
Assieme a I CINGHIALI DI PORTICI di Diego Olivares, anche l’altro
lungometraggio italiano in concorso alla ventunesima edizione del Torino
Film Festival SULLA MIA PELLE di Valerio Jalongo, ci porta in una Campania
fantasmizzata e terra di confine. Forte della sua esperienza come insegnante
presso il carcere romano di Rebibbia, lo sguardo di Jalongo ci accompagna
nella parabola esistenziale di Tony; detenuto in regime di semilibertà.
Vicenda tutta racchiusa nelle parole del regista: «la condizione dei
semiliberi è estremamente dura perché schizofrenica e ambigua. È un
beneficio ma nello stesso tempo è ancora una pena [...] Si potrebbe dire che
il loro mondo morale segue una geometria diversa dalla nostra: curvature e
campi di forza, vuoti e pieni, non coincidono con quelli riconosciuti dalla
società. Eppure in alcune occasioni uomini come Tony sanno essere molto più
moralmente rigorosi degli onesti».
Un vivere sospeso, ma che comunque porta a prendere delle decisioni;
sicuramente più consapevole dei gestori dello stabilimento, piccoli
imprenditori impossibilitati a raggiungere un vero riscatto sociale: è il
Sud, ma anche tutta l’ Italietta di oggi. Finale noir che trova la sua
sublimazione nella splendida cornice della riviera campana; confine labile
tra vita e morte, disperazione e salvezza.
Buona prova recitativa di Ivan Franek (BRUCIO NEL VENTO di Silvio Soldini);
mentre Stefano Cassetti dopo ROBERTO SUCCO (2001) di Cédric Kahn, rischia di
trovarsi ingabbiato, suo malgrado, nel personaggio di
criminale-detenuto-psicopatico.
05.12.2003
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