SEGUNDA PIEL
di Gerardo Vera
con Jordi Molla, Xavier Bardem e Ariadna Gil
recensione di
Francesca MANFRONI
SEGUNDA PIEL è la storia di un uomo diviso tra l'amore per sua moglie
e suo figlio, quindi per la normalità, e la passione per un altro uomo.
Oppure, è la storia di un omosessuale, innamorato di un uomo sposato che
non riesce ad accettare la sua vera identità sessuale. Ovvero, è la storia
di una donna che ama suo marito, ma che ad un certo punto scopre che lui
ha una relazione con un altro uomo. L'unica cosa certa è che il protagonista
(Jordi Molla) è in piena crisi e non riuscendo a barcamenarsi, in una
situazione obiettivamente complicata, finisce per far soffrire sia la
moglie (Ariadna Gil) che l'amante (Xavier Bardem). Il finale è tragico,
manifestamente punitivo e l'ultima scena sembra un tentativo poco riuscito
di riequilibrio di un film che lascia ben poche speranze.
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Il pensiero va istintivamente al TUTTO SU MIA MADRE di Almodovar, soprattutto
per l'attenzione ad una realtà diversa e per l'atmosfera melodrammatica.
Ma in SEGUANDA PIEL manca la forza delle immagini, la simbologia dei colori,
l'amalgama delle luci. E, malgrado il film scorra senza noia, non arriva
mai a colpire, a stravolgere. Anche i personaggi sono poco delineati.
Non si sa mai cosa tengano nascosto dentro, cosa provino veramente. Molto
è lasciato all'interpretazione degli attori: dolcissima ed affascinante
Ariadna Gil riesce a trasmetterci la figura di una donna spiazzata dagli
eventi che, con una fragilità solo apparente, sceglie sempre e comunque
di seguire le indicazioni dei suoi sentimenti. E decisamente coinvolgente
è l'interpretazione di Bardem, mai troppo calcata o banale: l'ostinazione
nel volere il suo uomo, la sua sensuale fisicità e il continuo miscuglio
di sensazioni che esprime in relazione all'umore dell'altro rendono il
suo personaggio assolutamente universale.
Interessante anche la scelta del titolo, possibile chiave di lettura del
taglio del film: infatti, sembra che il regista con "seconda pelle" voglia
evidenziare un ulteriore strato di superficie. E per questo non svela
mai quale sia la vera natura dei sentimenti, lasciando nello spettatore
la chiara idea di una imperante finzione.
IL VOTO DI KINEMATRIX: 22/30
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