V ROMA FILM FESTIVAL
presentazione di Valentina PETRINI


"Si restaurano restaurano le cappelle, si restaurano le persone con facelifts, liposuctions e DHEA (human groth hormon, l'ormone della crescita), dunque si restaurano anche i film". E' Bernardo Bertolucci che parla, il grande protagonista di questa quinta edizione del Roma Film Festival. Un'intera retrospettiva dedicata ai suoi film proprio perché come egli stesso ha detto: "in un mondo così attento solo al presente, in una società così impegnata a dimenticare tutto e tutti, conservare i film significa conservare la memoria collettiva…".



Il cinema per Bernardo Bertolucci è un momento di riflessione. Tutto si svolge all'interno di uno spazio dove tempo e linguaggio si muovono di pari passo. Facendo tesoro della scuola di Lévi Strauss, Bertolucci considera tutti i fenomeni culturali linguaggio.
Nel 1962 debutta nel mondo del cinema, proprio negli stessi anni in cui debuttarono Pasolini, Vancini, Petri e i fratelli Taviani.
LA COMARE SECCA e PRIMA DELLA RIVOLUZIONE sono i titoli che segnano l'inizio della sua carriera cinematografica e non solo: l'inizio di questo suo complesso viaggio nel mondo del linguaggio. Primi elementi che segnano il suo cinema: movimenti di macchina liberi e complessi, che seguono l'andamento del racconto, e narrazione in prima e terza persona, come in un diario che a poco a poco si fa romanzo…

Quattro anni dopo è la volta di PARTNER: è il 1970 e questo è un film che anticipa il "cinema della rivoluzione". Attraverso il tema del doppio si attua la rottura con i canoni tradizionali e con il concetto classico di "forma". Il conflitto interno che lacera il protagonista si esplica in tutte le parti che compongono il film: musica, linguaggio, colori, movimenti di macchina. Non manca neanche l'alter-ego, il prototipo della società moderna: la giovane e avvenente rappresentante di detersivi che nulla sa di ciò che le accade intorno. Il teatro è la grande ossessione di quest'uomo che cerca di insegnare ai suoi allievi ad essere creativi, a non seguire gli schemi. Resterà, però, intrappolato nelle sue stesse intenzioni, bloccato a metà tra i suoi due volti…

A metà tra finzione e realtà è ULTIMO TANGO A PARIGI. E' il 1972. Il Roma Film Festival trasmette la versione originale in lingua francese. Continua il viaggio di Bertolucci alla scoperta del linguaggio: qui i personaggi fanno del sesso il loro silenzioso "linguaggio". Non hanno bisogno di dirsi nomi o raccontarsi le loro storie: comunicano attraverso il linguaggio del corpo in un vecchio appartamento parigino.
Una Parigi sradicata, riconoscibile solo dagli interni, dove si svolgono la maggior parte delle sequenze. Un Marlon Brando, "mito" hollywoodiano, che, stanco, mangia burro sdraiato per terra e ricorda le vecchie e aliene tradizioni familiari…

Riscoprire o scoprire un autore come Bertolucci è un po' come ripercorrere le proprie radici. Ed è forse per questo che il Roma Film Festival ha voluto dedicare una retrospettiva ai suoi film: quale modo migliore per ricordare il secolo uscente, le sue contraddizioni politiche e culturali. Dopo ULTIMO TANGO A PARIGI Bertolucci sentì l'urgenza di voler fare un film sulle radici della storia: "Questo film deve chiamarsi NOVECENTO - disse - un film sull'agonia culturale della terra , della cultura contadina travolta dalla civiltà industriale; per portare i giovani alla scoperta delle radici vere…".
Detto fatto nel 1976 uscì NOVECENTO, che si impose come un film-affresco.
Un film dove tutto è metafora, dove le immagini si interrogano, dove riesci a sentire il sudore dei contadini che lavorano la terra. Chi potrà dimenticare l'improvvisa cecità di Ada che chiude gli occhi dinanzi ai fascisti e che "cieca" continua a ballare nel salone della Casa del Popolo.