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![]() FRIEND è un noir gangsteristico basato su una storia vera, quella di un amicizia che, nel bene e nel male, segna l'esistenza in maniera indelebile. La storia è autobiografica ed è raccontata dal regista Kwak Kyung-taek con un'intensità e una partecipazione possibili solo a chi ha vissuto certe esperienze sulla propria pelle - sua anche la sceneggiatura. Quattro studenti di scuola superiore nella Pusan degli anni '70 formano un inseparabile gruppo di amici, nonostante la diversa estrazione sociale. Ma gli anni passano, e destino e violenza si combinano per separare i quattro ragazzi e mettere alla prova la loro amicizia. Il più benestante dei quattro, che va a studiare all'estero, è proprio Kwak Kyung-taek. Punto di forza del film è la fotografia di rara bellezza con cui Kwak dà forma alla città portuale di Pusan, suo luogo di nascita. Un film duro e complesso, che lascia negli occhi un'agrodolce amarezza. Da rivedere assolutamente. Voto: 28/30 |
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![]() Il racconto lieve, farsesco e divertente delle avventure di L. K., poliziotta imbranata e romantica, prende in giro, col gusto della citazione e dell'ispirazione ai limiti dell'emulazione, il genere poliziesco rivisitandolo in salsa da sit com e farcendolo di battute riciclate portate a nuova vita dall'umorismo cantonese. L.K. si vede assegnare, sotto copertura, ad una missione segreta speciale per sgominare la banda di uno dei capi delle Triadi. Nulla andrà come previsto ed L.K. si troverà ad affrontare, tra situazioni parossistiche ed estreme, una love story col figlio del boss. Microfoni nascosti ovunque a cogliere sempre il particolare più imbarazzante, poliziotti che per il senso del dovere non esitano a spacciarsi per magnaccia, una premessa inverosimile che, accuratamente giustificata, rende plausibile anche l'innamoramento di un uomo affascinante e ricco per la goffaggine di L.K., fanno di questo film, inconsistente e già visto, qualcosa di più di un pedissequo omaggio alla comicità americana, un prodotto di gradevole intrattenimento che riesce nell'arduo obiettivo di ricondurre ad unità una serie ricchissima di gag e scenette slegate. Voto: 25/30 |
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![]() Kang Chul-joong è un poliziotto violento e casinaro, tenuto d'occhio dalla squadra speciale (perché sospettato di corruzione) e continuamente vessato dal suo capo affinché si dia da fare e arresti qualche criminale. Un efferato caso di omicidio (l'uccisione a coltellate di due ricchi anziani) modificherà l'atteggiamento menefreghista e scazzato nei confronti del mondo intero che continuamente ostenta in ufficio. I sospetti di Kang Chul-joong si concentrano sul figlio della coppia assassinata Chon Gyu-hwan, giovane e ricco finanziere; quando quest'ultimo viene liberato per mancanza di prove, Kang ne fa una questione personale e si mette alle sue calcagna. Una sottospecie di ispettore Callagan che ha visto troppi film di Kung Fu e che si trova davanti un clone di Patrick Bateman, il serial killer yuppie di AMERICAN PSYCHO. "Dirty" Kang Chul-joong (interpretato dall'ex pugile Kang Chul-joon) qualche grassa risata la strappa ma il film ha tutti i difetti del suo protagonista: volgare, violento, casinaro, incostante, privo di senso della misura. Voto: 19/30 |
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![]() Il film di chiusura del Far East Film IV viene definito in catalogo "thriller efferatissimo": definizione valida, ma soprattutto nella sua seconda parte. Più che una storia d'azione e suspance quello di Miike Takashi è infatti un lavoro che (con-)fonde un'ampia schiera di influenze, come testimonia anche la multinazionalità d'origine (in catalogo viene accreditato come giapponese, sudcoreano e hongkonghese). Del thriller mantiene soprattutto la struttura narrativa, ma non la tensione, stemperata da un ricorso (almeno ai nostri occhi occidentali) parossistico di violenza, sangue e torture. Kakihara è un orrendo figuro dalla bocca larga (qualcuno deve averglila tagliata per cui è costretto a tenerla assieme col piercing), specialista in sevizie non prive di fantasia. Contro di lui Ichi, figura di nerd giustiziere (ne è pieno il cinema, anche quello trash; basta pensare ai film della Troma tipo THE TOXIC AVANGER), il cui appetito sessuale si "placa" ogni qual volta affetta la gente, facendone intonaco, vestito come megaloman e grazie alle sue scarpe bilama. Ne consegue una dispersione continua di materiale organico e una dominante cromatica decisamente voltata al rosso. Titolo destinato a convincere pienamente solo i patiti di tutto quell'universo nippo-pervertito che va dai manga ai pink eiga, ICHI THE KILLER merita la (lunga...) visione solamente a titolo di curiosità, nel tentativo di cogliere le pieghe di un cinema non possibile altrove. Voto: 24/30 |
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