VENEZIA 1999
NUOVO CINEMA PURGATORIO
di Andrea De Candido e Gabriele Francioni

- apparso su CIAK (ottobre '99) -


Guardami! E' un'implorazione, non il titolo di un film. Una voce sommessa udita al Lido ogni volta che passava sullo schermo un film nostrano. Il cinema italiano, vedendo migliaia di occhi sedotti dall'appel hollywoodiano e da quello, vincente, di Cina e Iran, si rivolgeva allo spettatore medio/distratto e a quello più attento con questa preghiera: guardami!
Ma quelle migliaia di occhi, desiderando sognare, rispondevano con un'alzata di spalle verso lo strano oggetto di poco desiderio.
La generazione MTV sa dov'è il problema, vuole affrontarlo, è pronta a dichiarare guerra ad un cinema "esangue" e depresso. I film del Lido confermano la tendenza a costruire un unico, grande affresco "privato" e, al limite, televisivo. Con, sparsi, anche lampi di luce colorata, tra musiche e dialetti e corse a perdifiato per i corridoi del liceo. Dove, comunque, non si ride e non si piange, Anzi, direbbero i giovani marcianti sul Lido nel nome di una rivoluzione abortita, si sta fermi a guardare la vita (che non è bella) scorrere in punta di piedi.
Ascoltiamo il loro pianto:
"QUESTO E' IL GIARDINO delinea una paesaggio umano deprimente, privo di speranza e di luce. Parla di gente che non sa amare e non sa sognare. Per un'opera prima, colpisce la totale mancanza di fiducia nel futuro" (Serena Alfieri, 21 anni, di Formia).
"La Di Majo ha un buon colpo d'occhio, ma il film è lento" (Gloria Del Dottore, Siena). "Triste e prevedibile nel modo in cui parla della borghesia napoletana. E poi ci sono troppi "nannimoretti" e anche Woody Allen!". (Sara D'Agostino, 21, Bologna, su AUTUNNO).
"Mi è sembrato slegato. La sceneggiatura è poco sviluppata e… il regista non ha le capacità per trattare un tema così complesso" (Filippo, 19 anni spesi nelle sale di Forlì, su Maderna).
Ma ecco briciole di ottimismo: "COME TE NESSUNO MAI è un film divertente, brioso e ben recitato - racconta Lucia Lombardi, 25 anni di Rimini. E aggiunge: "QUESTO E' IL GIARDINO invece, è deprimente e non rispecchia la realtà dei giovani d'oggi. Ha la pretesa di usare lo sguardo di Antonioni, ma è puro atteggiamento intellettualistico. APPASSIONATE ha il difetto di raccontare solo la Napoli dei quartieri poveri in maniera abbastanza scontata. Alcuni film veneziani non meritavano la selezione!".
Buio in sala. Nel senso peggiore.
Interrogati sulla produzione dell'ultimo periodo, i giovani mettono LA VITA E' BELLA, RADIOFRECCIA e FUORI DAL MONDO sul gradino più alto. Come a dire: il connubio tragedia/commedia, che rende universali i microcosmi del mondo. Solo che… "tornata a casa voglio continuare a pensare e i film italiani non me lo permettono", rintuzza Agnese, veneziana ventiquattrenne.
"NON CON UN BANG non mi è piaciuto per niente. Speravo che alla fine, almeno succedesse qualcosa… magari il suicidio del protagonista! Muccino mi è piaciuto molto. Meno la Di Majo, tutto una citazione di Moretti e Woody Allen. Io faccio teatro, amo il contatto diretto col pubblico e, del cinema, penso che i migliori siano i comici, spontanei, reali…" (Valentina, 27 anni di Venezia).
Qualcuno parla anche di APPASSIONATE: "Bello. Interessante la resa della napoletanità, l'uomo triste che accetta una vita impossibile da cambiare. Anche se c'erano troppe canzoni e troppo pochi dialoghi. Il cinema italiano, comunque, va sostenuto e, così, i suoi attori. (Giuseppe Caderni, 19, Milano).
"Carino, tenta di elevarsi e di diventare un prodotto… di poesia, ma non può avere successo al botteghino" (Guido Giovannardi, 19, Milano).
Piercing al sopracciglio e fare sicuro, Tullia Della Moglie, 20 anni: "De Bernardi è un pazzo! Film difficile - pesante - originale, con uno sguardo fuori dagli schemi…". Ha visto anche GUARDAMI… "Mi è piaciuto il gioco sul corpo, che si ammala, ma è pure vitale. Il sesso e l'hard sono trattati benissimo. Lo stile di regia… troppo pubblicitario".
Adesso due sorelle romane, ferratissime. Valentina Bertuzzi, 22 anni: "A me è piaciuto molto COME TE NESSUNO MAI. Divertente, distensivo, anche se non vuol essere cinema d'autore o di poesia. E poi descrive bene la scissione tra "bande" giovanili con look e slang diversi. Sono andata via da GUARDAMI, ma non per l'hard, quanto per la brutta regia: è un film girato male. In generale mi sembra manchino le trame, le storie, un vero interesse. Anche AUTUNNO è un filmetto senza pretese!".
Per sua sorella Francesca invece: "Ligabue, Benigni, Troisi, Moretti, questi sono i "colossi"… il resto del cinema italiano è il cinema di due ore: una volta uscita pensi ad altro".
"Se vado al cine non vedo certo un film italiano! Mi piace la discoteca, lì almeno mi esprimo". (Vanessa, Lido, 21 anni). Passa una ragazzina austriaca sedicenne, Barbara Hubner di Linz, che invece al cinema ci va due o tre volte alla settimana e ci fa molta invidia: "Noi il cinema lo studiamo a scuola: come si gira, la recitazione. Vediamo assieme i film, li commentiamo. In particolar modo quelli francesi. Italiani, poco". Forse questa è una buona ricetta: educare i ragazzini fin dal liceo. In Italia un esempio degno di nota è quello del Liceo Giulio Cesare di Roma. Ecco Sara Fronda, 18 anni, e Giulia Casavecchia, 19; sui film veneziani hanno idee molto chiare: "La media era quella di prodotti per addetti ai lavori, ma privi di emozioni e contenuti. Il neorealismo è emigrato in Cina e Iran! La normalità non va più di moda, i rapporti di coppia finiscono regolarmente in tradimenti, suicidi, ammazzamenti! Non solo "la tecnica" lascia a desiderare, mancano le storie. Muccino è stato, perlomeno, "una ventata di freschezza"".
Un poì tutti sono d'accordo su certe carenze tecniche e, talvolta, recitative, per cui il "canone" hollywoodiano viene spesso citato a modello positivo. Ritorna anche la predilezione per una fruizione "casalinga", tra amici e commenti il libertà. La predilezione per la discoteca come divertimento da weekend, poi, è una delle altre cause della disaffezione verso il cinema. Quei pochi o tanti giovani che seguono il cinema italiano, anche se apprezzano solo Benigni, dimostrano di avere un'idea di dove dovrebbe andare l'ispirazione degli autori: un'armonica confusione di dramma dai contenuti universali e leggerezza "giullaresca".
Forse anche loro capiscono, quando disertano le sale dove si proiettano pellicole finanziate dallo Stato, che occorre trovare una via di mezzo tra questi film "tragici" (e ricchi), ma con poco "appeal", e i ricchissimi, ma effimeri, prodotti natalizi degli ex-comici. Un incontro auspicabile, anche perché, se non si cambia, in mezzo rimangono schiacciati i Maderna, le Di Majo, gli Zanasi, depressi anche perché sanno di avere a disposizione microscopici budget.