
Sicuramente il più divertente dei film visti fin ora, dissacrante come al
solito e carico di grotteschi figuri al punto giusto. Chi pensava di
vedere il solito film in bianco e nero dei maestri siciliani, tra surreale
e squallida parodia para-religiosa, si è invece trovato di fronte ad un
film dalla narrazione coerente e dalla struttura forte, se considerati i
precedenti di Ciprì e Maresco. Rifacendosi alla struttura di uno
Zelig alleniano o sarebbe
meglio dire ad un Forgotten Silver
dell’eclettico maestro de Il
signore degli anelli, i due siciliani mettono in scena un passato
ipotetico delle prime produzioni cinematografiche siciliane, alquanto
interessante. Alla messa in scena, hanno contribuito anche critici
cinematografici e letterati quali Tati Sanguineti. Basta dire che durante
la visione sono partiti spontaneamente una decina di applausi per capire
quanto il pubblico (eterogeneo in quanto composto di critici, pubblico ed
addetti ai lavori) abbia apprezzato quella che possiamo definire la svolta
narrativa di Ciprì e Maresco. La ricostruzione parte dalla bottega del
fratelli La Marca, due artigiani proprietari di una bottega di scultori. I
bizzarri personaggi che la popolano consegnano statue sacre super dotate
ed in siciliano stretto, discorrono del loro sogno riguardante la
possibilità di fare cinema. Il Vescovo Sucato, li convoca mettendoli così
in contatto con dei folcloristici finanziatori ed attende le prime opere
d’arte. Uno dopo l’altro, i tentativi dei produttori della Trinacria
Cinematografica, falliscono miseramente, fino al giorno in cui trovano un
Conte pronto a finanziare un film riguardante
Il ritorno di Cagliostro.
Ad interpretare il protagonista scopriamo un Robert Englund, il quale
autoironicamente propone la sua essenza più trash (il nostro
“affezionatissimo incubo seriale” di Nightmare) rivalutandosi in un gioco
speculare metacinematografico. Lucky Luciano, la Chiesa ed i bizzarri
personaggi inconcludenti che lo circondano porteranno i nostri
protagonisti a fallire definitivamente in una mummificazione che è
l’essenza stessa del cinema.
Voto: 30/30
31.08.2003
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