarlo immediatamente senza averlo assimilato, compreso. Il cibo come modo di star male e poi bene, vomitare per farsi prendere cura da qualcuno, come i bambini che si lagnano solo per avere l'interesse di un adulto. Urla il bulimico,ma non è udito dalle persone, troppo impegnate a non cadere nella stessa trappola in cui giace lui. A volte un viaggio diventa un modo per straniarsi dalla realtà e quindi riuscire ad affrontare le proprie paure, i propri difetti, le malattie. La società, lo sappiamo, è una grande fabbrica, in cui le macchine rotte vengono cambiate e non aggiustate; accatastati in un'angolo, gli anziani, i depressi, i malati non hanno le stesse possibilità di chi invece ancora sta bene. Bisognerebbe uniformarsi, ma cio' è davvero impossibile quando la voce che urla e piange e preme dentro di te è tale da non lasciarti più udire le voci reali ed i sentimenti sinceri delle altre persone. Perciò un distacco con la realtà anche solo momentaneo forse a volte ci vuole, il viaggio è per antonomasia una modo di cambiare, crescere, infatti l'happy end arriverà alla fine del film. Voto: 25/30 04.09.2003
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