Fabula
delicata sulle tentazioni della modernità e della alterità
da sé intesa come fuga dalla Tradizione e dal rispetto del Passato,
MAGHI E VIAGGIATORI è quel Lontano Oriente che vive all’ ombra
di una cultura millenaria vista come grande albero dalle fronde protettive,
alternativa al meticciato culturale hongkonghese e alla deriva morale
( e politica? ) cinese.
Khyentse Norbu, figura di grande rilievo anche in ambito religioso, assistente
sul set de L’ULTIMO IMPERATORE, dispensa saggezza e parsimonia visiva,
dall’ alto di una meditatività raccolta ma non ostile a brevissime
escursioni immaginifiche nei territori della CG, pur non doppiando il
riuscitissimo esordio de LA COPPA ( 1999 ), variamente premiato. Confinata
la propria arte narrativa entro lo schema asfittico del confronto sbilanciato
tra exemplum vitae – la rievocazione di un episodio tratto dalla tradizione
orale – e perdizione in fieri del protagonista Dondup – in fuga dall’
inerpicata arretratezza del proprio villaggio e diretto in America - il
monaco-regista non riesce a mettere in fibrillazione i due piani narrativi,
lasciandoli procedere entro una vaga forma di sospensione e di reciproca
indifferenza.
Da una parte il tratteggio, ai limiti del comico, di Dondup come improbabile
cross-over potenziale tra origini da eremita e vocazione metropolitana
( ingenuo e un po’ irritante l’ ostinato soffermarsi sugli sneakers griffati,
mossi a tempo di rock, ma di un rock inesistente e scovato chissà
dove, per non dire dei manifesti appesi nella stanza ); dall’ altra il
respiro di una fiaba persa nel senza tempo e che occupa sempre maggiore
spazio all’ interno del film.
Tanto didascalica la prima - che vede incontrarsi sulla strada per la
città ( e per la fuga ) figurine esili e appena accennate, come
il monaco narrante, il venditore di mele, il vedovo con figlia studentessa,
tutte messe in parallelo senza che scatti l’ ingaggio – quanto poetica
la seconda, forse pensata in origine come film compiuto.
Tashi, che ne è il protagonista, vaga in preda agli effetti di
un trip allucinogeno nella foresta mentale che è metafora della
propria perdizione. Studente svagato di arti magiche e desideroso di viaggiare,
viene messo alla prova dall’ incorrotto giovane fratello, mescitore di
un infuso degno dei cocktail ginsberghiani, seppur a base di sole erbe.
Costui intende fargli esperire la disperazione indotta dalla mancanza
di una meta, laddove il villaggio paterno è un sottinteso e implicito
approdo. Tashi, in effetti, viaggia, e diventa stanziale quando un cavallo
immaginario lo traghetta alla dimora morale del passaggio alla vita adulta.
Come nella cornice di una fiaba a scalini, la tappa della casa in legno
sperduta nel bosco prevede l’ esperire il sesso sconosciuto, ma secondo
una facies adulterina ( egli desidera e possiede la giovane e bella Deki,
finita in sposa a un vecchio gnomo geloso e conseguentemente misantropo
) e quindi sbagliata, maledetta. Tra panoramiche a raggio ristretto sull’
ampia ma fosca natura selvaggia, gallerie intense di primi piani e cesellati
dettagli dell’ attività manuale che scandisce il tempo, il film
è in attesa del punto di svolta ( l’ avvelenamento del vecchio
), ma ha ormai definitivamente dimenticato il suo doppio innecessario,
ovvero la parte contemporanea.
Forse è un limite intrinseco di ogni parabola in chiave moderna,
di ogni esposizione a tema, che attinge alle proprie sottintese affermazioni
apodittiche come ad una fonte dispensatrice di equilibrio e chiarezza
solo se lasciata sola e non appesantita da altro.
La redenzione di Dondup/ Tashi - dopo estenuante attesa di un autobus
verso la libertà che non arriva, e alla fine dell’ effetto-peyotl
generatore di un mondo di tentati assassinii e disperati autoannullamenti
( Deki si getta nel torrente ) - è atto dovuto e non parto ragionevolmente
sofferto di una complessa estrinsecazione del senso. Restiamo anche noi
sospesi, del tutto dimentichi dell’ intento originario del regista, in
attesa che il racconto e la voce del monaco, semplicemente, riprendano
da un momento all’ altro…
Voto: 24/30
02.09.2003
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