I CINGHIALI DI PORTICI 

di Diego Olivares
(Italia, 2003, 35mm, 85')

di Alberto CASINI


In un paese di pallonari, di domeniche alle partite di pallone dove ognuno si sente (anzi è meglio) allenatore della nazionale stupisce come il cinema non si sia mai occupato dello sport nazionale per eccellenza, se non negli stracultissimi Paulo Roberto Cotechiño, centravanti di sfondamento (1983) con Alvaro Vitali, L’Allenatore nel pallone (1984) e Mezzo destro, mezzo sinistro, due calciatori senza pallone (1985) entrambi di Sergio Martino. Impressiona, allora, come al suo primo lungometraggio Diego Olivares abbia raccontato una bellissima storia attraverso le immagini di una disciplina sportiva come il Rugby; sport poco considerato in Italia ma che comunque inizia a regalare piccole soddisfazioni a livello internazionale. I cinghiali di portici è il nome della squadra messa in piedi da Ciro, assistente sociale in un centro di recupero di giovani difficili; un po’ per rivalsa personale (alle spalle una carriera finita di rugbista), un po’ per far trovare una strada ai ragazzi della casa-famiglia. Dalle spiagge desolate di Portici, vera finis terrae, ai campi da gioco; dove in piccolo si riproducono conflitti, tensioni e speranze della vita. Un finale aperto che ci ricorda come il più forte può anche perdere, ma che il più debole può anche vincere...a volte. Una pellicola sincera, realizzata grazie al fondamentale apporto della comunità Il pioppo di Somma Vesuviana e della Società sportiva Arzano Rugby; consulenza più che fondamentale, quest’ultima, che si riflette nel montaggio di Giuseppe Franchini e nella fotografia di Cesare Accetta tese ad esaltare le magnifiche riprese delle partite di rugby.
 

05.12.2003