
Lars, Jorgen Leth,amico e collega nonché autore di un corto dal titolo
The Perfect Human e un gioco:
girare cinque versioni del corto di Leth con, ogni volta, una diversa
“costrizione”. Parto della mente sadica di Von Trier e della mano (occhio)
docile ma con un proprio segno autoriale di Leth, questo esperimento
affascina e non indispone troppo lo spettatore.
In cinque passi, attraverso cinque diverse strategie narrative, i due creano
un percorso che vorrebbe avvicinare perfezione e umanità, ma che in realtà
arriva ad affermare che lo spazio tra queste due categorie è incolmabile non
disdegnando, per altro, l’uso di una didascalia che in questo caso prende
forma nel Perfect Human girato “nel posto peggiore del mondo”; ecco dunque
Leth in smoking che pranza con posate d’argento su una tavola colma di
piatti raffinati, alle sue spalle un divisorio di plastica trasparente
mostra la folla di Bombay che lo guarda.
L’esperimento migliore è il corto d’animazione, il paradosso sta nel fatto
che entrambi gli autori dichiarano all’inizio di detestare questo mezzo
d’espressione, ma poi Leth se ne serve abilmente e a Lars non resta che
approvare il prodotto. La messa in scena come finzione, il gioco sadico, i
meccanismi svelati, tutto si serve di un doppio sguardo sul mondo e sul
cinema, la duplicazione della visione indaga la realizzazione filmica che è
la vita nel suo doppio e ne smaschera le finzioni rendendole evidenti,
partendo anzi da queste in un processo che è evidentemente speculare
rispetto alla realizzazione canonica di film.
Voto: 26/30
01.09.2003
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