
In un paese di pallonari, di domeniche alle partite di pallone dove ognuno
si sente (anzi è meglio) allenatore della nazionale stupisce come il cinema
non si sia mai occupato dello sport nazionale per eccellenza, se non negli
stracultissimi Paulo Roberto
Cotechiño, centravanti di
sfondamento (1983) con Alvaro Vitali,
L’Allenatore nel pallone
(1984) e Mezzo destro, mezzo
sinistro, due calciatori senza pallone (1985) entrambi di Sergio
Martino. Impressiona, allora, come al suo primo lungometraggio Diego
Olivares abbia raccontato una bellissima storia attraverso le immagini di
una disciplina sportiva come il Rugby; sport poco considerato in Italia ma
che comunque inizia a regalare piccole soddisfazioni a livello
internazionale. I cinghiali di
portici è il nome della squadra messa in piedi da Ciro, assistente
sociale in un centro di recupero di giovani difficili; un po’ per rivalsa
personale (alle spalle una carriera finita di rugbista), un po’ per far
trovare una strada ai ragazzi della casa-famiglia. Dalle spiagge desolate di
Portici, vera finis terrae, ai campi da gioco; dove in piccolo si
riproducono conflitti, tensioni e speranze della vita. Un finale aperto che
ci ricorda come il più forte può anche perdere, ma che il più debole può
anche vincere...a volte. Una pellicola sincera, realizzata grazie al
fondamentale apporto della comunità Il pioppo di Somma Vesuviana e
della Società sportiva Arzano Rugby; consulenza più che fondamentale,
quest’ultima, che si riflette nel montaggio di Giuseppe Franchini e nella
fotografia di Cesare Accetta tese ad esaltare le magnifiche riprese delle
partite di rugby.
05.12.2003
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