PURPLE SUNSET / china
di Feng Xiaoning


Sullo sfondo della seconda Guerra Mondiale, in una Cina straziata dall'invasione Russa e dallo stivale oppressore giapponese, si consuma l'epica della battaglia portata sul grande schermo, con opulenza di mezzi e profondità dell'ispirazione, da Feng Xiaoning. La vita dei tre personaggi principali: un contadino sopravvissuto al massacro (Yang), un'infermiera militare russa (Nadja) ed una studentessa giapponese della colonia della Manciuria (Yoko), si intrecceranno e sovrapporranno facendo delle vicende private il microcosmo attraverso cui penetrare la complessità degli eventi della guerra ed i loro effetti di devastazione ed alienazione sui singoli che, uniti, fanno la massa che condiziona la storia. Il tutto senza soffermarsi, col puro spirito scientifico dell'entomologo, sulle ferite infette aperte dalla violenza sul corpo e nella psiche dei soldati preferendo, piuttosto, rivisitare e legittimare la narrazione alla luce di un'avventura fatta di combattimenti, trabocchetti ed insidie superate, per rendere, metaforicamente, anche chi della sua uniltà aveva fatto un peso, un eroe degno di emulazione. Musiche ricche, Cinemascope, migliaia di comparse, materiale d'archivio e pulizia dell'immagine fanno di questa pellicola, vincitrice dell'Hawaii Film Festival del 2001, un film bellico volutamente retrò e commerciale che ammicca al pubblico con la pienezza dell'avventura e lo ammalia con la voluttà della tecnica che si trasforma in visione. La condanna della guerra come futile ambizione di potere non è mai netta così come l'oscillazione tra la scelta della pace e la necessità del massacro è presente sino al termine della pellicola e lascia all'amara considerazione che un film così colto ed affranto sia l'ultima espressione dello sfogo di chi, ancora, non si è affrancato dal retaggio di dolore e morte che gli eventi di 70 anni fa hanno trasformato in umiliazione per un paese schiacciato.

Voto: 27/30


Elisa SCHIANCHI

22 - 04 - 02

YOU SHOOT, I SHOOT / hg
di Edmond Pang


Prendete una commedia nera a budget limitato, unite due attori comici di effervescenza e talento collaudati, aggiungete l'intero spettro delle scelte più “politicamente scorrette” che una pellicola possa seguire, spruzzate di sangue, vouyerismo, ambizione e mafia, agitate per 101 minuti primi di proiezione ed otterrete il più scoppiettante, buffo, imprevedibile successo di questa edizione del Far East. Questa farsa pulp si permette di prendere in giro con intelligenza ed eccentricità le collusioni sotterranee tra cinema e malavita scegliendo di mostrare, attraverso gli occhi del personaggio di un regista alle prime armi innocente e sprovveduto, quanto facile e comodo sia lasciarsi corrompere e risucchiare dal gorgo del potere e dell'ambizione. Quando Bart, un killer professionista efficiente ed inesorabile, viene assoldato da una ricca signora annoiata, collusa con la Triade, per uccidere un nemico e riportarle il video dell'esecuzione per unire perversione a vendetta, decide, nella consolidata tradizione orientale della suddivisione in moduli delle fasi del lavoro industriale, di trovarsi un compare che lo aiuti nell'impresa. La scelta ricade su Chuen, giovane aiuto regista di rosee speranze e mille frustrazioni, che dapprima si vede costretto ad un compito scioccante che violenta la sua morale ed annichilisce i suoi principi etici ma poi, intravista la potenzialità di un settore in cui gli vengono garantite libertà di espressione e finanziamenti illimitati, si lascia sedurre dal demone del successo ed approfitta di quella che si rivela una chance irripetibile per la sua carriera. Girato secondo i canoni dello stile colto-pulp il film ci fa ridere della messinscena di una violenza tanto orripilante quanto esasperata attraverso un montaggio serrato e comicissimo, il gusto dell'umorismo grottesco di tarantiniana ispirazione e l'inserzione di motivetti musicali accattivanti ed orecchiabili che non è facile, alla fine della proiezione, non continuare a canticchiare. Farcito di citazioni cinefile, da Scorsese a John Woo al cinema “gangsteristico” francese, il film piace e viene salutato da molti minuti di applauso alla fine della proiezione per celebrare, con degno tributo, una pellicola lieve ed intrigante che lascia il gusto della sorpresa della sostanza sotto l'apparenza di una copertina patinata di futilità quasi fumettistica.

Voto: 28/30


Elisa SCHIANCHI

22 - 04 - 02

FULLTIME KILLER / hg
di Johnnie To & Wai Ka-fai


Questo film bellissimo e divertente, proposto al Far East Film Festival nel corso di un pomeriggio interamente dedicato alla “poetica del gangsterismo”, si muove, come serpente sinuoso, tra diverse sottotracce e chiavi di volta narrative che mantengono viva l'attenzione intrecciando l'un l'altra trame che sembrano, prima facie, slegate o addirittura compiute per rianimarle ed avvilupparle l'un l'altra in un ceppo principale forte e vigoroso dell'energia dei rivoli che lo compongono. La mitologia del killer spietato e romantico, infallibile e triste è ricca di figure indimenticabili nella tradizione filmica e fumettistica della cultura orientale e riprende, in questa pellicola, caratteri e spessore propri di uno dei personaggi forse più compiuti e profondi dell'intera ispirazione manga: il Crying Freeman. Assistiamo, dunque, con pathos ed immedesimazione alla sfida per la supremazia di due assassini prezzolati diversi per ambiente e personalità, simili per un destino di morte che li segue ovunque: “O” è il freddo professionista giapponese che non esita, con le lacrime agli occhi, ad uccidere il suo amico d'infanzia pur di cancellare le sue tracce, Tok è il giovane killer che unisce talento ed istrionismo ad un dramma personale che lo rende vulnerabile. Accanto a loro Chin, una ragazza dall'apparenza comune ma innamorata del sogno dell'avventura che, a metà film, darà corso ad una metamorfosi inattesa e sorprendente. I due mercenari si cercano, si scrutano, si studiano a distanza e si rispettano.. tra di loro un duello a distanza fatto di onore e dignità.. contro di loro la lotta avverso il tempo del poliziotto dell'Interpool che li vuole fermare. Gli ultimi 20 minuti della pellicola sono un'autentico cambio di registro per tono e narrazione: il poliziotto (Simon Yam) da comprimario diventa protagonista di un finale alla Marlowe in cui alcool e disturbi psicosomatici danno vita ad un'ispirazione letteraria che serve a chiudere il cerchio. Sarà atraverso un'escamotage originale, infatti, che ci verrà mostrata la vera faccia della realtà ma che ci sarà, allo stesso tempo, servita la fiction come unica faccia da propinare al pubblico. Da tenere d'occhio Andy Lau, presente, al Festival, con ben tre pellicole.

Voto: 28/30


Elisa SCHIANCHI

14 - 04 - 02

BAD GUY / sk
di Kim Ki-duk


Amore, odio, violenza e poesia: questi sono gli ingredienti di BAD GUY, l'ultima intensa opera di Kim Ki-Duk. Come sempre accade nei suo film, anche qui la storia diventa lo strumento per trasmettere intatta un'emozione o meglio, il groviglio di emozioni che per il regista coreano compone ogni sentimento. Per Kim Ki-Duk non esiste niente di assoluto che non comprenda anche il suo contrario, per questo il suo cinema è così denso e così vero, malgrado le storie siamo lontanissime dall'esperienza comune. In BAD GUY, Han-Gi lavora come buttafuori di un bordello ed è capo di una gang di delinquenti di strada. Un giorno vede Sun-Hwa seduta ad una panchina che aspetta il suo ragazzo. E' bellissima ed irraggiungibile, nel suo vestitino azzurro da collegiale, ma lui si avvicina e con violenza la bacia in bocca, malgrado la resistenza di lei ed i tentativi del ragazzo di allontanarlo. Una volta riuscita a liberarsi, Sun-Hwa vorrebbe le sue scuse e, poiché Han-Gi si rifiuta, lei lo insulta pubblicamente e gli sputa in faccia. Da quel momento per Han-Gi lei diverrà una vera e propria ossessione: da una parte per la passione e l'amore dirompenti nei suoi confronti e dall'altra per il desiderio di vendetta.
Anche se c'è una certa sproporzione di intensità tra la prima parte - che arriva a toccare dei momenti di vera e propria poesia - e la seconda, che sembra a volte perdersi nella tortuosità della storia, BAD GUY resta comunque un omaggio dolce-amaro ai sentimenti veri ed impossibili. Un omaggio all'amore puro, solo dopo il contatto con la sofferenza, alla speranza che nasce dalla disperazione ed alla lealtà che si scopre tradendo. E la violenza è il collante di tutto, lo stimolo che rende uguali gli opposti e che li sublima nel suo essere la molla estrema del sentire.

Voto: 28/30


Francesca MANFRONI

22 - 04 - 02

A LOVE OF BLUENESS / china
di Huo Jianqi


Una giovane attrice, Lin Yun, cerca di trovare nuove emozioni e ispirazione dalla realtà attraverso la performance art. Durante un suo tentativo di suicidio fittizio, interviene un giovane poliziotto, Tai Lin, che la trattiene una notte al distretto e poi non riesce più a fare a meno di pensare a lei. Iniziano a frequentarsi e lei gli chiede di trovare un certo Ma Baiju, una figura perduta del suo passato ma anche l'oggetto di un'indagine d'omicidio irrisolta che coinvolge il padre di Tai Lin. Il regista tenta di creare un rapporto fra teatro e cinema inserendo scene di performance art dove Lin Yun commenta il senso della vita del suo personaggio. Il risultato non è certo esaltante e va ad appesantire una sceneggiatura già troppo confusa e stiracchiata.
Il film risulta tuttavia godibile grazie alla grande espressività ed energia dei due protagonisti, interpretati da Yuan Quan (la bellissima attrice) e Pan Yueming (il poliziotto).

Voto: 23/30


Guillermo GONZALES
27 - 04 - 02

A 3-1 COUNT / japan
di Sakamoto Rei


Mika e Daisuke vivono insieme in un piccolo appartamento e no si preoccupano del futuro. Un giorno compare Tsutomu, un ex compagno di classe di Daisuke, che chiede ospitalità per la notte.
Il giorno dopo Tsutomu se ne va, ma dimentica il cellulare. Mika e Daisuke decidono di visitare in campagna la casa dei suoi genitori per riportargli il telefono. Durante il viaggio incontrano un altro compagno di scuola e la sua ragazza che si uniscono a loro. Quando arrivano tutti assieme a destinazione, scoprono un averità sorprendente…
Convincente debutto alla regia per Sakamoto, dopo alcuni anni come aiuto regista a Zeze Takahisa, Sato Toshiki e altri.

Voto: 24/30


Guillermo GONZALES
27 - 04 - 02