
Nato come tv movie, Ju-On,
diretto nel 2000 da Shimizu Takashi, è stato oggetto di remake (Ju-On:
the grudge) sempre ad opera di Shimizu, nel 2002. Ulteriore passo
avanti nella lunga catena di case stregate e fantasmi bambini,
Ju-on: the grudge 2, non sembra allontanarsi da alcuni stilemi del
nuovo cinema horror giapponese. Il bambino, morto per modalità oscure per
mano di familiari (di solito la paura richiede sempre la rottura dei
meccanismi di base di solidità e sicurezza), si presenta nei lavori di
Shimizu come fantasma bianco dalle occhiaie nere, presenza non inquietante
in sé (a differenza di quelli, assai più spaventosi, di
Honogurai mizu no soko kara /Dark
Water di Nakata Hideo o di
Ko-rei/Se ance di Kurosawa Kyoshi), quanto terrificante in
situazione. Distinto, come il precedente, in episodi, legati tutti dal
comune filo rosso della casa stregata,
Ju-on 2, meno originale ma
senza dubbio efficace, rappresenta con un'asciuttezza invidiabile la
sequenza di morte che la spettrale fisicità del bambino rappresenta.
Una struttura "all'americana", sottolinea Shimizu in un'intervista, che
unisce all'unità di luogo ed azione una rapidità temporale che non lascia
spazio alla costruzione della suspance (come, per citare il caso più
noto, la trilogia di Nakata, Ringu).
Un esempio, comunque interessante, di horror povero, dagli effetti speciali
minimali, ed un affascinante (seppure opaco) senso della scrittura
cinematografica che, in Giappone, sta affermando, anno dopo anno, la sua
forza espressiva.
21.11.2003
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