60. mostra internazionale di arte cinematografica

 

Il ritorno di Cagliostro
di Ciprì e Maresco

con: Robert Englund, Luigi Maria Burruano

Controcorrente

In Concorso

di Fabio SAJEVA


Sicuramente il più divertente dei film visti fin ora, dissacrante come al solito e carico di grotteschi figuri al punto giusto. Chi pensava di vedere il solito film in bianco e nero dei maestri siciliani, tra surreale e squallida parodia para-religiosa, si è invece trovato di fronte ad un film dalla narrazione coerente e dalla struttura forte, se considerati i precedenti di Ciprì e Maresco. Rifacendosi alla struttura di uno Zelig alleniano o sarebbe meglio dire ad un Forgotten Silver dell’eclettico maestro de Il signore degli anelli, i due siciliani mettono in scena un passato ipotetico delle prime produzioni cinematografiche siciliane, alquanto interessante. Alla messa in scena, hanno contribuito anche critici cinematografici e letterati quali Tati Sanguineti. Basta dire che durante la visione sono partiti spontaneamente una decina di applausi per capire quanto il pubblico (eterogeneo in quanto composto di critici, pubblico ed addetti ai lavori) abbia apprezzato quella che possiamo definire la svolta narrativa di Ciprì e Maresco. La ricostruzione parte dalla bottega del fratelli La Marca, due artigiani proprietari di una bottega di scultori. I bizzarri personaggi che la popolano consegnano statue sacre super dotate ed in siciliano stretto, discorrono del loro sogno riguardante la possibilità di fare cinema. Il Vescovo Sucato, li convoca mettendoli così in contatto con dei folcloristici finanziatori ed attende le prime opere d’arte. Uno dopo l’altro, i tentativi dei produttori della Trinacria Cinematografica, falliscono miseramente, fino al giorno in cui trovano un Conte pronto a finanziare un film riguardante Il ritorno di Cagliostro. Ad interpretare il protagonista scopriamo un Robert Englund, il quale autoironicamente propone la sua essenza più trash (il nostro “affezionatissimo incubo seriale” di Nightmare) rivalutandosi in un gioco speculare metacinematografico. Lucky Luciano, la Chiesa ed i bizzarri personaggi inconcludenti che lo circondano porteranno i nostri protagonisti a fallire definitivamente in una mummificazione che è l’essenza stessa del cinema.
 

Voto: 30/30

31.08.2003

 

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