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Continua a promettere bene Mundruczò.
Pardo d’argento a Locarno 2002 con
Pleasant days,
sorprende con un corto folle ed originale. Nientemeno che la Giovanna
D’Arco di Verdi reinterpretata e aggiornata dalle vittime di un
incidente stradale che risorgono come nulla fosse una volta giunte in
ospedale. La forma adottata è ovviamente il musical; l’interesse del
film sta principalmente nello stile lontanissimo da quello del
musical. Se in questo c’è quel gusto per l’idealizzazione formale ad
oltranza, quella pulizia espressiva astratta ed estrema resa immortale
tra gli altri da un Minnelli o da
Un sogno lungo un giorno
di Coppola, nel corto in questione si esaspera una ruvida,
inaccettabile e inafferrabile carnalità, all’inizio evidente nei
cadaveri sanguinolenti e smembrati, e poi resa attraverso una
fotografia opportunamente sgranata, gravida di tonalità freddissime e
di violenti contrasti luce-ombra. L’astrazione, nucleo sostanziale del
musical (ben presente nel corto, per esempio nella disinvoltura con
cui si passa dalla vita alla morte), perde miracolosamente la pulizia
che abitualmente l’accompagna, immergendosi in un umbratile universo
di luci al neon e di coreografie genialmente rattrappite e
spezzettate. Fino al volo finale di Giovanna in paradiso, girato così
addosso alla protagonista da perdere ogni trionfalità, anzi, sembrando
piuttosto un goffo incespicare tra le nuvole. Raggiungendo così uno
spiazzamento assoluto, totale, prezioso e difficile da dimenticare. 21.11.2003
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