A CHINESE GHOST STORY / china
di Andrew Chen


La trama non ha relazione con la famosa trilogia fantasy di arti marziali STORIE DI FANTASMI CINESI prodotta da Tsui Hark fra il 1987 e il 1991, anche se l'universo in cui si muovono i personaggi è la stessa mescolanza di mortali, super-dei e spiriti fastidiosi. Qui il protagonista è un giovane esattore di debiti, Ning, che viene piantato dalla fidanzata Siu-lan e parte col suo cane Oro Massiccio verso una serie di avventure. Per strada incontra la bella vampira Shine, che è al servizio di Madama Albero, e i due cercano di salire sul Treno della Reincarnazione in modo che Shine possa rinascere e vivere una vita normale alla luce del sole. L'animazione è discretamente fluida e coinvolgente, soprattutto nelle scene d'azione, molto limpide e facili da seguire; la computer graphic viene usata con un gusto particolare e anacronistico, che mescola i paesaggi della pittura cinese alle atmosfere fin de siècle tipiche dei precedenti lavori di Tsui.

Voto: 23/30


Guillermo GONZALES
27 - 04 - 02

SOMEBODY UP THERE LIKES ME / hg
di Patrick Leung


Primo film per il regista considerato da molti l'erede spirituale di John Woo, che produce questa pellicola come conclusione della sua carriera cinematografica a Hong Kong. Il peso del maestro si percepisce non poco, anche se Leung dimostra fin da subito grande sicurezza nel manipolare la classica miscela di sentimentalismo stilizzato e scene d'azione iperdinamiche. La trama si snoda tra il mondo del kickboxing professionistico e quello degli incontri di boxe illegali. Ken si innamora di Gloria, una studentessa universitaria il cui fratello è campione di kickboxing di Hong Kong; ben presto Ken inizia a praticare egli stesso il kickboxing, fino ad arrivare a sfidare proprio il fratello di Gloria. Durante la sfida sul ring, accidentalmente, quest'ultimo rimane ucciso; Gloria interrompe la gravidanza e Ken finisce per entrare nel giro senza scrupoli e auto-distruttivo dei match illegali. Emozioni forti, ottime prove degli attori, scene d'azione veramente mozzafiato, fotografia calda e ricca: Leung fa centro al primo tentativo.

Voto: 26/30


Guillermo GONZALES
20 - 04 - 02

HI, DHARMA! / sk
di Park Chul-kwan


Il film inizia con la descrizione di una guerra tra bande che alla fine costringe un gruppo di gangster a fuggire per nascondersi. Scappando nella campagna, viene loro in mente che un monastero buddhista sarebbe il nascondiglio ideale. Arrivano al monastero minacciando a gran voce e mostrando i pugni, e quando indossano le tonache e si stabiliscono, il loro atteggiamento offensivo comincia a logorare i monaci. Alla fine gli animi si infiammano e i monaci dimostrano di avere un paio di sorpresine in serbo per i loro ospiti. Dalla Corea un bel "divertissement" ricco di gag e trovate divertenti. Un prodotto dichiaratamente senza pretese, che fa virtù della sua spartana semplicità: la nostrana recente commediaccia dovrebbe prendere esempio.

Voto: 26/30


Loris SERAFINO

21 - 04 - 02

SPRING SUBWAY / china
di Zhang Yibai


Xiaoshui e Jianbin sono sposati da sette anni e il loro matrimonio sta superando una fase delicata. Jianbin ha da poco perso il lavoro; finge di andare ogni giorno in ufficio e invece passa le giornate sulla metropolitana ad osservare gli altri passeggeri. Il film salta dall'una all'altra delle diverse storie d'amore che a Jianbin capita di orecchiare: un gioviale fornaio grassoccio sospira per la commessa dei suoi sogni; un fannullone stranamente timido cerca furtivamente sulla maniglia a pendaglio della carrozza la mano compiacente di una giovane pendolare. Il suo destino si incrocia con quello di un'insegnate ceca, della quale si prende cura quando è ricoverata in ospedale. Nel frattempo Xiaoshui, che lavora in una società di design, subisce il fascino di un suo cliente che con garbo ma insistenza si dichiara innamorato di lei. Girato quasi interamente nella metropolitana di Pechino, momenti nella vita di coppia presi a caso tra le infinite possibilità offerte da una metropoli anonima come ce ne sono altre mille. Yibai gira con stile certamente leccato ma non privo di suggestioni, riesce nell'impresa di dare al suo discorso un senso di universalità ma il rischio dell'esercizio di stile è dietro ogni angolo.

Voto: 24/30


Loris SERAFINO

14 - 04 - 02

LAUNDRY / japan
di Mori Junichi


Mori JUNICHI - regista pluripremiato di spot, alla sua prima esperienza in un lungometraggio - mette in scena LAUNDRY, una favola tenera e raffinata sulla diversità e sulla solitudine. Teru e Mizue sono un ragazzo ed una ragazza che vivono ai margini della società il primo ha subito un grosso trauma cranico da bambino cadendo in un tombino, cosa che gli ha causato dei danni al cervello irreversibili. Lei invece è una ragazza che ha molto sofferto nella vita e da qualche tempo ha delle manie cleptomani. I due si incontrano nella lavanderia a gettoni che Teru ha il compito di sorvegliare e tra loro nasce un bellissimo e dolce sentimento.
Anche se la lunghezza della pellicola e certe scivolate retoriche rendono questa favola metropolitana a volte ingenua, nel complesso LAUNDRY commuove e coinvolge. Nel raccontare i sentimenti di chi è "diverso" lancia un messaggio di speranza che ci fa amare un po' di più questo mondo superficiale e distratto se davvero è possibile assistere alla nascita di un fiore delicato tra le mura di cemento di una città in cui la natura sembra essersi arresa.

Voto: 27/30


Francesca MANFRONI

21 - 04 - 02

MY SASSY GIRL / sk
di Kwak Jae-yong


Kyun-woo, studente universitario generoso e ingenuotto, si imbatte in una ragazza attraente ma completamente "fatta", che provoca scompiglio in metropolitana. Da qui ha inizio la sua relazione con questa ragazza a tratti dolcissima e affascinante a tratti violenta ed egocentrica. La sceneggiatura è a prova di bomba e il pubblico è sottoposto a una raffica inesorabile di gag corporali. Con questo film il regista Kwak Jae-yong ritorna al grande schermo dopo un'assenza di quasi sette anni. Cha Tae-hyun, che interpreta Kyun-woo, noto per gli spettacoli televisivi e gli spot pubblicitari oltre che come cantante pop di successo, è al suo primo ruolo importante nel cinema. Con la sua innocenza mista a malizia conquista facilmente le simpatie del pubblico. Vera star del film è però Jeon Ji-hyun, un'icona della sua generazione, che si sbarazza dell'immagine da brava ragazza per interpretare una donna che schernisce, minaccia, spesso malmena il fidanzato pur mantenendo un'immagine compita e svagata. MY SASSY GIRL, con una storia presa direttamente dalle storie d'amore della vita reale diffuse su Internet, è sembrato arrivare direttamente al cuore della cultura giovanile coreana, sbaragliando gli incassi estivi di Hollywood a fianco di KICK THE MOON. Si è scomodata addirittura la Dreamworks, che ne ha comprato i diritti di remake.

Voto: 27/30


Guillermo GONZALES
27 - 04 - 02

A SKY-BLUE CRAYON / japan
di Ueno Toshiya


Confezionare un Pink che abbia pretese umoristiche non sarebbe, di per sé, impresa impossibile atteso che di comicità, spesso involontaria, questo sottogenere cinematografico ha fatto uno dei punti di maggior forza ed entusiasmo, ma voler a tutti i costi credere che basti affiancare due fratelli diversi come il cotto ed il crudo, inserire qualche umiliazione gratuita dei protagonisti e studiare a tavolino un paio di battute ad effetto per innalzare il livello scarsissimo di questa pellicola, rasenta davvero il ridicolo. La storia dei due fratelli spaiati che si ritrovano nel paese d'origine quando il più giovane, fallito nelle sue ambizioni professionali ed abbandonato dalla fidanzata, lascia Tokyo per ritrovare le sue radici non dice assolutamente nulla. Gli accoppiamenti frenetici sono l'unica cosa che accade in 56 primi di proiezione pesanti come piombo e le facce impassibili dei protagonisti non sono tanto diverse, per espressione di noia, da quelle degli spettatori.

Voto: 15/30


Elisa SCHIANCHI

29 - 04 - 02

incontro sui
PINK MOVIES
All'incontro con il pubblico hanno partecipato i registi Zeze Takahisa e Sato Toshiki, due fra gli esponenti più importanti dell'universo underground dei pink, e Sasaki Yumeka, Miss Hiroshima 1993 e attrice cult, che in patria può contare su un seguito impressionante di fan.
Roland Domenig dell'Università di Vienna - considerato da molti il maggior esperto europeo di pinku eiga - ha fatto da moderatore, stimolando gli ospiti a raccontare le origini, l'evoluzione e i connotati particolari di questo filone della cinematografia nipponica.
I cosiddetti pinku eiga (film rosa) costituiscono un genere cinematografico specificatamente giapponese, che va considerato nel suo contesto di produzione. In Occidente sono prevalentemente noti come film porno, ma questa denominazione è fuorviante poichè in questi film il confine con l'hard core non viene mai superato. Le scene hard core infrangerebbero le leggi imposte dalla censura cinematografica e, addirittura, violerebbero un comma del codice penale giapponese. In Giappone, nemmeno negli Adult Video è permesso mostrare gli organi genitali o rapporti sessuali espliciti. Altri elementi distintivi dei pinku eiga sono i bassissimi costi e i brevissimi tempi di produzione (tre, quattro giorni), le dure condizioni di lavoro e il carattere essenzialmente commerciale del prodotto.
I pink hanno una durata prefissata di circa 60 minuti e vengono proiettati in sale cinematografiche dedicate, di solito in spettacolo triplo.
D'altro canto, a livello di contenuto e scelte formali, i registi godono di una grande libertà e hanno la possibilità di fare film molto personali: i pinku eiga offrono uno spazio di sperimentazione unico, spazio che, in effetti, può contenere generi molto diversi tra loro. Negli anni '60 e '70, questa libertà espressiva è contraddistinta dall'inserimento di istanze politiche e sociali nei film. I personaggi chiave in questo senso - segnalati sia da Zeze che da Sato - sono stati il regista Wakamatsu Koji e lo sceneggiatore Adachi Masao, i quali, proponendo film a base di sesso, violenza e politica, facevano leva sulla gioventù (maschile) giapponese sessualmente e politicamente frustrata.
In seguito, negli anni '80, la produzione di pinku eiga è diventata un "salvagente" per molti giovani registi alle prime armi. In quel periodo le major erano in grandi difficoltà economiche e, di conseguenza, era impossibile riuscire a farsi assumere come assistente alla regia. A fronte del crollo dello studio system, l'alternativa "pinku eiga" diventa così una delle poche praticabili, assieme alla televisione e al cinema indipendente, allora agli albori. Verso la fine degli anni '80, alla luce di questa situazione, Zeze Takahisa e Sato Toshiki hanno iniziato la loro carriera di registi di pink movies. Essi fanno parte di una nuova generazione cha ha saputo porsi in rapporto critico con le possibilità e i limiti del genere, e che si è fatta conoscere anche oltre i confini del pinku eiga. Soprattutto, l'opera di Zeze Takahisa rivela una straordinaria consistenza tematica e si distingue per la profondità della ricerca intellettuale e per la qualità dell'immaginario evocato, oltre a fare spesso riferimento a eventi storici o di attualità. L'interesse di Sato Toshiki è volto maggiormente alle situazioni del quotidiano e i suoi film sono strutturati in maniera più semplice e chiara; sono film decisamente più accessibili e meno sperimentali di quelli di Zeze.

FILM PROIETTATI A UDINE

Tokyo Erotica (2001) di Zeze Takahisa, con Sasaki Yumeka
Moans from the Next Door (2001) di Sato Toshiki, con Sasaki Yumeka
No Woman, No Cry (1998) di Kamata Yoshitaka, scenegg. di Usuno Akira (alias Zeze Takahisa)
A 3-1 Count (1999) di Sakamoto Rei, cosceneggiato da Zeze Takahisa
A Sky-Blue Crayon (1998) di Ueno Toshiya, con Sasaki Yumeka


Guillermo GONZALES

30 - 04 - 02