intervista a John WATERS |
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Abbiamo incontrato John Waters in occasione
della retrospettiva dedicatagli dal Gay&Lesbian Film Festival di Torino, un
momento di riflessione sull’eccezionalità della figura di Waters nel
panorama del cinema americano ed un’ottima occasione per presentare A DIRTY
SHAME, nuovo lavoro del ribelle di Baltimore ancora inedito in Europa. Un
cinema che si trastulla con la fine line che divide provocazione e
nichilismo e che applica l’estetica del bruttissimo ad una carnalità che
sembra voler mostrare pieghe metafisiche (in questo senso Divine che
sentenzia la morte degli “avversari” in PINK FLAMINGOS è davvero una
divinità). Ma quello di John Waters è anche uno sguardo che ha saputo
infiltrarsi anche nelle pieghe dell’establishment, gorgogliando sotto la
superficie di film “per famiglie” (HAIRSPRAY) ed esplodendo nella
significativa falloforia finale di questo nuovo, ipertrofico, A DIRTY SHAME,
compendio delirante dei più bizzarri feticismi e punto di fusione
dell’ossessione sessuale americana, sospesa tra sexploitation e fanatismi
religiosi, tra la tradizione a stelle e strisce del blow job e la sessofobia
neoconservatrice.
JOHN WATERS Cerco di non essere troppo
ovvio per quanto riguarda la politica. Se riesci a far ridere qualcuno su un
tema per il quale non ha mai riso, a quel punto puoi cercare di cambiare il
suo punto di vista. Quando il pubblico ride, le armature, le armi cadono.
Possono essere contro di te fino a quando non ridono, dopo ti ascoltano.
Prendo in giro solo le cose che mi piacciono; da questo punto di vista, il
mio approccio non è mai malizioso, anche quando è estremo. Non credo di
esprimere odio. Credo che l’odio possa essere divertente per cinque minuti,
non novanta. Non mi piace essere ovvio riguardo alle cose che tratto. Questo
nuovo film è polemico; attira gli spettatori perchè pensano che sia una
normale commedia, ma alla fine fa in modo che la prossima volta che
incontreranno qualcuno che lecca la sporcizia per terra, saranno più gentili
con lui. Ho visto un tipo che lo faceva davvero in un sex club. Si
masturbava mentre leccava il pavimento e io mi sono detto: “Grazie a Dio non
ho questa perversione!” Ho anche visto un tale, un camionista, che faceva
leccare le gomme del camion al suo partner!
JW Volevo farlo in modo divertente... Nel
1971 era uscito GOLA PROFONDA e quindi era stato inventato il genere del
“porno-chic”. Io pensai: “Cosa posso mettere in un film che non sia
illegale?”. Volevamo fare qualcosa che nessuno aveva mai fatto e che nessuno
avrebbe mai copiato. Nacque per scherzo, era una specie di trovata
pubblicitaria e in effetti era sostanzialmente “TV verità”. La stessa cosa
che sta facendo ora Johnny Knoxville con JACKASS. Volevamo dire alla gente:
“Non siete sconvolti dal fatto di non riuscire più a sorprendervi di niente
dopo il porno?”. Il 1971 era un periodo molto radicale; era prima dell’AIDS
e la gente era davvero promiscua, c’erano sex bar ovunque. Il porno era
diventato improvvisamente vecchio, quindi io pensai di trovare qualcosa di
nuovo. E anche oggi nel porno, tutti si rifiutano di girare due tipi di
film: quelli con i minori e quelli con la merda. Quindi anche nei porno shop
non si vende PINK FLAMINGOS perchè sarebbe illegale.
JW Era uno scherzo, era una specie di
MONDO CANE, uno shock-u-mentario. Una cosa che sapevo era che quando
uscivi dal cinema, anche se non ti era piaciuto il film, avevi qualcosa da
raccontare. E la gente era davvero spaventata da questa cosa. Alcuni
pensavano che vivessi in una roulotte con Divine e che lei fosse mia moglie
e che mangiassimo merda di cane. Lo pensavano perchè il film era girato
malamente e sembrava un documentario. Quando andavamo in giro la gente ci
offriva merda di cane e noi rispondevamo: “Oddio, no, per favore!”. Alcune
persone che avevano davvero questa perversione vennero ad una stazione radio
e ci dissero: “Noi lo facciamo davvero!”; erano arrabbiatissimi e io dovetti
spiegare loro che non volevo offendere nessuno.
JW Amo Pasolini! La scena di A DIRTY
SHAME in cui Johnny Knoxville levita viene da TEOREMA! Pasolini è stato una
grande influenza per me. Quando disse: “Sono cattolico, sono omosessuale e
sono comunista” rimasi senza fiato; che frase! Era tutto ciò che non si
poteva essere da noi in America e dire una cosa del genere significava
davvero mettersi nei guai. Era anche “omosessualmente scorretto”; non era
inserito nel movimento gay perchè negli anni ’60 diceva cose tipo: “Sono più
vicino alla polizia che ai dimostranti perchè i poliziotti sono proletari,
gente che lavora.” Il suo approccio politico era molto interessante perchè
non era mai corretto: nè a destra nè a sinistra. Era straordinariamente
bello ed era un grande regista. Amava i ragazzi e sfortunatamente questa è
stata la sua rovina, ma ne era conscio. Non credo che il suo omicidio avesse
radici politiche; penso che fosse solo una nottata storta... succede quando
ti piacciono i ragazzini... è parte del rischio...
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