INTERVISTA A MARIO SESTI
piccolo giotto e i giganti e il restauro
KMX: Come è nata l'idea di questo film e se per
caso ha a che fare con la sua passione e il suo impegno per il recupero
del cinema del passato...
MARIO SESTI: Come responsabile dei restauri di MEDIASET
io avevo fatto un piccolo promo in cui si descriveva l'attività
di questo artigiano che aveva curato i restauri, questo Enzo Verzini,
oggi ottantenne, che ha avuto il privilegio di lavorare con i più
grandi registi italiani del podoguerra tra cui Antonioni, Germi, Fellini,
Visconti, Pontecorvo, ecc. Quanto l'ho presentato al MOMA di New York
gli americani si sono dimostrati interessati a saperne di più di
questo personaggio e mi hanno chiesto di realizzare qualcosa di più
completo sulla sua figura da presentare a Giugno in occasione di una retrospettiva
delle pellicole da noi restaurate. E così è nato questo
PICCOLO GIOTTO E I GIGANTI, oggi presentato nella sezione sopralluoghi
italiani.
KMX: Qualcosa di più su questo personaggio che,
come ha detto lei, certo non tutti conoscono...
MS: Lui ha personalmente curato la fase finale dello sviluppo
e della stampa di film come ROMA CITTA' APERTA, LA DOLCE VITA, ROCCO E
I SUOI FRATELLI e molti altri capolavori. Nel documentario si raccontano
molti aneddoti sulla sua vita: ha risolto molti problemi tecnici che,
per forza di cose, finivano per diventare anche problemi di estetica e
di linguaggio. Come dicevo ha lavorato con i più grandi ma soprattutto
con Gianni Di Venanzo, uno dei maggiori direttori della fotografia del
cinema italiano del dopoguerra, soprattutto per quanto riguarda il bianco
e nero, un po' il padre di questa scuola. La sua abilità sta, dal
punto di vista tecnico, nel grandissimo talento nella tecnica fotochimica.
Oggi che è diventato restauratore, la cosa interessante è
che lui offre la possibilità di un restauro che può avvalersi
della medesima persona che di quei film si era realmente occupato. Una
condizione tecnica, filologica e estetica ottimale, perché lui
conosce alla perfezione quelle che erano le qualità formali e le
volontà dei direttori della fotografia dei allora. La sua è
per giunta una biografia molto interessante ed avventurosa: è rimasto
molto preso orfano ed è stato adottato con quello che, all'epoca,
aveva il maggiore stabilimento romano di sviluppo e stampa, Catalucci,
che aveva lavorato perfino con i Lumiere. Dietro questo personaggio c'è
davvero una genealogia davvero prestigiosa, illustre e significativa.
Possiede qundi due qualità fondamentali: è un personaggio
che conserva la memoria dei quei film che hanno segnato realmente la storia
del cinema moderno e, dall'altra parte, ha anche una particolare storia
personale da raccontare. Spero che il documentario sia riuscito a raccontare
la sua simpatia e la sua umanità scoppiettante, con in più
delle doti di attore naturale.
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KMX: Come è possibile scegliere le personalità
più adatte, all'interno delle varie cinematografie nazionali, alla
responsabilità di un restauro effettuato con criterio filologico?
MS: Questo è un problema enorme. Come ho già
detto noi abbiamo avuto fortuna nel trovare e nel poter collaborare con
Verzini; detto questo, ritengo che sia impossibile che nel restauro non
ci sia un rischio di interpretazione, ed ignorarlo è peggio che
non farsene carico in maniera irresponsabile. In ogni caso si devono operare
delle scelte: per MAMMA ROMA ci siamo trovati di fronte ad un caso di
asincrono, perché l'edizione finale aveva alcune imperfezioni.
A quel punto ci siamo chiesti se fosse giusto sistemarli o se non fossero
frutto dell'intenzione di Pasolini, che non curava molto di più
la fisicità degli attori piuttosto che la tecnica di recitazione.
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