IL SARTO DI PANAMA
di John Boorman
con Pierce Brosnam, Geoffrey Rush e Jamie Lee Curtis
recensione di
Elena SAN PIETRO
L'ultima fatica di Boorman sfigura rispetto alle altre pelllicole del
festival di Berlino. Questa sensazione è motivata in parte dalle aspettative
troppo alte di un pubblico attratto dai grandi nomi del cast (Geoffrey
Rush, Pierce Brosnan, Jamie Lee Curtis) e dai precedenti successi del
regista. Ma è soprattutto una questione di tematiche: di fronte a grandi
film "impegnati" sia a livello sociale, ma soprattutto a livello
d¹ introspezione personale, la godibile ironia del SARTO DI PANAMA lascia
il tempo che trova.
Non intendo dire che bisogna obbligatoriamente essere drammatici e struggenti
per colpire nel segno e lasciare una traccia nella mente dello spettatore,
anzi, spesso l'ironia è l'arma migliore per trasmettere anche i messaggi
più agghiaccianti, specialmente in un tempo dove è facile cadere nel retorico.
Però a Berlino quest'arma è stata usata da una maestra del genere come
Emma Thompson, se non dal caustico Spike Lee, in contesti ben più significativi.
Il film di Boorman è puro intrattenimento ben confezionato e, d'altronde,
sin dalla sua nascita non aveva altri scopi. La pellicola è tratta dall¹omonimo
libro di John le Carré, il celebre scrittore di spy story, che di questo
film è anche attivo co-sceneggiatore e produttore esecutivo. Molti hanno
affermato, come spesso accade (ahimé troppo spesso!), che il film non
rende giustizia al libro. Forse è vero, ma le Carré è il primo ad affermare
che ricavare un film da un libro è come "cavar fuori un dado per
il brodo da una mucca!"; lo scrittore si dichiara comunque entusiasta
del film e la sua collaborazione con Boorman si è rivelata intensa e stimolante
per entrambi: a riprese finite sembrano davvero due vecchi amici. Le Carré
afferma di aver abbandonato i suoi romanzi sulle problematiche legate
alla guerra fredda per lasciar spazio ad un libro più "leggero",
che esplorasse l'ambiente dello spionaggio dal punto di vista della vita
quotidiana dei suoi protagonisti.
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Ed è esattamente quello che accade nel film, dove un esilerante Geoffrey
Rush dal passato compromettente si è rifatto una vita a Panama, diventando
un sarto di grido per l'alta società, con tanto di una bella moglie americana
(Jamie Lee Curtis), fedele e innamorata, ignara dei suoi trascorsi. Qui
entra in scena il lampadato Brosnan che riveste i panni di un'odiosa spia
a caccia d'informazioni sulla gestione del canale da parte del governo
di Panama. E' interessante notare come il bel Brosnan, noto al grande
pubblico come quel gentiluomo eroico e rubacuori di James Bond, qui interpreti
un ruolo da antagonista: un uomo rozzo, meschino, viscido, ambiguo e ricattatore,
che però non ha perso il suo proverbiale fascino con le donne (neanche
nei confronti della presidentessa di Panama, che ha concesso i permessi
necessari alle riprese solo dopo le moine dell'aitante attore britannico!).
L'alchimia fra i due protagonisti e pressoché perfetta, tanto da dare
vita ad una serie di felici improvvisazioni sul set ed ad un imprevisto
sviluppo del personaggio di Brosnan: alla fine Boorman ha deciso di risparmiargli
la morte, un colpo troppo basso per lo spettatore, cambiando direzione
rispetto al finale "classico" del libro. Ma la parte del leone
la fa sicuramente l'eclettico Rush, che sugli schermi anglofoni sembra
essere onnipresente quanto il nostro Stefano Accorsi nel panorama italiano.
A Berlino Rush era presente anche in QUILLS nei panni dell marchese De
Sade, accanto all'affascinante Kate Winslet. Ad una precedente conferenza
stampa l'attore aveva scherzato sul fatto che era stato addirittura pagato
per baciare la Winslet. A proposito del SARTO DI PANAMA Geoffrey ritorna
sulla sua precedente battuta affermando che "dopo aver ballato con
Brosnan non posso desiderare di meglio!". Rush è un trasformista,
un mimo, un professionista dalle solide basi teatrali, che è perfettamente
in grado di recitare parti comiche e ruoli drammatici, sentendosi comunque
a suo agio e arricchendo il personaggio di una carica personale. Il suo
talento è stato premiato con l'Oscar per SHINE, qualche anno fa, ma da
allora l'attore australiano non si è concesso un attimo di tregua, comparendo
anche in SHAKESPEARE IN LOVE e in ELIZABETH. Accanto a questo sfavillante
cast non bisogna lasciarsi sfuggire la fugace apparizione di Harold Pinter
(zio Benny) e della giovane figlia del regista, Lola Boorman (Sara Pendel).
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Panama, con la sua violenza repressa, le sue controversie politiche e
la sua povertà, rimane uno sfondo, un esotico e sensuale pretesto per
ambientre una classica black comedy neanche troppo ingeniosa. Regista
e attori si sono dichiaratin entusiasti di girare in una località dal
clima dolce e ammaliante come Panama, sfuggendo ai rispettivi luoghi d'origine.
E forse IL SARTO DI PANAMA è un film che va visto proprio in quest'ottica:
una piacevole vacanza, lontano da pellicole più scioccanti e sperimentali,
mettendo da parte le ideologie ed i problemi della vita reale. Rilassante,
come leggersi un buon giallo sul treno verso una località balneare.
IL VOTO DI KINEMATRIX: 24/30
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