BENZINA
di Monica Stambrini
con Regina Orioli e Maya Sansa



BENZINA è opera che appartiene ad una categoria diversa, quasi anomala rispetto alla produzione media italiana, poiché tenta la strada di un rischioso e coraggioso incontro tra testo - è tratto dall'omonimo libro di Elena Stancanelli, edito da Einaudi - e sperimentazione visiva.
Una storia di amore omosessuale al femminile, che alterna fasi oniriche e dettagli realistici legati all'omicidio iniziale, viene sviluppata all'interno di un road movie dichiaratamente lynchiano [CUORE SELVAGGIO è il riferimento più vicino], con ampi riferimenti anche a THELMA & LOUISE, in particolar modo nell'idea della sfida totale all'universo maschile, qui rappresentato dalla coppia di ragazzi che insegue le protagoniste durante tutta la pellicola, a segnare il controcanto tragico ad un'idea di liberazione difficile da vivere, ma che si intende portare fino alle sue conseguenze estreme.
Quello che colpisce è l'ostinata volontà della regista di organizzare un apparato visivo ricco e articolato, che attinge al cinema del regista di TWIN PEAKS, come nella costante presenza del fuoco, vero e proprio elemento di accensione del racconto, utilizzato per segnarne raccordi, punti di svolta e conclusione. La stessa scelta, peraltro già presente nel testo, di ambientare la storia in luoghi deputati al passaggio [le stazioni di servizio, gli autogrill], o in "non-luoghi" [un cinema lungo la strada, la discarica, il rave party] è riflesso spaziale di un mondo che sembra non poter ospitare le due protagoniste, senza che, prima o poi, queste debbano - forzatamente o per scelta - fuggire.
Ma a ben guardare ciò che permette a BENZINA di elevarsi rispetto ad una media produttiva che spesso privilegia un'ottima storia al suo essere strettamente cinematografica, è l'elaborazione di una fonte letteraria, in cui - in una sorta di cortocircuito tra forme d'espressione - è proprio la matrice visuale ad emergere. Se è vero infatti che la generazione dei "cannibali" è stata in grado di segnare una svolta non esclusivamente teorica, molto si deve senz'altro alle nuove tematiche ma è proprio lo stile ad mostrarsi con forza: uno stile legato a doppio filo alle visioni cinematografiche che hanno influenzato i suoi autori. Ecco allora che l'ulteriore elaborazione registica della Stambrini è all'origine di una ricerca visuale per così dire "di secondo grado", i cui riflessi sullo schermo, pur con qualche discontinuità, sono momenti di cinema puro, lontano - come dicevamo - da una prassi fatta di dialoghi e immagini vuote.


Voto: 29/30

Gabriele FRANCIONI
Andrea DE CANDIDO

16 - 11 - 01