1 KM DA WALL STREET
di Ben Younger
con Giovanni Ribisi, Vin Diesel,
Nia Long e Ben Affleck


 

recensione di
Luca DRESDA

Seth, giovane ebreo dalle enormi capacità imprenditoriali, lascia il College per iniziare un'attività illecita nella sua casa NewYorkese. Il desiderio di fare soldi velocemente si scontra con quello di recuperare il rapporto con il padre, da sempre caratterizzato da un'enorme severità e distacco. Questi, Giudice Federale, vede nel futuro di Seth una dura minaccia al suo ruolo pubblico. Ma la vita riserva sorprese che possono incidere enormemente sulle proprie scelte. Nella sua bisca clandestina arriva l'uomo che fa per lui con il passaporto per il successo e la ricchezza. Il giovane entrerà in una società di Brokeraggio d'assalto a un'ora da Manhattan in cui l'unica legge è vendere non importa a quale costo. Il tutto via telefono, senza contatto diretto con i potenziali clienti che fanno parte di una lista di uomini benestanti che viene rinnovata continuamente dal capo Michael (un inquietante e misurato Tom Everett Scott).
Al di là di facili retoriche sull'immoralità di una vita vissuta all'insegna dell'adorazione del Dollaro, Younger si insinua all'interno di un mondo che promette continuamente sogni alla portata di tutte le tasche e che in realtà è l'Inferno di molte famiglie normali e di molti ex-risparmiatori parsimoniosi. Questo debutto alla regia è non meno che eccellente. Un film tenuto insieme da una colonna sonora Hip-Hop e da un montaggio sempre rispettoso dei ritmi della narrazione che formano un valido complemento per contrasto al soggetto della storia, il mondo brillante e Neo-Youppie degli adoratori del Dio Banconota. E' necessario chiarire che il doppiaggio italiano rende a volte di difficile fruizione i dialoghi spinti di questi Celoduristi da Borsa, rendendoli forse troppo stereotipati.



Fa da contraltare la figura del padre di Seth. La sua freddezza di uomo di giustizia, con un pizzico di crudeltà nell'essere così troppo concentrato sul proprio ruolo. Un uomo che non sa esprimere i propri sentimenti e che vede nell'irrequietezza di giovane del figlio, soltanto un pericolo. Questo rapporto segue parallelamente la storia, fa da supporto necessario. È un "must" nelle sceneggiature americane, e forse di tutto il mondo ormai. E purtroppo vive di un momento di pathos in cui si varca lievemente il confine del troppo che stroppia quando i due si ritrovano entrambi incriminati per motivi diversi all'interno dell'Ufficio dell'FBI. Si sa le tragedie uniscono.
BOILER ROOM (tradotto chissà perché 1 KM DA WALL STREET, visto che nel film si accenna ad un Ufficio a un'ora da Manhattan) è pronto per diventare cult per certi versi. Come quando i Broker Senior si riuniscono per vedere WALL STREET e ripetono a turno a memoria le battute di Michael Douglas al telefono che dà ordini con tono sicuro e arrogante da "number one".



C'è un altro aspetto da notare con grande ammirazione. Il cast. Tutti sconosciuti o quasi (Tranne Ben Affleck in versione "cameo") senza far rimpiangere un volto noto o una grande star da richiamo. È un lavoro di squadra, solido, efficace. Un debutto al bacio, subito in grande, senza risparmio né di mezzi né di creatività (e sappiamo come purtroppo le due cose spesso vadano di pari passo).
Un'ultima notazione. La produzione. La New Line Cinema Productions Inc. è come la Miramax una delle grandi produzioni americane che gestiscono i propri prodotti senza cadere nel confezionamento industriale delle Majors, anzi, mantenendo un'indipendenza e autonomia di scelte che come in questo caso sono ben ripagata dalla qualità del risultato. Che imparino i nostri produttori!


IL VOTO DI KINEMATRIX: 27/30