ANTES QUE O TEMPO MUDE
(PRIMA CHE IL TEMPO CAMBI)

di Luis Fonseca
(Portogallo, 2003, 35mm, 94')

di Marco GROSOLI

Un festival diretto dal filoportoghese per eccellenza Roberto Turigliatto non poteva non avere un lusitano in concorso. La scelta è stata lodevole, è caduta su un ottimo e promettente esordio. La trama è minuscola: non consiste che nei saliscendi emozionali di una giovane donna che all'inizio del film lascia il compagno e cerca di ovviare alle instabilità conseguenti buttandosi tra le braccia di figli e sorella, tentando di ricostruire un rapporto precarissimo con la madre, cercando scosse in discoteca e in avventure occasionali. Il racconto si risolve in un unico nevrotico grigiume emozionale femminile (quasi solo donne in questo film), ma non sfocia in isterismi incontrollati. Anzi, osserva da vicino lo svogliato agire della donna mantenendo una decisa impassibilità. Una mano solida e sicura che ricorda vagamente quella di Pedro Costa (comunque molto superiore a quella di Fonseca), pur senza la sua griffithiana precisione spaziale né la sua sapientissima organizzazione temporale. Il merito sta nella freddezza priva di svolazzi, tirate moraleggianti, o peggio esplosioni patetiche, con la quale seguiamo la deriva della protagonista, rappresentata con buon occhio per il quotidiano. Senza comunque inutili pesantezze o presunzioni pseudoautoriali o pseudoantonioniane (che è il rischio maggiore di un progetto del genere), ma con un'ottima attenzione al gesto e al dettaglio capace di non sacrificare la fluidità dell'insieme. E gli attori si inventano una toccante complicità, mai sopra le righe. Il film termina con l'incontro con la madre, che, come ci viene suggerito, fu l'origine di fatto delle instabilità della figlia. Ma niente si risolve, ancora incomprensioni, si rientra nel circolo vizioso con la stessa compassatezza che ci ha accompagnato lungo tutta la pellicola.
 

18.11.2003