SUSPICIOUS RIVER
di Lynne Stopkewich
recensione di
Andrea DE CANDIDO
Ci sono dei cineasti il cui lavoro assolutamente unico - e per ciò
inimitabile - affascina al punto tale i giovani registi da spingerne alcuni
a tentare l'illusoria impresa di ripercorrerne le strade. Tra questi senza
dubbio David Lynch, la cui lezione è intravedibile, ad esempio,
nell'opera di un autore come Todd Solondz. Ma se per il regista di Happiness
la cosa si limita ad un richiamo, specie nel tratteggio con cui descrive
la caramellosa apparenza che cela il marcio della piccola provincia americana,
in Suspicious River di Lynne Stopkewich la parentela è ben più
stretta. Padre putativo è qui non tanto il Lynch di Velluto blu
ma quello televisivo de I segreti di Twin Peaks.
La vicenda in questione ha per confini quelli di un piccolo agglomerato,
quasi sospeso nel nulla, tanta è l'assenza di un viavai. Il motel
locale è affidato alla bella Leila Murray (Molly Parker), giovane
quanto annoiata moglie in crisi ma - come nel precedente lavoro della
regista canadese (Kissed, del 1996) - il rimedio non è tra i più
comuni: lì Molly Parker trovava sfogo in pratiche necrofile mentre
in Suspicious River si accontenta di vendere se stessa ai clienti di sesso
maschile in cambio di un leggero sovrappiù sul prezzo. Alla maniera
del Lynch citato, la doppia vita trova una svolta tragica, i cui moventi
non sono in tutto riconducibili a parametri propriamente tangibili: alle
spalle c'è un trauma familiare, la cui agnizione rimane anche stilisticamente
a metà strada tra sogno e realtà. E proprio la (celata)
sovrapposizione di livelli spaziali e temporali, la cui messa in scena
tuttavia non differisce in modo sostanziale, è alle fondamenta
di un procedimento che si muove per piccole variazioni a partire da cellule
narrative predefinite (ad esempio: l'arrivo di un cliente al motel, Leila
dietro al bancone, la musica di sottofondo
). Lo scopo, proprio come
nel telefilm sull'omicidio di Laura Palmer, è una sospensione (anche
dal punto di vista ritmico) vagamente magica. Affascinante ma, purtroppo,
in gran parte già visto.
IL VOTO DI KINEMATRIX: 25/30
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