60. mostra internazionale di arte cinematografica

 

The saddest music in the world
Di Guy Maddin
con: Mark McKinney, Isabella Rossellini
Nuovi Territori

di Piccarda di MONTEREALE


Proiezione ‘ufficiale’ in sala Perla con tanto di Isabella Rossellini in abbagliante camicia bianca di Ferrè, Maria de Medeiros con anguria sul davanti (è solennemente incinta) e standing ovation del pubblico per uno dei più strambi registi canadesi del momento, Guy Maddin, che da un sito ‘marginale’, almeno per il cinema, come Winnipeg produce film talmente inusitati da creare un certo disorientamento nella critica (specialmente quella italiana) ed essere così noto solo ai pochi fortunati che hanno avuto la fortuna di incapparvi in qualche festival. D’altra parte, un film come The Saddest Music in the World sfida davvero qualsiasi definizione, a partire dalla trama, opera di Kazuo Ishiguro (Quel che resta del giorno), che definire una favola un po’ folle sarebbe oltremodo riduttivo.
Anni 30, al tempo della Depressione: la ricchissima proprietaria di una fabbrica di birra (Rossellini), priva delle gambe per via di un vecchio incidente, indice un favoloso concorso per la Canzone Più Triste del Mondo (come da titolo). Accorrono da ogni angolo del pianeta gruppi di cornamuse, bonghi, chitarre andaluse e quant’altro a fronteggiarsi in un’esilarante competizione, e per l’occasione si ripresentano nel villaggio coperto di neve anche due fratelli, l’uno, Chester, produttore hollywoodiano fallito, ex della ricca birraia, ora fidanzato con Narcisa, un’evanescente Maria de Medeiros, l’altro, Roderick, violoncellista iperdepresso, di ritorno dalla Serbia dopo essere stato inspiegabilmente abbandonato dall’amatissima moglie. Quest’ultima si rivelerà essere Narcisa, vittima di una tremenda amnesia, e si ingaggerà dunque una lotta all’ultimo sangue, condita da antichi rancori e dalle perfidie della birraia, tra i due fratelli, sia per il possesso di Narcisa, che per vincere il concorso musicale, in un crescendo vorticoso di eventi sempre più assurdi e strabilianti.
Se la trama rasenta il delirio onirico, la realizzazione sfiora il virtuosismo: si può averne una vaga idea centrifugando mentalmente una trentina di film del primo trentennio del ‘900, che non escludano Von Stroheim, Dreyer, la Febbre dell’Oro di Chaplin e molti altri, esaltandone la grana pastosa, i flou, le dissolvenze ed ogni altro artifizio cinematografico dell’epoca, e dotando il tutto di una ricostruzione scenografica ridondante di orpelli, di costumi a dir poco favolosi e, in generale, di fotografia e regia di rara maestria. Rimane quindi soltanto la Divina Provvidenza a far sì che questa pellicola faccia prima o poi il suo ingresso in qualche sala italiana...
L’intervista a Guy Maddin, Kazuo Ishiguro ed Isabella Rossellini al termine del film è chiarificatrice:
G.M.:“Lavorare con Ishiguro è stato come sposarsi con un matrimonio organizzato, il rapporto è cominciato a distanza, dopo che eravamo stati presentati, con una specie di rituale che è culminato in modo ‘violento’ durante una cena, al termine della quale il copione è stato accettato”.
K.I: “Ma in realtà molto del lavoro di sceneggiatura è stato fatto da Guy! Questo è un film sulla competizione, nel dolore perfino, e questo riguarda anche la scena internazionale. Si parla della ricerca della pietà e della comprensione che spesso porta ad un’intrusione nella vita degli altri. Quest’argomento viene trattato nel film in modo grottesco, con humour nero. Lo script era stato commissionato da Channel 4 alla fine degli anni ’90. Non ho trovato per anni qualcuno a cui affidarla, se non a Maddin, di cui ho grandissima stima.”
I.R. “Avevo ricevuto il copione dal mio agente, ma per verificare se Maddin è completamente pazzo sono andata fino a Winnipeg per incontrarlo (temperatura media –40°). Che il suo talento sia dovuto proprio al suo isolamento?” (risate)
G.M: “Nei miei film uso diverse macchine da presa, detesto la lentezza del set tradizionale con una camera per volta (la prima volta girai così per uno spettacolo di danza), i diversi angoli di visuale hanno l’effetto di mantenere fresca la visione. Mi piace produrre velocemente, tutto deve essere a portata di mano, già pronto in anticipo. Giro fino ad 80 riprese al giorno. Dò anche agli attori una mdp per riprendere durante le proprie azioni e giro TUTTO in super8 e super16”.
“Volevo da anni sfruttare quest’idea della rivalità romantica, e in questo film finalmente ce l’ho messa!”.

Voto: 29/30

31.08.2003

 

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