Un piccolo villaggio di pescatori, chiuso in una quotidianeità alienante, viene sconvolto dai poteri afrodisiaci di un gustoso, raro, intoccabile frutto di mare: il loco. Il prezioso crostaceo, la cui pesca é considerata fuori legge tranne che in alcuni giorni stabiliti dalle autorità statali, si trasforma ben presto nel pomo della discordia e al suo gusto inebriante si intrecciano passioni amorose e torbidi traffici commerciali. Un espediente per raccontare più profondi legami d'amore e d'amicizia in un piccolo spaccato di vita comunitaria dove, giornio e notte, le ore sono allietate dalle soap operas trasmesse dalla radio della parrocchia locale. Con una produzione tutta internazionale tra Cile, Messico e Giappone, LA FIEBRE DEL LOCO del regista Andres Wood, approda alla Mostra di Venezia con tutta la freschezza di una ventata di semplicità in una kermesse cinematografica dove divertimento e buone proposte stentano ad arrivare. Un cast di attori sconosciuti interpreta con sincero trasporto ruoli, di certo non pensati per grandi stelle dello spettacolo, ma comunque coinvolgenti per forza recitativa ed equilibrata osmosi con l'intero impianto narrativo. Forse un film non da premio Oscar, LA FEBBRE DEL LOCO colpisce per compostezza tecnica e semplicità rappresentativa caratteri questi che avrebbero reso migliori molte opere in concorso al Lido. Forse l'ebbrezza afrodisiaca del loco avrebbe risvegliato il pubblico assonnato di questa 58° Mostra del cinema.
Voto: 27/30
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