DANCE OF A DREAM / hk
di Andrew Lau


Un titolo come DANCE OF A DREAM è una sorta di NOTTING HILL al maschile, ovvero un prodotto di ottima confezione pensato appositamente per ribadire la popolarità di un divo già amatissimo dal pubblico. Il divo in questione è Andy Lau, assoluto protagonista del grande schermo hongkonghese e presente ogni onni con almeno tre titoli al Far East Film. Lau è un meraviglioso maestro di ballo - il tango, il più sensuale ed accattivante... - di cui si innamorano contemporaneamente due donne: una manager senza cuore e un grande cuore con ben poca femminilità. Il film, come molti in cui protagonista è la danza, viaggia velocemente lasciando spazio al movimento (come un musical), alla musica, senza dilungarsi troppo in dialoghi, lasciando che sia l'occhio l'organo maggiormente stimolato.
Buon prodotto medio (formula della quale molti registi e produttori si fanno facilmente scudo), DANCE OF A DREAM ha tutti gli elementi del caso: personaggi di contorno divertenti (Fatty, la prostituta...), riscosse morali e un finale d'effetto.

Voto: 26/30


Andrea DE CANDIDO

23 - 04 - 02

ONE HUNDRED... / china
di Teng Huatao


Un sogno e la dura strada per raggiungerlo.. ecco il tema centrale e dolente della pellicola di Teng Huatao. L'analisi di un percorso di crescita che è anche scontro con la realtà degradata della periferia, tra i propri ideali leggeri come un soffio e la pesantezza dei compromessi imposti dal bisogno di sopravvivere, tra la tensione al bene che è in ognuno di noi ed il confliggente interesse di chi, pur essendo "altro", si rivela così simile, fatto di carne, ossa e spirito.
Il coraggio di non desistere, la perseveranza nel dolore, la forza dell'integrità oltre l'abbrutimento soffocante come una colata di cemento, sono l'augurio del regista che si immedesima, con innocenza quasi commovente, nei due giovani protagonisti della pellicola.. ingenui dei loro diciassette anni, sprovveduti della loro immaturità fisica e psicologica, saldi come pilastri per il loro investimento incondizionato su un mondo di giustizia. Ma Hui sogna dall'età di sette anni di entrare in polizia e, quando viene respinto all'esame di accesso all'Accademia perchè troppo giovane, si dà, di propria iniziativa, al pattugliamento delle strade accompagnato solo dal suo più caro amico, Yu Yan, e da un manganello srtigianale fatto in casa.. I due giovani, infatti, rincuorati da un vecchio saggio che con le sue parole di coraggio tenta di mantenerli sulla strada difficile delle buone intenzioni, sono certi che, una volta catturati 100 ladri, saranno accettati in polizia e rispettati da tutti per il loro valore.
Le avventure che i due amici percorreranno, con i pugni saldi ed il cuore gonfio, saranno altrettante prove che li matureranno da ragazzini acerbi a giovani uomini capaci di discernere il bene dal male. I fallimenti saranno perdonati dal coraggio di ammetterli per ricominciare da capo con fierezza così come la dura accettazione dell'esistenza di coni d'ombra da cui non è dato prescindere nella comprensione della realtà sarà il patrimonio di crescita su cui edificare ogni successiva certezza. Con grande attenzione il regista cura la profondità delle relazioni emotive dei due protagonisti tratteggiando con poche, spesse pennellate un quadro desolante di aridità di sentimenti e speranze sfilacciate, lasciando immaginare che l'ossessione quasi maniacale dei due giovani per la divisa altro non sia che il disperato bisogno di "indossare" quella sicurezza che la vita non è stata prodiga nell'offrire. La ripresa finale di una corsa sfrenata dei ragazzi dietro al loro primo potenziale ladro da assicurare alla giustizia è un pezzo di cinema su cui vale la pena pensare.. forse troppo lungo inquadrare i due corpi guizzanti per buoni cinque minuti mentre sullo sfondo appare persino la Città Proibita ma, metabolizzando il messaggio, occorre dire che quello spazio di tempo speso ad immaginare il destino di Hui e Yan è investito bene ed aiuta a penetrare, con un po' di fiatone, l'idea che i due "saldi eroi" non si fermeranno mai e, dopo immensa fatica, riusciranno ad ottenere l'appagamento del loro sogno.

Voto: 26/30


Elisa SCHIANCHI

24 - 04 - 02

MUSA / sk
di Kim Sung-su


Cina, XIV secolo. Dopo la presa del potere da parte della dinastia Ming, un emissario dei Ming in Corea venne ucciso e le relazioni tra le due nazioni si inasprirono. Musa è la storia di un gruppo di coreani inviati in Cina, che vengono arrestati e mandati in esilio. Nel deserto, salvano una principessa Ming. Riconsegnandola sana e salva ai Ming, sperano di riallacciare buone relazioni tra le due nazioni e riabilitare il proprio nome. Kolossal di produzione sud coreana girato in formato Cinemascope 2.35:1 e senza badare a spese (5 anni di progettazione, 7 milioni di dollari di budget, 5 mesi di riprese). Il risultato è indubbiamente spettacolare ma convincente solo in parte. La principessa bellissima, lo schiavo che diventa eroe, il guerriero anziano e saggio, il giovane impulsivo e poi i duelli al ralenti, le sanguinose battaglie all'arma bianca (girate con gli otturatori sparati al massimo come ne IL GLADIATORE), le ferree regole d'onore da difendere fino alla morte, ecc.: tutto quanto può fare retorica epica deborda in questo film. L'eccessiva durata e l'uso insistito di primi piani (a scapito delle panoramiche) sulle espressioni carine quanto monocordi dei protagonisti, fanno il resto.

Voto: 23/30


Loris SERAFINO

24 - 04 - 02

GLITTER / japan
di Enemoto Toshiro



Che dire? Prima di guidicare coerentemente un film come GLITTER sarebbe auspicabile conoscere quantomeno quali fossero le intenzioni di chi ha generato tale mostro cinematografico. Non tanto in senso estetico (chiariamo: non è certo un capolavoro, ma nel suo magma trash riesce a funzionare), quanto dal punto di vista della logica, a patto che debba per forza essercene una.
Ambientato in un futuro post-catastrofico, questo film che ha il vanto di intitolarsi come l'ultima fatica di Mariah Carey, possiede la stessa consistenza drammaturgica e la medesima capacità evocativa di una puntata di MAI DIRE BANZAI. La Tokio del dopo terremoto è identica ad una radura di sterpaglie e la luce (che immagineremmo malata) è uguale a quella che vedreste attraverso l'obiettivo delle vostre vacanze estive. Domina ovunque il parossismo: nei personaggi e in chi li interpreta (da antologia il rosso con la cicca in bocca), nella vicenda (?!?!) per non parlare della regia. Perso però ogni pudore per la messa in scena e dimenticati i principi dell'estetica cinematografica, si finisce pure col divertirsi.

Voto: 24/30


Andrea DE CANDIDO

26 - 04 - 02

RUSTLING IN BED / japan
di Tajiri Yuji


Tomomi, 28 anni, lavora come impiegata in una piccola ditta e il suo ragazzo l'ha appena piantata. Sul treno che la riporta a casa, il giovane seduto accanto a lei si addormenta e appoggia il capo sulla sua spalla. Non volendo svegliarlo, lei salta la sua fermata e arriva fino al capolinea. E' così che conosce Takao, otto anni meno di lei, ancora studente. Se lo porta a casa, dormono insieme. Takao vuole rivederla, iniziano ad incontrarsi e in breve diventano amanti. Tomomi però capisce ben presto che la loro relazione funziona solo tra le lenzuola, ad un livello fisico. Emotivamente Takao non è coinvolto e, diversamente da Tomomi, che è preoccupata perché si avvicina ai trent'anni, vuole solo godersi il momento senza pensare al domani. Toh, che sorpresa, un pink movie in cui le scene erotiche hanno una qualche ragion d'essere. Radiografia "naturalistica" di una relazione fisica senza sbocco perché i due non hanno nulla in comune se non l'attrazione reciproca, interpretata con credibilità e girata con stile inaspettatamente sobrio; al di là di certi eccessi legati al genere, riesce a non essere poi così banale rispetto al tema che tratta. Con qualche scena di parlato in più (e qualche sforbiciata a quelle erotiche) potrebbe tranquillamente competere, in termini di qualità, con parecchi nostrani "erotici d'autore".

Voto: 24/30


Loris SERAFINO

24 - 04 - 02