SCOPAMI
di Coralie Virginie Despentes
con Raffaėla Anderson e Karen Lancaume
recensione di
Sara FRONDA
All'insegna della polemica approda nelle sale italiane il tanto discusso
BAISE MOI tradotto alla lettera SCOPAMI.
Nato dalla penna della francese Virginie Despentes che la ha trasformato
in un movie, la pellicola si accompagna ad una lunga striscia di sangue,
sesso, e dibattiti in grado addirittura di scatenare un'accesa disputa
tra la destra e la sinistra d'oltralpe.
Uscito nelle sale francesi il 28 giugno scorso, vietato ai minori di sedici
anni in seguito alle proteste di alcune madri offese dalla ferocia gratutita
e dalle scene di sesso troppo esplicite.
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Manifesto della generazione zero SCOPAMI č la storia di due giovani, Manu
e Nadine, destinate ad incontrarsi nella loro disperazione.
Manu vive alla giornata facendo santuariamente l'attrice hard, la seconda
č una prostituta d'alta classe. Le due intrecciano le proprie esistenze
che giorno dopo giorno si muovono sullo sfondo di una provincia violenta
dove la fuga appare l'unica via d'uscita.
Il desiderio di scappare si unisce ben presto al sesso e alla voglia irrefrenabile
di vendetta. Un viaggio pieno di odio e rabbia quello che le due intrapendono,
una versione hard di THELMA E LOUISE. Sangue e violenza scorrono in libertą
sullo schermo senza trovare una giusta collocazione sociale o morale.
Il tema, nč innovativo nč coinvolgente si snoda su un binario di pura
gratuitą. Due assassine che non conoscono il senso dei loro gesti e il
non comprenderne lo scopo disorienta lo spettatore. D'altronde l'omicidio
senza un movente č il meno interessante dal punto di vista narrativo.
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Anche l'aspetto erotico della vicenda non sconvolge nč fa riflettere,
il sesso č deprimente come lo č forse per le stesse protagoniste. Lontano
da pellicole come NATURAL BORN KILLERS, IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI, e
la pietra miliare ARANCIA MECCANICA del geniale Kubrick, BAISE MOI non
convince non per un senso del perbenismo latente ma per il desiderio inappagato
che lo spettatore prova dinanzi le scene.
La sceneggiatura perde il tono interessante altrimenti presente nel bestseller,
la fantasia in grado di rielaborare il sottile senso che lega le parole,
non trova nella pellicola una sua giusta collocazione. La stessa Despentes
non guarda con obiettivitą le sue eroine ma seguendole con la tenerezza
di una madre protettiva e la consapevolezza di chi le ha rese visibili,
rischia di rimanere eccessivamente coinvolta nella vicenda.
Lo spettatore dunque rimane solo e sconcertato di fronte ad una violenza
senza senso, priva di una reale giustificazione e come tale incapace di
inviarci un messaggio plausibile.
IL VOTO DI KINEMATRIX: 22 / 30
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